Accadde oggi 14 aprile 2012, la morte di Piermario Morosini – Una vita piena di sofferenze, che il calciatore bergamasco aveva affrontato con grande forza e con il sorriso. Era il 14 aprile 2012 quando Piermario Morosini, centrocampista del Livorno, rimase vittima, durante la gara con il Pescara, di una cardiomiopatia aritmogena. Un attacco di cuore dovuto a una malattia ereditaria difficile da diagnosticare. Si è accasciato a terra intorno al 30esimo minuto del primo tempo. Immediatamente dalle panchine delle due squadre in campo si è cercata attenzione da parte dell’arbitro che, accortosi di quanto stava avvenendo, ha fermato il gioco. I compagni di squadra gli si sono stretti attorno, tentando di soccorrerlo, poco dopo è arrivato il medico sociale, che ha tentato un massaggio cardiaco, ma le condizioni del giocatore sono parse immediatamente critiche. L’arrivo dell’ambulanza sul terreno di gioco è stato ritardato perché l’ingresso allo stadio era ostruito da un’auto dei vigili urbani. Si è perso tempo preziosissimo fino a quando la situazione non è stata sbloccata dall’intervento dei vigili del fuoco, che hanno liberato il passaggio. I medici Porcellini e Sabatini erano stati condannati a otto mesi, Molfese a un anno, ma pochi giorni fa è arrivata la notizia della sospensione della condanna per i tre. Piermario amava il calcio, voleva giocare. Correndo si era guadagnato 17 convocazioni con la maglia dell’under 21. Aveva sempre il sorriso, era innamorato della vita, un po’ come Astori. A quattordici anni un brutto male aveva portato via suo padre Aldo, due anni dopo la madre Camilla. Gli erano rimasti un fratello e una sorella più grandi, entrambi disabili gravi. Il primo si è suicidato. Le squadre in cui ha militato lo ricordano con gesti e simboli in ogni occasione: a Vicenza gli hanno dedicato il centro sportivo, a Livorno la gradinata, a Pescara e a Bergamo il settore ospiti, a Monterosso il campo a sette, la Figc gli ha intitolato due borse di studio, per non dimenticare Piermario Morosini, un ragazzo normale che se n’è andato troppo presto.