Allegri sconfessa se stesso, perde la semifinale di ritorno di Coppa Italia e si qualifica alla finale. È la sintesi perfetta della stagione della Juventus che, fra luci e ombre, può ancora portare a casa un trofeo che permetta di strappare l’etichetta di annata “fallimentare” sostituendola con una più decorosa di annata “sufficiente”.
Se, infatti, il distacco dall’Inter si è fatto siderale dopo lo scontro diretto in campionato che ha aperto una crisi di risultati in cui la Juventus ha raccolto 11 punti in 10 partite, i bianconeri sono riusciti a restare a galla in top 4 (obiettivo stagionale, secondo quanto dichiarato dalla dirigenza) e a centrare la finale di Coppa Italia.
Per riuscirci, Allegri ha dovuto sconfessare se stesso. Dopo aver gettato al vento i 2 gol di vantaggio dell’andata, subendo una clamorosa rimonta dalla Lazio con doppietta dell’ex Girona, Taty Castellanos, che si è divorato un altro gol a tu per tu con Perin, all’81’ l’allenatore livornese ha scelto di lanciare nella mischia Milik (per Vlahovic) e Yldiz (per McKennie) componendo un tridente puro con Chiesa e sulla fascia destra la spinta di Weah subentrato a Cambiaso poco prima.
Abbandonato il 3-5-2 e ogni inutile velleità difensiva, la Juventus ha iniziato a spingere alla ricerca del gol vittoria arrivato (in appena 3 minuti di tridente) proprio con una giocata corale: da Yldiz a Kostic, cross raccolto da Weah (da quarto a quarto), palla dentro per Milik che buca Mandas e segna il gol del 2-1 che non evita la sconfitta ma vale comunque la finale. “Il calcio è facile“, una delle massime più famose di Allegri. È vero: il calcio è facile, a volte basta solo giocare per vincere.