La Serie B al bivio per non morire, gli scenari elettorali: chi ha paura di Mauro Balata?

La prossima settimana è quella dedicata alle elezioni per la Presidenza della Lega B, ma sono evidenti le spinte che puntano a invalidare le operazioni

CalcioWeb

Lo schema è sempre il medesimo, uguale a se stesso da decenni: se non riescono a sconfiggerti provano a delegittimarti. Diciamo le cose chiaramente e restiamo ai fatti, chè per le conclusioni c’è tempo e nel frattempo ognuno si tira le proprie. I fatti ci dicono che il Presidente uscente della Lega B, Mauro Balata, oltre che fautore di un percorso di crescita importante per la categoria, ha urlato al mondo che il re è nudo, che il calcio italiano, quello genuino, della provincia è alle ultime curve perché quello delle big, quello delle star europee se lo è mangiato tutto, ha drenato le risorse verso le vetrine più ricche in una sorta di operazione Robin Hood alla rovescia, prendere ai poveri per dare ai ricchi.

Nel giro di cinque anni al massimo il campionato di Serie B B rischia di chiudere i battenti e tutto ciò – evidentemente – con la complicità del Presidente della Figc, tra l’altro anche vicepresidente Uefa.

Uefa che è, in definitiva, l’ultima fermata delle risorse drenate ai vari campionati. Tutto ciò, oltre a essere moralmente inaccettabile è anche pericoloso per il calcio italiano.

Facciamo un gioco e vediamo da dove provengono gli ultimi campioni del mondo che hanno vestito la maglia azzurra, nella parte formativa e iniziale della loro carriera: Zoff (Udinese), Bergomi (Inter), Gentile (Varese), Cabrini (Cremonese), Marini (Fanfulla/Varese), Oriali (Inter), Collovati (Milan), Scirea (Atalanta); Conti (Roma), Tardelli (Como), Rossi (Juventus), Antognoni (Ast Macobi), Graziani (Arezzo), Altobelli (Latina/Brescia). Su 14 campioni del mondo del 1982 ben 9 provengono da realtà di B e C o, comunque non da squadre di primo piano del calcio italiano. Basti pensare che del “blocco Juve” che caratterizzò quella squadra solo Paolo Rossi era un prodotto del vivaio bianconero.

Ma veniamo al 2006: Buffon (Parma), Cannavaro (Napoli), Nesta (Lazio), Materazzi (Marsala/Trapani), Zambrotta (Como), Grosso (Renato Curi/Chieti/Perugia), Gattuso (Perugia), Perrotta (Reggina), De Rossi (Roma), Totti (Roma), Iaquinta (Reggiolo/Padova/Castel di Sangro), Gilardino (Piacenza), Inzaghi (Piacenza), Del Piero (Padova), Toni (Modena).

Qui il conteggio (sui principali 15 di quella spedizione) ne vede ben 11 venir fuori da clubs di provincia. Insomma gli unici due titoli mondiali del dopoguerra italiano sono firmati da 20 calciatori formatisi in piccoli clubs su 29. Non pensiamo fosse necessario questo studio per ribadire la necessità di una provincia italiana calcistica in salute per garantire longevità al football italico, ma ogni tanto fa bene ricordare i numeri.

Ma torniamo a noi e a chi quella provincia sta cercando in tutti i modi di salvaguardarla e cioè Mauro Balata. Urlare che il re è nudo presuppone, evidentemente dei rischi e quello principale, per chi ha studiato un po’ (ma giusto poco poco…) è essere fatto passare per pazzo, per inaffidabile.

Da quando Balata ha anticipato i tempi (perché, in verità, tempo non ce n’è quasi più ormai, siamo al “si salvi chi può”) della convocazione assembleare, prevista per la settimana prossima, è successo un po’ di tutto nel tentativo di impaurire il clubs di serie B (già, in molti casi, emaciati e pallidi di loro).

Ha cominciato il buon Gravina addossando a Balata la responsabilità dell’impasse relativo ai diritti televisivi per la serie cadetta, ma proprio il Presidente federale (già Presidente della “favola” Castel di Sangro…) in un’intervista al Corsport ha dichiarato quello che è sotto gli occhi di tutti e cioè che i flussi finanziari si stanno spostando verso le competizioni Uefa (organismo del quale lui è vicepresidente e anche Presidente della commissione destinata all’allocazione delle risorse).

Ha addossato la responsabilità a Balata ignorando che il ruolo del Presidente federale è proprio quello di tutelare tutto il calcio italiano e non solo quello dei potenti e ciò si persegue anche – ad esempio- battendo i pugni con le televisioni affinché non mollino i tornei minori.

Più comodo, invece, rovesciare tavolo e parti e far passare per carnefice la vittima di questo stato di cose. Che poi ciò avvenga a pochi giorni dalle elezioni sarà – evidentemente – un dettaglio. Ma le stranezze negli ultimi giorni si sono susseguite a ritmi vertiginosi rendendo irrespirabile l’aria attorno alle elezioni della Lega B che, invece, necessitavano solo di serenità e se alle società non è piaciuto l’operato di Balata, col voto possono tranquillamente mandarlo a casa.

Ma la sensazione è che più di qualcuno tenti di buttarla in caciara, puntando all’invalidità delle operazioni di voto con relativo, disastroso stallo. Accade che, oltre il tempo massimo della prima convocazione (che da che mondo è mondo determina ovunque l’apertura delle operazioni elettorali), ma dentro quello della seconda, spuntino i nomi di due concorrenti: Veltroni e Dossena. Non si capisce bene da chi siano spinti, ma in una competizione libera questo non è un dato necessario da conoscere; resta il fatto che le loro candidature sono apparentemente irricevibili perché fuori tempo massimo, ma sul tema decideranno gli organi preposti.

Nel frattempo i due parteciperanno ugualmente alla corsa elettorale che Balata sa di poter vincere se non entro le prime due convocazioni, almeno alla terza, quando gli saranno sufficienti 11 voti su 20 invece dei 14 di prima e seconda “chiama”.

E allora? A che serve questa azione, apparentemente solo di disturbo? Qualcuno ha interesse a “buttare la palla fuori”, a invalidare le elezioni e creare quello stallo che renderebbe molto difficile muoversi per Balata, come dimostrato dalle polemiche surreali che ora dopo ora vengono fuori.

L’ultima – e che scopre definitivamente il gioco – è relativa alla modalità telematica di voto (in uso ormai ovunque sul pianeta Terra e perfettamente legittima e affidata a organo certificato anche secondo le carte della Lega serie B), presentata da qualche organo di stampa come ciò che non è: la convocazione non prevede (ancorché sarebbe perfettamente legittimo) esclusivamente le operazioni di voto in via telematica, ma – ove i clubs fossero tutti rappresentati e presenti – sull’accordo delle parti sarebbe ben possibile tornare al vecchio sistema cartaceo e in presenza.

E torniamo al nocciolo: premesso che il voto a distanza (eventuale) nulla toglie alla genuinità delle procedure né alle prerogative tipiche dell’assemblea (leggi confronto tra le parti), chi ha paura della regolare costituzione della sessione assembleare elettorale? Chi ha interesse a puntare sulla paventata obbligatorietà della presenza fisica a Milano nella speranza che la distanza induca più di qualcuno a non presentarsi facendo, così, mancare i numeri? In buona sostanza, fuori dai denti, chi ha paura di Mauro Balata?

E, soprattutto, oltre Mauro Balata, il cui pensiero – condivisibile o meno che sia – sul futuro prossimo del calcio italiano e sui programmi della B è notissimo, qualcun altro, di grazia, sarebbe così carino da illuminarci sui suoi progetti, sulle modalità di realizzazione nell’interesse di quel calcio che ha tenuto in piedi il sistema per quasi un secolo?

Perché, cari signori, la sensazione è che pur di non vedere tra i piedi un Balata rilegittimato dall’Assemblea elettiva e pronto a qualunque cosa per rovesciare un sistema che sta franando ogni giorno di più, la sensazione – dicevamo – è che siate disposti anche ad accelerare la frana. Meglio in caduta libera che con un rompipalle (ormai a conoscenza di tanti meccanismi) preparato all’interno del sistema…

Ma… C’è un ma… La parte più importante: pare che siamo numerosissimi i clubs che hanno ben compreso la portata della crisi e la sua genesi e che, visto che, alla fine, i veri padroni del giocattolo sono loro, non credono più alle favole e alle promesse di un mondo fantastico e fatato, promesse – peraltro – provenienti dagli stessi ambienti che fino a 1 mese fa hanno fatto di tutto per affamarli.

Potrebbe partire proprio dalla serie B il segnale di cambiamento del calcio italiano, anche perché è la prima componente che va al voto e questo non è un caso, così come non è un caso che questo voto a più di qualcuno faccia paura e vada evitato, reso nullo con ogni sistema.

Già… Chi ha paura di Mauro Balata?

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