Il calcio della gente condannato a morte ma Balata (ancora lui) non molla

Balata nella storia recente dello sport italiano non è uno qualunque, ha lasciato un segno, una ventata di rinnovamento

CalcioWeb

“Hanno ammazzato Pablo, Pablo è vivo”, canta De Gregori con versi scolpiti nella pietra e adattabili a infinite circostanze. Chi credeva di aver messo fuori gioco Mauro Balata, già presidente della Lega B di calcio in quella che, innegabilmente, ha (aveva?) riconsegnato il campionato cadetto agli italiani, ha sbagliato i conti. E li ha sbagliati anche grossolanamente se si conosce la tigna e, più ancora, la convinzione etico-morale che ha spinto l’avvocato di Sassari a impiegare una parte consistente del suo tempo per dedicarsi allo sport, al football.

D’altra parte Balata nella storia recente dello sport italiano non è uno qualunque, ha lasciato un segno, una ventata di rinnovamento, di pulizia, di sostenibilità. E’ un signore al quale, ad esempio, il Coni ha conferito la massima onorificenza dello sport italiano, la “Stella d’oro al merito sportivo”, riconoscimento ambitissimo.

C’era andato vicinissimo alla rielezione, a un solo voto (poi sparito nelle magie di certe dinamiche strane, come alcune telefonate…) nell’assemblea di fine estate, prima che fare un passo indietro, come i Signori con la esse maiuscola, nell’occasione successiva, quando venne eletto Bedin. Balata, però, ha una “colpa”, il peccato originale: è come il bambino che ha urlato a tutti “il re è nudo!”. E lo ha fatto attaccando in un colpo solo i potentati economici del football e i padroni del vapore federali rappresentando a chiare lettere lo scenario che da qua a qualche anno (non oltre 5) il calcio europeo conoscerà a meno di cambi di rotta netti, evidenti, che richiedono personalità, coraggio e voglia di combattere.

Contro i mulini a vento?

Può darsi, ma non tutti i don Chisciotte perdono, soprattutto se alle spalle hanno una maggioranza silenziosa. La deriva del sistema prevede, evidentemente, un drenaggio costante e irreversibile delle risorse (leggi sponsor, diritti televisivi) verso un’elite europea che porterà in tempi brevi a uno svuotamento di interesse per i campionati nazionali (serie A compresa ma soprattutto serie B e C).

Il calcio della gente, quello dei piccoli e medi centri, quello dei campanili, dei bambini che nelle piazze si mescolano ai campioni della propria squadra (che sono ottimi calciatori ma non ancora fagocitati dallo star system), il calcio degli anziani che raccontano di un mondo che non c’è più traghettando le loro vite verso quelle dei nipoti attraverso il legame per una maglia, uno stadio, dei calciatori di provincia o anche solo di grandi città ma non nell’orbita miliardaria, tutto questo molto presto non ci sarà più.

E non ci sarà non perché verrà cancellato d’imperio, ma perché verrà svuotato di risorse economiche, di contenuto, di visibilità. Morirà da solo e così non sarà neppure necessario cercare un colpevole. Ma, dicevamo c’è sempre qualcosa che va storto, che si mette di traverso, un bambino puro che urla “il re è nudo”. Dalle indiscrezioni in nostro possesso Mauro Balata tutto è tranne che lontano dalle dinamiche del football e, anzi, qualcosa si sta muovendo sotto traccia a livello europeo.

Sì, perché il baratro verso il quale si sta correndo senza freni – ovviamente – non riguarda solo l’Italia ma l’intera Europa (anche a altrove con contorni meno marcati). Balata sarebbe pronto ad essere il vertice di un robusto movimento su scala europea, appunto, che mira a salvare il football di base, quello dei nostri padri, dei nostri nonni, quello per il quale più volte tutti siamo stati d’accordo nel dire che è molto più che uno sport, è un collante sociale.

E il collante sociale non si fa a suon di miliardi di euro e di starsystem tutto pailettes e spot tv, tipo Nba. Quella è un’altra cosa, bellissima, per carità, ma in Europa ciò significherebbe sacrificare definitivamente il calcio del quale ci innamorammo tutti. E Balata non ci sta, perché sono in tanti che non ci stanno, al momento silenziosi. L’obiettivo dell’avvocato sardo è dar voce a tutti loro, magari partendo dal cuore dell’Europa. Il football, quello genuino, semplice, per tutti, non muore mai.

E questo Mauro Balata lo sa bene…

Condividi