Di storie tristi ne abbiamo sentite e raccontate abbastanza in questi giorni, ma questa, diffusa dalla stampa bosniaca, può essere considerata davvero la peggiore di tutte.
Hajrudin Kamenjas è un bambino bosniaco di 8 anni, colpito da una grave forma di leucemia che non può essere curata. Secondo i medici gli restano soltanto 8 mesi di vita. Il piccolo non ha mai fatto mistero di voler incontrare il suo idolo, Zlatan Ibrahimovic, e diverse persone hanno cercato, circa un mese fa, di organizzare un incontro tra i due a Sarajevo. Incontro che, tuttavia, non ha mai avuto luogo perché lo svedese (anche lui di origini bosniache) ha ritenuto sufficiente inviare al ragazzo una maglia autografata e un videomessaggio piuttosto che presentarsi fisicamente.
La mobilitazione per non far svanire uno degli ultimi sogni di Hajrudin non si è fermata, e così un’attivista bosniaca ha organizzato per il piccolo un viaggio a Parigi finanziato da un giocatore che ha voluto mantenere l’anonimato. Il tutto con la garanzia del PSG di ospitare il bimbo nella tribuna d’onore in occasione di una gara casalinga dei parigini e, soprattutto, di fargli finalmente incontrare il suo idolo.
Tutto deciso, tutto fatto, ma Ibra ci ha ormai abituato ai coup de théâtre. Il problema è che pensavamo che questi fossero limitati all’aspetto calcistico, visti da un lato i suoi numeri impressionanti in grado di spaccare le partite, dall’altro i suoi clamorosi trasferimenti sempre motivati, a suo dire, da “questioni di cuore”. Evidentemente ci sbagliavamo, perché l’ex attaccante di Inter e Milan non solo non ha giocato il match a cui Hajrudin ha assistito a causa di un infortunio (e fin qui nulla da rimproverare) ma ha pensato bene di non presentarsi in tribuna e di rinviare per tre giorni l’incontro.
Alla fine il piccolo è tornato a Sarajevo senza aver realizzato il suo sogno.
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