Era proprio un altro mondo: la Ferrero ha appena prodotto il primo vasetto di Nutella della storia, viene aperta al traffico l’autostrada Milano-Napoli, la A1, vengono inaugurati il traforo del Gran San Bernardo e, a New York, il ponte “Giovanni da Verrazzano” che collega Staten Island a Broooklyn, arrivano nelle nostre case Mafalda e Mary Poppins e, ancora, nel calcio, non sono previste le sostituzioni (che, però, arriveranno presto).
Questo è il 1964, con il mondo ancora sotto shock per l’omicidio di John Kennedy e il Bologna sorprendentemente al suo esordio in Coppa dei Campioni.
Si, perchè la squadra di Fulvio Bernardini ha vinto lo scudetto qualche mese prima in maniera clamorosa battendo per 2-0 nello spareggio di Roma (unico caso nella storia del calcio italiano) nientemeno che la Grande Inter di Helenio Herrera.
E la Coppa dei Campioni 64/65 vede ai nastri di partenza due italiane: il Bologna campione d’Italia e proprio l’Inter che due settimane prima di perdere spareggio e titolo italiano ha conquistato il titolo di Campione d’Europa nella notte di Vienna battendo per 3-1 il Real Madrid e che ora, da campione d’Europa in carica, difenderà il titolo pur non essendo più campione d’Italia in carica e lo farà vincendo nuovamente il trofeo (sarà la prima volta che una squadra italiana alza la coppa per due anni in fila e il record sarà eguagliato, poi, dal Milan degli olandesi alla fine degli anni 80).
Però il titolo di campione d’Italia, dicevamo, spetta al Bologna che, in verità è molto sfortunato nel sorteggio, perchè il primo turno vede i rossoblu abbinati ai temibilissimi belgi dell’Anderlecht che praticano un’innovativa zona con quattro giocatori in linea.
Sembra che non debba esserci speranza per il Bologna che scende in campo a Bruxelles sostenuto da 20.000 italiani, quasi tutti emigrati. I felsinei fanno muro dietro e l’argine sembra tenere fin quando, nella ripresa, la stella belga, Van Himst, non porta in vantaggio l’Anderlecht.
Termina 1-0 per i padroni di casa e, tutto sommato, non è andata così male per il Bologna che si gioca il tutto per tutto in casa propria, al “Comunale” (lo stadio ancora non è intitolato allo storico presidente Renato Dall’Ara, volato via proprio pochi giorni dopo lo spareggio vinto contro l’Inter).
E’ il 7 ottobre del 1964, l’atmosfera è da corrida, più calci che calcio, ma nella ripresa i rossoblu trovano un uno-due con Pascutti e Nielsen che li porta a un passo dal clamoroso superamento del turno.
Però a un respiro dal termine l’Anderlecht risolve a proprio favore una furibonda mischia e realizza il gol del 2-1 che porta la sfida alla terza e decisiva gara (non sono stati introdotti nè tempi supplementari nè, tanto meno, rigori).
E’ il 14 ottobre del 1964, il giorno in cui in Urss Breznev succede a Chruscev, quando a Barcellona va in scena la “bella”. L’Anderlecht è intimidito, il Bologna ha preso coraggio e coscienza, non la fortuna, ma questo lo capirà strada facendo.
I rossoblu spingono, soprattutto nel secondo tempo, ma non passano. Bulgarelli e Haller danno spettacolo, ma prima un palo di Pascutti e poi due clamorosi errori di Nielsen negano al Bologna il successo. Si va – ora si – ai supplementari e il copione non cambia: Bologna all’attacco, Anderlecht a difendersi affidandosi solo a qualche ripartenza della sua stella Van Himst.
E’ ancora Pascutti a litigare con i legni e stavolta è la traversa a dire no all’attaccante felsineo. Anche i supplementari terminano sullo 0-0, i rigori non sono previsti, dunque dopo tre sfide e 270 minuti di battaglia serve la monetina.
Toccherà alla fortuna dire chi va avanti e chi va a casa. E, lo avete capito, se si parla di fortuna, stasera questa ha occhi solo per una squadra. La monetina sorride all’Anderlecht, il Bologna è eliminato, il flirt dei rossoblu con la competizione più prestigiosa d’Europa finisce qua e si interromperà per 60 anni.
Questa sera, il Bologna ritorna in Champions League contro lo Shakthar. 1964-2024… dove eravamo rimasti?