Alle Olimpiadi vedremo un uomo picchiare una donna

Fa discutere il match fra Angela Carini e Imane Khelif alle Olimpiadi: la politica italiana fa sentire il proprio malcontento

CalcioWeb

Continua a far discutere il match di boxe fra Angela Carini e Imane Khelif che si disputerà domani alle Olimpiadi di Parigi 2024. La pugile italiana affronterà la collega nordafricana, estromessa dai Mondiali per livelli di testosterone troppo alti (giudicata non conforme a boxare con le donne).

Alle Olimpiadi le è stato dato, invece, il via libera per una particolare decisione del CIO che cerca di essere il più inclusivo possibile. La scelta ha suscitato forti polemiche e anche l’indignazione della politica italiana che ha espresso il suo forte malcontento.

La Russa: “Tifo per la donna…”

Boxe: un transgender algerino contro una donna italiana ai Giochi olimpici… È politicamente scorretto dire che tifo per la donna?“. Lo scrive sui social, Ignazio La Russa, vicepresidente del Senato, in merito al match fra Angela Carini e Imane Khelif.

Il ministro Abodi: “non garantite sicurezza ed equa competizione”

Trovo poco comprensibile che non ci sia un allineamento nei parametri dei valori minimi ormonali a livello internazionale, che includa quindi europei, mondiali e Olimpiadi. Nell’evento che rappresenta i più alti valori dello sport si devono poter garantire la sicurezza di atleti e atlete, e il rispetto dell’equa competizione dal punto di vista agonistico. Domani, per Angela Carini non sarà così“, il pensiero espresso dal ministro dello Sport, Andrea Abaodi.

Rampelli: “vedremo un uomo picchiare una donna”

Il vicepresidente della Camera dei deputati, Fabio Rampelli, esponente di Fratelli d’Italia, ha sottolineato il rischio per la sicurezza di Angela Carini: “fermo restando il rispetto per tutti gli orientamenti sessuali, disconoscere le differenze biologiche tra un uomo e una donna è cosa priva di qualsiasi fondamento scientifico. Basta guardare la massa muscolare di un fisico maschile e quella femminile per rendersene conto. Far combattere sul ring due sportivi di sesso diverso è un attentato alla sicurezza delle donne.

Apprendere che un ragazzo si scontrerà con la nostra atleta Angela Carini ci lascia sgomenti e preoccupati. La stessa ideologia paradossale che assilla la nostra società vedendo patriarcato in ogni gesto o frase, talvolta del tutto normali, ci porta oggi a dover accettare che un uomo biologico picchi una donna in mondovisione perché, nella ‘gerarchia woke’ il trans batte la donna.

Il CIO ha deciso di ignorare sia la voce della scienza che ci dice che il pugno di un uomo ha il 160% della potenza in più rispetto a quello di una donna, sia la voce di una precedente avversaria di Khelif, che ha dichiarato di non aver mai sofferto tali colpi in 13 anni di carriera da professionista e di sentirsi fortunata per non aver subito traumi gravi durante l’incontro.

Questo evento manda un messaggio orribile e mette in condizioni di pericolo e difficoltà la donna in quanto tale, a cominciare dalla nostra pugilessa: se passerà infatti il concetto dell’equiparazione universale, anche fisica, tra uomo e donna, verrà meno uno dei principi che inibiscono in partenza l’uso della violenza sulla donna. La vigliaccheria nell’approfittarsi di un evidente squilibrio fisico a suo svantaggio. Dobbiamo liberare il Cio e lo sport da personaggi così accecati dall’ideologia“.

Roccella: “competizione impari e persino rischiosa”

Desta grande preoccupazione sapere che, durante i giochi Olimpici a Parigi, in gare di pugilato femminile siano state ammesse due persone transgender, uomini che si identificano come donne, e che, in competizioni recenti, erano state invece escluse.

Sorprende che non vi siano, a livello internazionale, criteri certi, rigorosi e uniformi, e che proprio alle Olimpiadi, evento simbolo della lealtà sportiva, possa esserci il sospetto, e assai più del sospetto, di una competizione impari e persino potenzialmente rischiosa per una dei contendenti“. A dirlo è Eugenia Roccella, ministro per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità.

Le competizioni sportive vedono da sempre separati gli atleti dalle atlete, in base ad un elementare criterio di equità nella competizione, oltre che di pari opportunità. Un criterio universalmente riconosciuto, che ha portato a individuare, all’interno di ogni sport, specifiche categorie proprio per consentire un confronto fra pari – prosegue Roccella – La presenza di persone transgender nelle gare sportive implica quindi la necessità di individuare e garantire requisiti di ammissione rigorosi, certi e univoci, per una gara che sia onesta e bilanciata“.

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