Storia degli Europei – Manette azzurre, ‘Le Roi’ Platini e… finalmente Olanda!

La storia degli Europei raccontata attraverso le edizioni 1980, 1984 e 1988: dallo scandalo scommesse in casa Italia a Platini e l'Olanda

CalcioWeb

Gli Europei del 1980 potrebbero essere considerati i primi dell’era moderna. Sul finire degli anni ’70 l’Uefa cambia tutto e per la prima volta si arriva a un’organizzazione simile a quella dei Mondiali. E’ il 12 novembre del 1977 quando l’Uefa (presieduta dal 1973 da Artemio Franchi) assegna la fase finale degli Europei del 1980 all’Italia; saranno otto le squadre a giocarsela.

La Nazionale azzurra sta combattendo con i denti contro gli inglesi (dopo averli sconfitti l’anno precedente a Roma per 2-0) per ottenere l’unico pass del girone per i Mondiali di Argentina dell’anno successivo, gli azzurri di Enzo Bearzot stanno crescendo, anno dopo anno, sia pure con qualche improvviso passo indietro.

Un’altra novità arriva dalla circostanza per la quale dall’edizione del 1980 il Paese organizzatori del Campionato europeo avrà la propria Nazionale qualificata di diritto, come già avviene per la competizione mondiale.

I gironi

Dicevamo che le squadre partecipanti sono otto, dunque, levata l’Italia, saranno le sette vincitrici di altrettanti gironi a staccare il biglietto. Sorprese ce ne sono poche (tranne le Grecia che manda a casa Urss e Ungheria) e così Inghilterra, Spagna, Belgio, Olanda, Cecoslovacchia, Germania Ovest e, appunto, Grecia ottengono il pass per la fase finale.

L’Italia vive con elettrizzazione l’avvicinamento agli Europei, il Paese mastica anni oscuri, il clima sociale è devastato da una forte crisi economica che si avvita con un’inflazione vicina al 20% mentre il terrorismo – di destra e di sinistra – miete vittime ogni giorno, i sequestri di persona a scopo di estorsione si contano a decine e la banda della Magliana a Roma, Vallanzasca e Turatello a Milano, Liggio e i corleonesi a Palermo dettano legge.

In questo quadro il football e una vetrina internazionale (la prima 20 anni dopo le Olimpiadi di Roma) possono servire e anche parecchio, gli stadi prescelti rappresentano le città più grandi: Roma, Napoli, Milano e Torino.

Le otto squadre sono divise in due gironi: Grecia, Olanda, Cecoslovacchia e Germania Ovest nel gruppo A e Spagna, Inghilterra, Italia e Belgio nel raggruppamento B.

Paolo Rossi e lo scandalo scommesse

Appare evidente, già dal sorteggio, effettuato a Roma il 16 febbraio, che agli azzurri è toccato il girone più complicato, ma ancora Bearzot non ha idea di cosa gli stia per cascare addosso: il 23 marzo del 1980 scattano le manette in molti stadi italiani. I polsi sono quelli di numerosi calciatori accusati di aver combinato alcuni risultati per favorire dei giri di scommesse clandestine.

In realtà le storie di ciascuno dei coinvolti sono molto diverse tra loro, come poi la storia processuale (ordinaria e sportiva) definirà, ma in questa fase il coinvolgimento è uguale per tutti e così Bearzot perde in un colpo solo i due attaccanti principi del campionato: Paolo Rossi, già stella dei mondiali di Argentina di due anni prima e l’emergente Bruno Giordano.

Gli azzurri esordiscono il 12 giugno a San Siro, contro la Spagna e qui pagano l’attacco spuntato e non sfondano il bunker delle furie rosse. Finisce 0-0. Anche il Belgio fa pari con gli inglesi ma fa 1-1 e, attenzione, questa cosa farà la differenza.

A Torino il 15 giugno va in scena la sfida ai maestri inglesi. Tre anni prima a Wembley la sfida era stata decisa nei primi minuti da un indiavolato Keegan per il quale Bearzot all’inizio sbagliò la marcatura e lo affidò a Zaccarelli. Dopo un quarto d’ora il tecnico azzurro cambiò la marcatura mandando Tardelli sulle tracce della star inglese facendolo letteralmente scomparire dal campo, sia pure in maniera ormai ininfluente sul risultato.

Questa cosa Bearzot non l’ha dimenticata: nella notte di Torino, Tardelli è incontenibile, toglie ossigeno a Keegan, ma poi fa di più, perché a 11 minuti dalla fine spacca in due la difesa inglese con uno dei suoi classici inserimenti, raccoglie il cross di Graziani dalla sinistra e in spaccata batte Shilton sotto la curva “Maratona”. Anche il Belgio vince e lo fa contro la Spagna, ma per 2-1.

Anche stavolta stesso scarto ma un gol in più realizzato… questa cosa, come detto, farà la differenza, perché la partita decisiva del girone (solo la prima va in finale) si gioca il 18 giugno, a Roma contro il Belgio.

L’Italia affronta il Belgio: una sola chance

Le squadre hanno gli stessi punti e la medesima differenza reti, ma il Belgio ha segnato due gol in più, dunque gli azzurri accedono alla finale solo vincendo.

La partita è estenuante, col Belgio arroccato dietro e praticante una pedissequa, esasperante, continua tattica del fuorigioco contro la quale gli attaccanti azzurri (Graziani e Bettega sono forti ma non mobilissimi) sbattono di continuo. Ah, quanto sarebbe servito Paolo Rossi…

Il resto lo fa un arbitraggio discutibile del portoghese Garrido (sposta fuori area un fallo di mano di un difensore belga che le riprese televisive dimostrano abbondantemente dentro) e gli infortuni ad Antognoni e Oriali. Finisce 0-0, in finale ci va il Belgio.

L’Italia chiude da imbattuta ma le tocca solo la finalina per il terzo posto (che perderà dopo un’interminabile sequela di calci di rigore contro la Cecoslovacchia campione in carica), come poi si ripeterà 10 anni più tardi, ancora in Italia, in occasione dei Mondiali.

La finale Germania-Belgio

Dall’altro lato del tabellone, intanto, la Germania Ovest non trova ostacoli, sconfigge Cecoslovacchia e Olanda, pareggia 0-0 con la Grecia ma a primo posto ormai assicurato.

La finale, Germania Ovest-Belgio, è “rognosa” per i tedeschi, ma rispetto agli azzurri i “bianchi” possono contare su un centravanti vero, Horst Hrubesch che prima porta in vantaggio i suoi e poi, a due minuti dalla fine, dopo il pareggio belga di 9 minuti prima, rimette le cose a posto.

La Germania Ovest è campione d’Europa; in 14 anni i tedeschi hanno vinto un campionato del mondo, due europei, cui aggiungere il secondo posto ai Mondiali del 66, agli europei del ’76 e il terzo ai mondiali ’70. Non malissimo…

Europei 1984: ‘Le Roi’, Michel Platini

Dall’autunno del 1982 l’Italia – solo pochi mesi prima campione del mondo nella notte di Madrid – deve guadagnarsi l’accesso agli Europei francesi del 1984. Il girone non è impossibile ma è complicato: Cecoslovacchia, Svezia, Romania e Cipro fanno compagnia agli azzurri.

Fin dalla prima gara, a San Siro con la Cecoslovacchia, è ben chiaro che della Nazionale mundial è rimasto pochissimo. Il 2-2 pare un grosso passo indietro rispetto alle aspettative, ma è nulla rispetto alla disfatta cui andranno incontro gli azzurri nelle gare successive: 0-0 a Firenze contro la Romania, l’onta di un 1-1 in rimonta a Cipro, sconfitta per 1-0 a Bucarest, sconfitta per 2-0 in Svezia, rovinoso 0-3 a Napoli ancora contro gli svedesi, sconfitta 2-0 a Praga e inutile successo per 3-1 a Perugia contro Cipro.

L’Italia, tuttavia, non è la sola vittima illustre dei gironi di qualificazione: Urss e Polonia sono fatte fuori dal Portogallo, la Danimarca fa restare a casa l’Inghilterra e l’Olanda è eliminata dalla Spagna.

Fase a gironi e semifinali

I padroni di casa della Francia sono inseriti nel girone con Danimarca, Belgio e Jugoslavia, mentre dall’altra parte si affrontano Spagna, Portogallo, Germania Ovest e Romania.

Il girone A non ha storia, con i francesi inarrestabili, trascinati da un Platini da fantascienza e che chiuderà il torneo da capocannoniere e con 9 reti (in 5 partite!), record ad oggi imbattuto. La Francia si sbarazza senza problemi di Danimarca, Belgio e Jugoslavia con 9 reti all’attivo e 2 al passivo.

Dall’altro lato la faccenda è, invece, molto più complicata: e, alla fine, la spuntano, a pari punti, Spagna e Portogallo, la Germania Ovest resta fuori. Si, perché la novità di questa edizione è l’introduzione delle semifinali, dunque a Lione si sfidano Danimarca e Spagna, mentre a Marsiglia sono di fronte Francia e Portogallo e confezioneranno una partita meravigliosa, una delle più belle della storia.

E’ evidentemente un’edizione tutta latina, stavolta; le selezioni danubiane e nordeuropee sono quasi fuori dai giochi, tocca alla sorprendente Danimarca provare a tenerne alto l’onore. I danesi, però, non hanno fortuna, visto che all’ultimo calcio di rigore cedono il passo alla Spagna dopo l’1-1 al termine dei tempi supplementari e dopo avere per oltre un’ora cullato vantaggio e impresa.

La Francia tritatutto rischia grossissimo contro il Portogallo e si ritrova sotto per 1-2 a 6 minuti dalla fine del secondo tempo supplementare. Arriva il pari al 114′ e poi, a un minuto dai calci di rigore, “Le Roi” Michel Platini inventa il 3-2 che porta in finale i francesi.

La finale degli Europei 1984: Francia-Spagna

E’ il 27 giugno del 1984 e alle ore 19.55 al “Parco dei Principi” di Parigi Francia e Spagna entrano in campo per il titolo continentale che per i francesi sarebbe il primo titolo in assoluto nella loro storia. La Francia ormai non la ferma più nessuno e, dopo un primo tempo di studio, è – ovviamente – Platini ad aprire le danze. Finisce 2-0, la Francia trionfa in casa propria e porta a casa il primo titolo della sua storia che sarà bissato due mesi dopo dalla medaglia d’oro alle Olimpiadi di Los Angeles in finale contro il Brasile.

Europei 1988: finalmente Olanda!

L’edizione del 1988 sarà ospitata dalla Germania Ovest, per la prima volta e l’Italia è inserita nel girone di qualificazione con Svezia, Portogallo, Svizzera e Malta. In realtà per gli azzurri del nuovo corso di Azeglio Vicini dovrebbe trattarsi di un torneo transitorio, in preparazione ai Mondiali di due anni dopo, in Italia.

La squadra è giovane, si sta assemblando e alla prima gara di qualificazione (nel novembre del 1986, a San siro contro la Svizzera) i reduci della squadra campione del mondo di soli 4 anni prima sono soltanto due: Bergomi e Altobelli. I nuovi si chiamano Franco Baresi, Ferri, Zenga, Vialli, Mancini, Donadoni, Ancelotti.

Dopo la disfatta del mondiale messicano dell’estate precedente si è chiuso completamente il ciclo dei campioni del mondo, ma l’Italia non può mai essere considerata un outsider, soprattutto se è nel girone con i tedeschi. Non c’è il Belgio e, soprattutto non c’è la Francia, orfana di Platini che si è ritirato.

E l’esordio degli azzurri, a Dusseldorf, è proprio contro i tedeschi vicecampioni del mondo (ancora!). E’ Mancini, un po’ a sorpresa a sbloccare il match al settimo della ripresa, ma tre minuti dopo Brehme rimette le cose a posto. Sarà 1-1 fino alla fine. Ma l’Italia convince e poi supera la Spagna per 1-0 e la Danimarca per 2-0. Gli azzurri passano il turno da secondi per differenza reti ma a pari punti con la Germania Ovest (cinque).

Le semifinali

L’altro girone lo vince l’Urss grazie anche al successo contro l’Olanda che, comunque, arriverà seconda. Le semifinali, dunque, sono confezionate, saranno Urss-Italia e Germania Ovest-Olanda.

Gli azzurri ora approcciano alla semifinale di Stoccarda con un’improvvisa e immotivata fiducia; la realtà consegna alla storia una squadra sovietica troppo più forte e facilmente vittoriosa per 2-0, mentre dall’altra parte va in scena la riedizione della finale dei Mondiali di 14 anni prima e tra Germania Ovest e Olanda non è mai solo una partita di calcio, almeno non dopo l’invasione dei Paesi Bassi da parte dell’esercito nazista all’alba della seconda guerra mondiale.

Si gioca nel nord del Paese, ad Amburgo e, come a Monaco, si va sull’1-1 grazie a due calci di rigore, ma stavolta con sequenza invertita (prima i tedeschi e poi gli olandesi) e invertito rispetto al 1974 sarà anche il colore del gol decisivo, il 2-1. Lo realizza Van Basten con un passo di danza in mezzo all’area tedesca.

La finale di Euro 1988: URSS-Olanda

La storia è a un passo e per la prima (e fin qui unica) volta gli olandesi riescono a scriverla (ad oggi hanno perso tutte le tre finali di coppa del mondo disputate).

E’ un’Olanda spettacolare quella che va in campo a Monaco di Baviera a sfidare l’Urss (alla sua ultima uscita continentale prima del disfacimento dello Stato sovietico), nel remake della sfida vinta dai sovietici qualche settimana prima, nel girone, il 25 giugno del 1988.

Manco a dirlo sono Gullit e Van Basten a firmare il trionfo e ancora una volta il “cigno di Utrecht” dipinge football. Come contro la Germania Ovest (anche i tedeschi occidentali sono all’ultima uscita prima di tornare semplicemente Germania, con la reunion con la Germania Est) non gli basta mettere a segno reti decisive, di quelle che, appunto, fanno la storia.

No, Marco Van Basten deve dipingerla la storia, con pennellate folli nella loro irrealizzabilità già nel pensiero. Il gol del 2-0 che chiude il campionato europeo del 1988 è uno dei più belli della storia del calcio. La perfezione del gesto tecnico nel calcio al volo da un angolo impossibile è pari solo alla follia nel pensarlo questo colpo. L’Olanda è campione d’Europa per la prima volta col gesto più bello della storia degli Europei…

Condividi