La vicenda legata alla positività al doping di Jannik Sinner può dirsi definitivamente conclusa: niente ricorso. La scorsa notta scadeva il termine per la Wada (agenzia internazionale antidoping) e per l’agenzia italiana antidoping per presentare ricorso alla corte arbitrale dello sport verso la decisione dell’Itia (International Tennis Integrity Agency) di scagionare il tennista altoatesino dopo la positività al Clostebol riscontrata nel marzo scorso. Nessuna delle due parti si è mossa.
La vicenda è iniziata a Indian Wells quando Jannik Sinner è stato trovato positivo a un controllo. Otto giorni dopo un’altra positività riscontrata. In entrambi i casi, la quantità di Clostebol rilevata è stata talmente minima da far decidere agli esperti che tale assunzione fosse involontaria. Accettata la linea difensiva del tennista italiano che dichiara l’assunzione involontaria dovuta a terzi, nello specifico al preparatore Ferrara che avrebbe dato uno spray incriminato al fisioterapista Naldi, che doveva curarsi un taglio e poi avrebbe massaggiato Sinner a mani nude. Collaborazione interrotta con entrambi.
A Sinner sono stati tolti premi e punti conquisatti a Indian Wells (era arrivato in semifinale): se ci fosse stato il ricorso, Sinner, avrebbe rischiato la squalifica retroattiva da marzo, perdendo punti e premi conquistati da allora.