Giovanni Galli, dal matrimonio rimandato al duello con Renzi. Il racconto straziante della morte del figlio

Si rinnova il classico appuntamento con la nostra rubrica "L'uomo del giorno". Protagonista di oggi è Giovanni Galli, ex portiere di Milan e Fiorentina

CalcioWeb

Giovanni Galli nasce a Pisa il 29 aprile 1958. Portiere di sicura affidabilità, ha scelto il ruolo un po’ per caso. Raccontò: “Quando giocavo con gli amici, gli ultimi cinque minuti andavo in porta per difendere il risultato. La Fiorentina mi scelse perché sapevo comandare la difesa e impostare il gioco”. Nove stagioni in maglia viola, dal 1977 al 1986. Poi il passaggio al Milan per 5 miliardi di lire dove in quattro anni vincerà due Coppe dei Campioni, uno scudetto, una Coppa Intercontinentale, una Supercoppa Europea e una Supercoppa italiana. Dal 1990 al 1993 giocò nel Napoli, vincendo un’altra Supercoppa italiana. Una stagione al Torino, una al Parma (con una Coppa Uefa vinta) e la chiusura con la Lucchese. Venne convocato da Enzo Bearzot come terzo portiere dietro Zoff e Bordon sia per l’Europeo 1980 che per il vittorioso Mondiale 1982.

Dopo il ritiro ha svolto il ruolo di team manager alla Fiorentina, quello di osservatore al Real Madrid e quello di direttore generale dell’Hellas Verona. È stato candidato sindaco di Firenze per la coalizione di centro-destra alle elezioni amministrative del 2009, sconfitto al ballottaggio da Matteo Renzi. E’ stato anche opinionista e commentatore tecnico, ruolo che ha ricoperto per qualche anno anche nel videogioco Fifa. Sposato con Anna ha avuto tre figli, due femmine e un maschio: “Mia moglie l’ho conosciuta quando giocavo a Bologna. Ci dovevamo sposare nell’estate del 1982 ma fui convocato in Nazionale. Alla fine ci sposammo ad inizio settembre, dopo la vittoria del Mondiale”.

Giovanni Galli ha svelato un aneddoto di mercato a ‘La Nazione’, relativo al suo passaggio dalla Fiorentina al Milan: “Non sono partito per i soldi. Mi chiamò il conte Pontello dicendomi che volevano rientrare e si era fatto sotto il Milan. Per me fu dura, perché ero arrivato a 14 anni e a 28 dovevo lasciare il mio mondo. L’anno prima si era fatta avanti la Juventus, ma Pontello chiese 10 miliardi, troppi per i bianconeri”.

Il figlio primogenito Niccolò, promessa delle giovanili del Bologna, è deceduto nel 2001 a 17 anni a causa di un incidente stradale. Giovanni Galli ha raccontato il lutto per la morte del figlio nel libro ‘La vita ai supplementari’. Strazianti le parole in ricordo di Niccolò, nel corso di varie trasmissioni: “Era magrissimo, bruttino. Dissi a mia moglie dopo il parto: ‘Lo potevi fa’ più bellino’. Lui aveva la passione per il calcio, mi ha sempre seguito quando mi allenavo. Ma amava anche lo studio. Volevano fargli fare il portiere ma non era bravo. Poi in difesa trovò il suo ruolo. A 16 anni decise di andare a Londra per provare a sfondare là. Voleva vedere se le attenzioni verso di lui erano solo per il nome che portava o perché era veramente bravo. Tornato in Italia, a Bologna, ha esordito in Serie A contro la Roma all’Olimpico. Giocò contro il suo idolo Batistuta. Furono gli unici sette minuti della sua carriera in A”.

Poi arrivò quel maledetto giorno. Mentre tornava a casa dopo l’allenamento, in motorino, andò a sbattere contro un guardrail in manutenzione, dove era stato lasciato un tubo d’acciaio in posizione pericolosa: “Il 9 febbraio del 2001 ci chiamarono per dirci che Niccolò aveva avuto un incidente. Quando arrivammo in ospedale capimmo che non c’era più vedendo tutti i suoi compagni piangere. Dopo la sua morte due cose sono state fondamentali: la vita e la fede. Ho perso mio padre a 19 anni e non pensavo di dover portare i fiori al cimitero a mio figlio. Puoi solo impararci a convivere, mi è mancato poter piangere, lo facevo di nascosto sotto la doccia”. Il Bologna ritirò la maglia numero 27 di Niccolò Galli e Fabio Quagliarella, suo compagno di Nazionale giovanile, gioca con quel numero proprio in suo onore.

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