Chi era Pierino Prati: la tripletta in finale di Coppa dei Campioni, lo sfizio della Porsche e il malocchio [VIDEO]

Ci ha lasciati Pierino Prati, storico centravanti del Milan. La sua carriera, tra aneddoti e curiosità: dalla Porsche ai guai fisici fino al malocchio

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Si è spento Pierino Prati, storico attaccante di Milan e Roma. L’ex calciatore aveva 73 anni. Una carriera ricca di successi, specie con la maglia rossonera: scudetto e Coppa delle Coppe nel 1968, Coppa dei Campioni e Intercontinentale nel 1969. Ma la carriera di ‘Pierino la peste’ partì da lontano, dall’oratorio come accade a molti. Comincia a tirare calci a Cinisello Balsamo. Ma è gracile, mingherlino e gli amici (quasi per proteggerlo) lo mettono in porta. E lui si abitua, anche se il suo idolo e José Altafini, un attaccante. Si abitua fino ad un certo punto perché un giorno si presenta all’oratorio, prende coraggio e dice ai ragazzi che lui vuole fare la punta. Ok, ok. Ma con calma. Lo mettono sulla fascia, come ala. E inizia a dribblare, a fare finte e gol. Tanti gol. Lo notano Nello Santin e Luigi Maldera, già nelle giovanili del Milan. E lo zio lo porta a fare un provino con i rossoneri. A guidare le giovanili c’era un certo Nils Liedholm. Il ‘Barone’ gli chiede: “In che ruolo giochi?” e Prati risponde con orgoglio e sfacciataggine: “In attacco. E sono anche bravo. Mi vuole l’Inter, ma io tifo Milan”. Basta poco. Preso.

Dopo gli anni in prestito a Salerno e Savona, torna alla base. E al Milan si afferma nell’anno dello scudetto. L’ala sinistra realizza 15 reti in 23 gare e diventa capocannoniere. Arrivano i successi. Tanti. Il più bello a livello personale è quello in Coppa dei Campioni nel 1969, contro l’Ajax. Un 4-1 perentorio, senza appello. E tre reti le firma Pierino Prati (l’altra Sormani). Poi c’è la sfida agli argentini dell’Estudiantes. E lì sono colpi. Nel vero senso della parola. Nestor Combin viene messo KO, Pierino riporta un brutto trauma cranico. Portato in barella fuori dal campo, rientrerà dall’Argentina in aereo sotto sorveglianza medica. Nei primi anni ’70 iniziano i guai fisici. Dolori all’inguine, incrinature alla caviglia e vari traumi che ne mineranno il prosieguo di carriera. Anche i rapporti con la dirigenza del Milan iniziano a vedere il tramonto. Il presidente Buticchi è indispettito per la lunga assenza dal campo. E quando torna e si infortuna dopo pochi minuti la sua esperienza in rossonero conosce la fine.

Tra tutti la spunta la Roma. Tanti lo danno per finito e invece Pierino fa ricredere tutti. Come quel ragazzino che giocava in porta, lo ricordate? Cinque stagioni in giallorosso, con la seconda davvero ottima a livello personale. Poi una rapida parentesi alla Fiorentina, il primo ritorno a Savona. Ma Prati ha voglia di giocare, ma lo farà lontano dall’Italia. Negli Stati Uniti, ai Rochester Lancers. Una vacanza, giusto il tempo di segnare tre reti in sei partite. Poi la chiusura a Savona, in Serie C2. Con la Nazionale italiana vince l’Europeo del 1968 e ottiene il secondo posto a Messico ’70, anche se non gioca.

Un gigante quando saltava di testa e infilava la palla nelle porte avversarie. Un campione che ha fatto sognare e capace anche di far sorridere. A tal proposito vogliamo raccontare due divertenti episodi che lo descrivono bene. Uno risale al 1969, a qualche giorno prima della finale di Coppa dei Campioni. Una grande passione di Pierino Prati erano le automobili. Passeggiando per il centro di Milano nota in un autosalone una Porsche Carrera 911 E, blu scura. Ci fa un pensierino, ma decide di proseguire. Cammina, cammina, quella Porsche è fissa nella sua mente. Ci ripensa e torna indietro. Entra nell’autosalone e grida: Se mercoledì prossimo vinciamo la Coppa dei Campioni un minuto dopo metteteci sopra il cartello ‘venduta’, perché appena torno la prendo io”. Abbiamo già visto come andò a finire.

Il secondo episodio risale ai tempi della Roma, dove ritrovò il ‘Barone’ Nils Liedholm. Inizio di stagione difficile per Prati: dieci partite e un solo gol. Anzi, colpisce pali e traverse, due reti gli vengono annullate. E’ sfiga, è un periodo no. Per il tecnico è il malocchio. Una mattina Liedholm passa prendere Prati con la sua auto e lo porta in periferia. I due entrano in un appartamento dove li attende una signora, con una bacinella colma d’acqua. Qui, dopo averli fatti sedere, la donna inizia a rivelare particolari della vita di Prati, sconosciuti alle cronache dell’epoca. L’attaccante non se lo spiega e rimane particolarmente colpito dall’esperienza. La domenica successiva c’è Roma-Cesena. 2-0, doppietta di Prati. A fine partita Liedholm si avvicina al suo centravanti e ne nasce un siparietto storico, come riporta ‘rivistacontrasti.it’: “‘Visto Piero che è servito'”, gli dice Liedholm. ‘Pare proprio di sì’, gli risponde Prati, che aggiunge ‘Solo che ancora mi chiedo come facesse a sapere tutte quelle cose su di me’. ‘Beh, questo è semplice -replica l’allenatore svedese -. Il giorno prima della nostra visita l’avevo chiamata e le avevo raccontato tutto io!“.

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