“Per la Juve no a Inter e Milan. Rifiutai Champions e rimasi alla Reggina per mia figlia”: amarcord Amoruso

Nicola Amoruso ha ripercorso la sua carriera in un'intervista: dagli esordi con la Sampdoria al passaggio alla Juve fino alla Reggina

CalcioWeb

Nicola Amoruso ha ripercorso le tappe della sua lunga carriera in un’intervista ai microfoni di ‘Calciomercato.com’. L’ex attaccante inizia riportando alla mente l’esordio in Serie A con la maglia della Sampdoria: “Facevo parte di una squadra fortissima, sono cresciuto alla Samp, 5 anni di settore giovanile, sono entrato a San Siro sostituendo Gullit. Anche se la partita non stava andando bene, ho provato un’emozione unica, indimenticabile. E infatti ogni volta che passo davanti a San Siro, e mi capita spesso, sono due le cose che mi vengono in mente. Penso anche all’infortunio, che mi ha tenuto lontano dai campi per tanto tempo. Stavo per essere convocato in Nazionale, ma è andata così. Da lì ho dovuto ricominciare tutto”.

Poi due esperienze in categorie minori (Fidelis Andria e Padova), prima della Juve: “Dopo 8 presenze e 3 gol con la Samp, avevo tante richieste. E scelsi io di andare ad Andria nonostante l’offerta del Verona, che era una squadra più forte, costruita per andare in A. Ma io volli fortemente andare ad Andria, per stare vicino ai miei dopo 5 anni lontano da casa. E fu una bellissima stagione, con un ottimo piazzamento. Poi passai a Padova, dove segnai tanto da subito, e a gennaio mi cercarono Juve, Inter e Milan. E scelsi la Juve perché ero juventino, tutta la famiglia era juventina. Al cuore non si comanda”.

Dell’esperienza in bianconero Amoruso ricorda: “Mi porto dentro tutto. Arrivi giovane, in un mondo in cui sono avanti 10 anni, la Juve è sempre avanti 10 anni. Grandi campioni, un calcio stellare, fatto di tradizione, storia, una mentalità vincente. Sei lì per vincere e hai tutto per vincere. Iuliano, Vieri… eravamo un gruppo giovanissimo”.

Altri anni importanti al Messina e alla Reggina. Non mancano i retroscena: “Arrivammo settimini, non feci male ma ebbi problemi di pubalgia. Il Messina mi propose un suo contratto, che però non accettai e andai in Portogallo. Stavo firmando per il Braga ma arrivò la chiamata di Foti e a Reggio Calabria, e lì fu una seconda giovinezza. Era una squadra fortissima e bellissima, che giocava a memoria. Un’alchimia di quelle che è difficile, durante la carriera, trovare. Non sempre c’è sintonia, invece noi ci trovammo sulla stessa lunghezza d’onda. All’inizio eravamo un po’ sconfortati, ma piano piano costruimmo la mentalità e una fiducia in noi stessi che ci portò a fare un miracolo incredibile. Con Rolando Bianchi siamo amici, ci sentiamo ancora. Siamo nel cuore dei tifosi. Abbiamo fatto 35 gol in 2, con una squadra che davano già per retrocesse. E’ un ricordo unico. Il momento più bello è sicuramente la festa in città dopo la vittoria col Milan. Un mare di gente che riempiva la strada, una città che ci adottava. Dopo la Reggina potevo andare allo Shakhtar Donetsk, mi chiamò Lucescu, un’offerta economica molto, molto importante, la possibilità di fare la Champions, però nacque mia figlia. Rifiutai per la famiglia. C’era mia figlia che appena nata”.

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