Stadio di proprietà Fiorentina, il rimpianto di Commisso: perchè non si farà

Rocco Commisso parla dello stadio di proprietà della Fiorentina e della difficoltà di investire nel calcio italiano

CalcioWeb

Rocco Commisso apre l’agenda e fa i conti. In 5 anni alla guida della Fiorentina il patron ha speso 430 milioni: 170 per il club, 140 per comprare giocatori e 120 per il Viola Park. Tutte finanze proprie, senza prestiti. Il prezzo da pagare per gestire un club di Serie A come quello toscano in un sistema che, di certo, non agevole gli investitori.

È la denuncia che l’imprenditore italo-americano sottopone attraverso le colonne de “La Gazzetta dello Sport” toccando argomenti importanti quali lo stadio di proprietà e la possibilità di investire nel calcio italiano.

Lo stadio di proprietà della Fiorentina: il grande rimpianto di Commisso

Tasto dolente e grande rimpianto, così Rocco Commisso parla dell’impossibilità di costruire uno stadio di proprietà per la Fiorentina.È un tasto dolente. – l’ammissione di Commisso – Il sistema italiano purtroppo è una disgrazia, non solo per noi, ma per chiunque voglia creare e investire. I Comuni sono proprietari di tutto e mettono mille paletti che alla fine dissuadono i privati ad andare avanti. I proprietari degli stadi devono essere i club, non i Comuni. Anche se non ne ho colpa, considero la mancata costruzione di un nuovo stadio il mio più grande fallimento o forse dovrei dire rimpianto, perché non mi hanno permesso di farlo. In 5 anni non siamo riusciti a combinare niente e ora con i lavori al Franchi ne passeranno altri“.

È un dolore non essere riuscito in questi 5 anni a convincere l’amministrazione e la politica locale a farmi costruire uno stadio di proprietà invece di ristrutturare il Franchi. Ma in Italia c’è ‘l’agenzia dei monumenti’ (definisce così la sovrintendenza dei beni culturali, nda) e non abbiamo potuto fare quel che volevamo. – spiega Commisso – È assurdo dopo 100 anni non poter fare uno stadio nuovo a Firenze o vicino Firenze.

Che devo dire? Non controllo la burocrazia, ma la politica non ha aiutato la Fiorentina nel percorso di modernizzazione. All’estero ovunque andiamo troviamo stadi moderni. Noi invece giochiamo dentro un monumento. E non possiamo ottenere le risorse necessarie che un nuovo impianto garantirebbe. Senza lo stadio di proprietà è impossibile aumentare i ricavi: l’alternativa è indebitarsi, ma non è cosi che si gestiscono e si tengono sane le aziende“.

Da escludere anche la possibilità di partecipare oggi alla ristrutturazione del Franchi, avendo in cambio la gestione per 99 anni. “Il Comune ha preso i soldi dello Stato, ora finisca la ristrutturazione. Purtroppo se non saranno rispettati i tempi a subirne le conseguenze saranno i tifosi e la Fiorentina“, chiarisce Commisso.

Sarebbe stato uno degli stadi più belli d’Europa? “Questo non posso dirlo. In Europa ce ne sono molti bellissimi, in base ai diversi bacini di utenza. Con costi conseguenti: quello del Tottenham ad esempio è costato un miliardo, una cifra senza ritorno per Firenze. Ma certamente sarebbe stato un impianto moderno, perfetto per il calcio, multifunzionale, utilizzabile 365 giorni all’anno: avrebbe portato ricavi e sarebbe stato un fiore all’occhiello come lo è oggi il Viola Park“, aggiunge.

La difficoltà di investire in Italia

Investire nel calcio italiano è un gioco a perdere. “Purtroppo è vero. Non si riesce a cambiare il sistema per ottenere più risorse e garantire un equilibrio tra entrate e uscite. – ammette Commisso – Chi investe nel calcio italiano oggi deve continuamente ripianare e mettere altri soldi: un pozzo senza fondo. Io nel secondo triennio della mia presidenza ho messo gli stessi soldi del primo triennio… I Friedkin credo abbiano investito nella Roma già quasi un miliardo. Sa la verità? L’unico momento in cui le proprietà potranno rientrare delle spese sostenute è quando rivenderanno il club, se non sono andate in bancarotta prima. Perché nel club, finché ce l’hanno, continueranno a mettere soldi su soldi“.

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