Carini-Khelif, il CIO difende la pugile intersex: perchè il match è regolare

Il CIO interviene sul caso Carini-Khelif: il Comitato Olimpico Internazionale difende la pugile intersex dalle polemiche

CalcioWeb

Ogni persona ha il diritto di praticare sport senza discriminazioni“. È l’incipit del lungo comunicato con il quale il Comitato Olimpico Internazionale (CIO) si è espresso in merito al match fra Angela Carini e Imane Khelif. Il CIO ha preso le difese della pugile algerina nel caos generatosi ieri dopo il ritiro della boxeur italiana che ha sofferto i colpi, a suo dire fuori scala, dell’avversaria intersex (con valori paragonabili a quelli di un uomo).

Khelif, secondo le informazioni circolate, è un’atleta affetta da iperandroginia, ovvero una donna con eccessiva produzione di ormoni maschili, in particolare il testosterone. La IBA, Federazione Internazionale di Boxe, aveva escluso la nordafricana dal Mondiale 2023 perchè aveva cromosomi XY, mentre secondo il regolamento del CIO, molto più morbido e inclusivo, la pugile africana era in grado di combattere normalmente contro le donne.

Il CIO contesta i test IBA dichiarando: “tutti gli atleti che partecipano al torneo di pugilato dei Giochi Olimpici di Parigi 2024 rispettano i regolamenti di ammissibilità e di iscrizione della competizione, nonché tutti i regolamenti medici applicabili stabiliti dalla Paris 2024 Boxing Unit (PBU)“.

Il CIO ricorda che queste regole “sono state applicate anche durante il periodo di qualificazione. La PBU ha utilizzato le regole di boxe di Tokyo 2020 come base per sviluppare i suoi regolamenti per Parigi 2024. Ciò per ridurre al minimo l’impatto sulla preparazione degli atleti e garantire la coerenza tra i Giochi olimpici. Queste regole di Tokyo 2020 si basavano sulle regole post-Rio 2016, che erano in vigore prima della sospensione della Federazione internazionale di boxe da parte del Cio nel 2019 e del successivo ritiro del suo riconoscimento nel 2023“.

Nel comunicato si legge ancora: “abbiamo visto nei resoconti informazioni fuorvianti su due atlete donne che gareggiano alle Olimpiadi di Parigi 2024. Le due atlete gareggiano da molti anni in competizioni internazionali di pugilato nella categoria femminile, tra cui le Olimpiadi di Tokyo 2020, i Campionati del mondo dell’International Boxing Association (IBA) e i tornei sanzionati dall’Iba. Questi due atleti sono stati vittime di una decisione improvvisa e arbitraria da parte dell’IBA. Verso la fine dei Campionati mondiali IBA del 2023, sono stati improvvisamente squalificati senza alcun giusto processo“, accusa il Cio.

Infatti, prosegue il comunicato, “secondo i verbali dell’IBA disponibili sul loro sito web, questa decisione è stata inizialmente presa solo dal Segretario generale e dall’Amministratore delegato dell’IBA. Il Consiglio direttivo dell’IBA l’ha ratificata solo in seguito e solo in seguito ha richiesto che una procedura da seguire in casi simili in futuro fosse stabilita e riflessa nei Regolamenti IBA. I verbali affermano anche che l’IBA dovrebbe ‘stabilire una procedura chiara sui test di genere’. L’attuale aggressione contro questi due atleti si basa interamente su questa decisione arbitraria, presa senza alcuna procedura adeguata, soprattutto considerando che questi atleti gareggiavano ad alti livelli da molti anni“.

Un simile approccio è contrario alla buona governance – attacca ancora il CIO – Le regole di ammissibilità non devono essere modificate durante la competizione in corso e qualsiasi modifica alle regole deve seguire le procedure appropriate e basarsi su prove scientifiche.

Il Cio si impegna a proteggere i diritti umani di tutti gli atleti che partecipano ai Giochi Olimpici, come da Carta Olimpica, Codice Etico del CIO e Quadro Strategico del CIO sui Diritti Umani. Il Cio è addolorato per gli abusi che i due atleti stanno attualmente subendo“.

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