In queste settimane, tra le tante cose che abbiamo imparato, ce n’è una che sicuramente non sfugge: i vari medici, esperti, scienziati, politici, che avrebbero dovuto e potuto seguire una linea univoca in merito al Coronavirus e a tutte le sue conseguenze e conoscenze, hanno utilizzato versioni differenti tra loro. Hanno detto tanto. Tanto e niente. Talmente tanto da mandare in confusione chi cerca conforto nelle loro parole, in quanto giudizio sicuramente più attendibile di un comune mortale. Chi dice una cosa, chi un’altra, chi un’altra ancora, chi cambia versione dopo un mese. Insomma, la dimostrazione che, anche per loro, è un virus del tutto nuovo. E, quindi, probabilmente non esiste una risposta certa.
Ecco, nel calcio è lo stesso. Mai era accaduto nella storia contemporanea, e quindi con questi protagonisti, di trovarsi di fronte ad una situazione del genere. E anche qui le riflessioni sono diametralmente opposte. Chi vuole giocare, chi no, chi chiede prudenza, chi avrebbe già iniziato da tempo. Pure in questo caso, però, le posizioni dei vertici del pallone non aiutano. C’è chi preferisce non sbilanciarsi, dando spunto per eventuali approfondimenti e c’è chi invece, come Gravina, ha – per scelta sua – deciso di non chiudere alcuna porta. Vuole prendersi tutto il tempo del mondo, vuole valutare ogni situazione, vuole concludere a tutti i costi. Si valuta tutto, si ipotizza tutto. Chiudere in estate? Sì, ma anche andare oltre se necessario. Modificare la prossima stagione? Sì, con eventuali formule del tutto nuove e momentanee.
Oggi, a tal proposito, l’ultima proposta. Tramite le parole a ‘Repubblica’, il numero uno della FIGC ha dichiarato: “Non c’è una deadline per ripartire. Se ci faranno giocare a inizio giugno, abbiamo le date utili per terminare a fine luglio. Se invece dovremo ripartire a settembre, chiuderemo questo campionato a novembre. Per ritornare in campo a gennaio. Se il prossimo campionato cambierà formula? Valutiamo tutte le ipotesi. Una è organizzare le competizioni su anno solare, ma ripeto, serve il coordinamento con tutte le federazioni europee. Altrimenti, dovremo chiudere la stagione a maggio prima dell’Europeo. Il campionato 2021 si potrebbe disputare in cinque mesi. Ci sono delle idee sul tavolo, ad esempio una formula con due o più gironi e poi play-off e play-out. Misure eccezionali, per una sola stagione”.
Ipotesi, questa, neanche mai accennata prima. Una formula del tutto nuova ed inedita perlomeno da 50 anni a questa parte. Se la stagione attuale dovesse concludersi in autunno, la prossima partirebbe a gennaio e si dovrebbe concludere a maggio per via degli Europei. Quindi si fa strada un campionato in cinque mesi con due o più gironi e gli spareggi.
Prendendo in esame questa soluzione, la nostra curiosità ci ha spinto a capire come potrebbe svolgersi un campionato del genere, definito ‘eccezionale, ma per una sola stagione’. Eccezionale in quanto inedito, ma anche in quanto affascinante ed intrigante. Sicuramente, al di là se possa piacere o meno, un’idea nuova porta sempre con se un alone di curiosità. Quella che ci ha spinto – come dicevamo – ad andare oltre. Non prima, però, di una premessa.
Si tratta, in questo caso, solo e soltanto di un’idea – probabilmente – da parte di Gravina. Un qualcosa, forse, a cui neanche lui crede così tanto. Anche perché sa che deve scontrarsi con una miriade di presidenti imbufaliti e contrariati già da questa situazione e che non saranno sicuramente d’accordo. L’idea di ripartire a giugno per finire a luglio, al momento, resta l’ipotesi maggiormente plausibile al di là di chi non vorrebbe e al di là di quanto potrebbe succedere da qui ad un altro mese. Ma, come ormai accade da settimane, nessuno può sapere cosa riserva il futuro.
Detto ciò, torniamo a noi. Come potrebbe essere un campionato da svolgersi in cinque mesi con più gironi? Prendiamo in esame, qui, soltanto l’ipotesi a due raggruppamenti. E, onde evitare confusione (proprio perché si tratta solo e soltanto di un ESEMPIO CHE NON CORRISPONDE ALLA REALTA’, AL MOMENTO), le squadre dell’attuale campionato. La soluzione più semplice sarebbe quella di dividere i due gironi con parametri geografici, da una parte Nord e dall’altra Centro-Sud.
GIRONE 1: Atalanta, Brescia, Genoa, Inter, Juventus, Milan, Sampdoria, Torino, Udinese, Verona.
GIRONE 2: Bologna, Cagliari, Fiorentina, Lazio, Lecce, Napoli, Parma, Roma, Sassuolo, Spal.
Dieci squadre per raggruppamento che si affronterebbero regolarmente con gare di andata e ritorno per un totale di 18 partite a testa, come un attuale girone di campionato. Iniziando la stagione il 3 di gennaio 2021, ed escludendo le finestre per nazionali (ipotesi tra l’altro paventata dalla FIFA), la fase a gironi si concludere esattamente il 2 maggio 2021, senza alcun turno infrasettimanale. Da qui inizierebbero Playoff e Playout, che coinvolgerebbero le prime tre e le ultime tre dei due gironi.
Playoff
Due quarti di finale. La seconda di un girone sfida la terza dell’altro e viceversa. Con le squadre attuali, si potrebbe ipotizzare una cosa del genere.
Girone 1: Juventus, Inter, Atalanta
Girone 2: Lazio, Roma, Napoli
Quarti di finale: Inter-Napoli e Roma-Atalanta. Le vincitrici affrontano le prime, Juventus e Lazio, in semifinale. Da qui poi la finale, chi se l’aggiudica ha vinto lo scudetto. Ovviamente, i piazzamenti di questo Playoff decreterebbero le posizioni dalla prima alla sesta, e cioè quelli necessari per assegnare posti in Champions ed Europa League.
Playout
In questo caso, in base alle posizioni di classifica ottenute, potrebbe esserci uno scontro diretto andata e ritorno tra la terzultima di un girone e l’ultima dell’altro e viceversa. E le due penultime ad affrontarsi. Con vantaggi, ovviamente, per chi è terzultimo (tra le due penultime avrebbe il vantaggio chi ha ottenuto più punti nel girone). Prendendo esempio dalla classifica attuale:
Girone 1: Fiorentina, Spal, Lecce.
Girone 2: Sampdoria, Genoa, Brescia.
Partita 1: Fiorentina-Brescia.
Partita 2: Spal-Genoa.
Partita 3: Sampdoria-Lecce.
Le sconfitte retrocederebbero in Serie B.