La Juventus, Report e la sentenza del 2017: “la ‘ndrangheta controlla il tifo del club”

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Per la Juventus non c’è pace: tra le pesanti accuse di stupro a Ronaldo e l’inchiesta di Report, la tensione in casa bianconera è altissima. Infatti, tutti attendono con trepidazione la puntata del 22 ottobre della nota trasmissione di Rai Tre che svelerà i presunti rapporti tra la ‘Ndrangheta e la società di Torino e che rischia di sconvolgere il calcio italiano. Già nel 2017, nel processo “Alto Piemonte”, era stata depositata la sentenza del processo penale, che non aveva bianconeri imputati, in cui c’era scritto a chiare lettere che “la tifoseria organizzata esercita una forza intimidatoria nei confronti della società, ma alcuni gruppi agiscono sotto diretto controllo dei boss”. Chi sono queste figure apicali? In questo processo si è avuta la condanna a sette anni e nove mesi di carcere a Rocco Dominello (in appello 5 anni), indicato insieme al padre Saverio come esponente della cosca Pesce-Bellocco di Rosarno, definito il “raccordo fra il mondo della tifoseria organizzata e la’ndrangheta”. L’inchiesta penale non ha toccato nessuno della società Juventus ma ha determinato l’apertura di un procedimento sportivo dove Andrea Agnelli è stato inibito per un anno dal tribunale federale della Figc per aver avallato le condotte “poco legali” dei suoi dirigenti che “scendevano a patti con gli ultrà” pur di tener buona la tifoseria.

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