Quando un organismo federale, dunque statale, deve garantire la tenuta di un sistema, un sistema importante sul piano sociale ed economico come quello del calcio, va da se che si prenda delle belle responsabilità e a nulla valga il patetico ricorso allo scaricabarile addossando le stesse responsabilità a chi si rende responsabile di inadempienze.
E’ evidente che i club inadempienti (perché, ove non si fosse capito, stiamo parlando di Figc) saranno ben responsabili rispetto alle proprie comunità di tifosi ed eventualmente davanti alla giustizia sportiva e/o ordinarie di nefandezze assortite, ma per un sistema che fa acqua da tutte le parti, dopo anni di guida, dovranno ben esserne in qualche modo responsabili anche i vertici. O no?
Cioè, cosa deve accadere ancora perché il governo del calcio italiano si dimetta e si diriga altrove?
Ricapitoliamo: è da poco entrato agosto e fino a ieri NESSUNA gara ufficiale era ancora stata giocata, il che dovrebbe lasciare ancora tranquilli tutti quanti.
Sarebbe come dire che finchè l’auto resta parcheggiata in garage non corre rischi. E invece in Italia non è così, il calcio italiano riesce a ribaltarsi fermo in garage.
Dal Taranto al Catania, dalla copertura tv in B allo scontro Lega A-FIGC
Ma torniamo ai fatti: la stagione deve ancora – di fatto – cominciare (la coppa Italia vede il via in queste ore) e già abbiamo almeno 6 club in difficoltà serissime.
Cosenza e Turris saranno penalizzate per irregolarità relative ai pagamenti della scorsa stagione (ma “l’equa competizione non doveva garantire che si partisse tutti uguali ai nastri di partenza?), mentre Alessandria, Brindisi e Fermana si portano appresso penalizzazioni (-6) e sanzioni economiche relative alla scorsa stagione (nella quale, per tabulas, hanno evidentemente violato “l’equa competizione” con buona pace delle classifiche).
A Taranto la situazione sta implodendo e la squadra corre il serio rischio di non presentarsi a Giugliano il prossimo 23 agosto (con buona pace dell’ “equa competizione”). Stipendi non pagati, Presidente sparito, allenatore con la valigia in mano, calciatori sul piede di guerra e, in più (così, per gradire) club anche senza stadio.
Da ultimo (ma i rumors dicono che la lista è destinata ad allungarsi) nelle curve c’è finito il Catania milionario perché, a fronte di una campagna acquisti sontuosa e ricchissima, non è stata ancora prodotta la fideiussione integrativa che garantisce l’aumento del monte totale ingaggi, il che rende tutti i nuovi arrivati inutilizzabili e così proprio in queste ore i rossazzurri hanno esordito a Carrara in coppa Italia richiamando in fretta e furia calciatori dell’anno scorso e ancora sotto contratto ma dichiaratamente ai margini del progetto (e che si fotta “l’equa competizione”).
E se l’anno scorso – al netto delle nefandezze compiute dai vertici della Reggina – il sistema, facendo la faccia dura, ha inteso rifarsi una verginità adottando canoni di rigidità assoluta (probabilmente era ora che arrivassero), a distanza di 12 mesi gli stessi protagonisti fanno gli zingari ubriachi e non si interessano di questo sfacelo diffuso (e pronto ad allargarsi alle prime scadenze “vere”).
Si vede che negli anni pari “l’equa competizione” è disattivata, non funziona o – chissà – come le bollette dell’energia elettrica che sono bimestrali, essa si pratica ad anni alterni.
Intanto, come sappiamo bene, la Nazionale è stata presa a pallonate dalla Svizzera, non partecipa a un Mondiale dal 2014 (sei anni prima del Covid, per intenderci), la Lega A è sul piede di guerra contro la FIGC dei “padri padroni”, la Lega dilettanti tuona a sua volta perché teme di essere spazzata via sul piano della rappresentatività concreta, la serie B a un respiro dall’inizio del campionato non ha copertura televisiva (con conseguenze catastrofiche sul piano economico, d’immagine, di visibilità e di rapporti con gli sponsor per il clubs) e un altro paio di bubboni sono pronti a esplodere.
Per il resto ci pare che vada tutto bene, anche per ribaltarsi in parcheggio ci vuole talento, farlo abitualmente può essere arte…
Presidente, Presidente…