La notizia era nell’aria, ma adesso è arrivata la conferma. La Procura Federale ha deferito la Lazio, il presidente Lotito ed i medici Pulcini e Rodia per il caso tamponi. La difesa del club biancoceleste non è stata considerata convincente al procuratore Giuseppe Chinè. Secondo il materiale visionato è stato verificato il mancato rispetto del protocollo in diverse occasioni. Le accuse sono pesanti. Lotito è stato deferito “per non aver provveduto a far rispettare o comunque per non aver vigilato sul rispetto delle norme in materia di controlli sanitari e delle necessarie comunicazioni alle autorità sanitarie locali competenti”, ed in particolare per “non aver tempestivamente comunicato alle Asl competenti la positività al COVID-19 di 8 (otto) tesserati, riscontrata, in data 27 ottobre 2020, a seguito dell’effettuazione dei tamponi cd. Uefa del 26 ottobre 2020, in vista dell’incontro di Champions League Brugge-Lazio del 28 ottobre 2020, e per non aver comunicato alle Asl competenti i nominativi dei ‘contatti stretti’ dei tesserati positivi, e per non aver ‘concordato’ con le Asl locali competenti le modalità dell’isolamento fiduciario dei tesserati del Gruppo Squadra ‘positivi’ e la quarantena dei tesserati del gruppo Squadra ‘negativi’, ovvero dei cd. ‘contatti stretti’ dei tesserati ‘positivi’ e, pertanto, per non aver attivato alcuna misura di prevenzione sanitaria con riferimento ai cd. ‘contatti stretti’ dei tesserati risultati positivi al Covid-19”.
La stessa situazione viene ripetuta per “la positività di 8 (otto) tesserati”, riscontrata il 3 novembre 2020, dopo i tamponi in vista dell’incontro di Champions League Zenit-Lazio, e per quella di tre tesserati del 30 ottobre in vista di Torino-Lazio. L’accusa è inoltre quella di “aver consentito o, comunque, non aver impedito a 3 (tre) calciatori di svolgere, con il restante Gruppo Squadra, l’intero allenamento della mattinata del 3 novembre 2020 sino al termine dello stesso, nonostante la loro positività ai tamponi cd. Uefa effettuati in data 2 novembre 2020 fosse nota al dott. Rodia” e di “non avere sottoposto all’obbligatorio periodo di isolamento, in caso di asintomaticità, di almeno 10 giorni, a far data dal risultato del tampone del 26 ottobre 2020, come previsto dalla Circolare del Ministero della salute del 12 ottobre 2020, un proprio calciatore (Ciro Immobile, ndr) il quale è stato utilizzato nell’incontro Torino-Lazio del 1° novembre 2020” e per “non avere sottoposto al periodo di isolamento, in caso di asintomaticità, di almeno 10 giorni, a far data dal risultato del tampone del 2 novembre 2020, come previsto dalla Circolare Ministeriale del 12 ottobre 2020 un proprio calciatore, e, conseguentemente, per averlo inserito nella distinta gara dell’incontro Lazio-Juventus dell’8 novembre 2020”.
Accuse anche nei confronti di Pulcini e Rodia, “ciascuno per quanto di rispettiva competenza e/o, comunque, in concorso tra loro per non aver rispettato le norme sopra richiamate in materia di controlli sanitari e delle necessarie comunicazioni alle autorità sanitarie locali competenti”. Deferita infine anche la Lazio “per rispondere a titolo di responsabilità diretta della violazione dell’art. 6, comma 1, del C.G.S. vigente, per il comportamento posto in essere dal Presidente Lotito; per rispondere a titolo di responsabilità oggettiva della violazione dell’art. 6, comma 2, del C.G.S. vigente, per il comportamento posto in essere dai medici Pulcini e Rodia; per rispondere a titolo di responsabilità propria, ai sensi del C.U. n. 78/A FIGC dell’1 settembre 2020, che pone gli obblighi in ordine all’osservanza dei Protocolli Sanitari, finalizzati al contenimento dell’emergenza epidemiologia da COVID-19 emanati dalla FIGC e validati dalle Autorità sanitarie e governative competenti, a carico anche delle Società in modo diretto”.
Cosa rischia la Lazio
A causa delle violazioni del protocollo Covid della Figc, le sanzioni variano in base alla gravità del ‘reato’: ammenda, punti di penalizzazione, retrocessione e esclusione dal campionato.