La prudenza, le pippe e le talpe: cosa c’è dietro lo show di Spalletti in Croazia-Italia

Duro sfogo di Spalletti in conferenza stampa dopo Croazia-Italia: il CT azzurro parla di talpe nell'ambiente e attacca i giornalisti

CalcioWeb

Una vittoria sofferta, insperata, con i secondi che avanzavano in maniera inversa alle probabilità di portare a casa un risultato utile alla qualificazione matematica. L’Italia ha sofferto tanto contro la Croazia, forse anche troppo, ma è riuscita a strappare un pareggio preziosissimo all’ultimo pallone utile. Grande gioia fra i calciatori, un po’ meno per Spalletti.

Il CT azzurro è apparso alquanto nervoso e indispettito, ‘avvelenato’ per usare le sue stesse parole, per tutto il post partita. La prima sfuriata è arrivata a Sky Sport contro Paolo Condò, un durissimo battibecco sul concetto di ‘prudenza’: niente spazio per il contraddittorio, una risposta dura e a senso unico.

La conferenza stampa di Spalletti: le pippe e le talpe

In conferenza stampa Spalletti ha fatto un vero e proprio show. La prima domanda è stata la miccia: “mister, complimenti per la qualificazione. Quella prestazione e anche la formazione iniziale sono sembrate, almeno a me, un patto forte tra la squadra e il suo allenatore, al di là delle scelte tattiche ben ponderate. Mi conferma questa impressione?“, ha chiesto un giornalista italiano.

Mi traduca meglio la parola patto“, ha risposto Spalletti. “Mi è sembrata una formazione costruita dialogando molto con i giocatori, no?“. “Ecco, questo secondo me glielo hanno detto e fa bene a ridirlo. Perché è così“, lo ha incalzato il CT. “Non me lo ha detto nessuno, è una mia deduzione“, ha ribattuto il giornalista.

Quanti anni ha lei? 51. Ha ancora 14 anni di pippe per arrivare a 65, per arrivare alla mia età… Io parlo con i giocatori, ho orecchi e devo guardare con i nostri occhi. Qual è il problema? Patto di cosa? Patto per gli altri? È un patto per noi… Glielo hanno detto e fa bene a ridirlo. Non si prenda delle licenze che non sono sue. Sono debolezze di chi racconta le cose. C’è un ambiente esterno e un ambiente interno e se qualcuno racconta le cose interne, fa il male della Nazionale. Io parlo sempre con i giocatori, prima di tutte le partite.

Io ho fatto la tesi a Coverciano con il 5-3-2, poi gliela faccio vedere… Quelli che sono entrati sono dei giganti per quello che hanno fatto vedere. Chi è entrato ha tenuto in equilibrio la partita. Hanno mantenuto un assetto di squadra preciso e in tre hanno coperto 60 metri di campo. La qualificazione è meritata per quello che abbiamo fatto in campo. (…) Voi mi avete detto che questo era il girone della morte perché Croazia e Spagna sono fortissime, abituata a queste partite qui.

Quando si scende sotto il livello minimo in situazioni come primo tempo, è perché si sente il morso della pressione altrimenti non c’è spiegazione. Poi io più che di un patto torno a parlare, tra una partita e l’altra, di esigenze tattiche“.

Intorno alle due di notte, Spalletti ha telefonato al giornalista in questione e si è scusato per aver alzato i toni.

La paura e i giornalisti

Neanche la stampa estera ha evitato la furia dell’ex allenatore del Napoli. “Era preoccupato quando la squadra è andata in svantaggio e non riusciva a pareggiare” gli ha chiesto un giornalista straniero invece. “Le preoccupazioni fanno parte di questo lavoro. Migliaia di bambini stanno lì al nostro hotel per ore, per guardarci da vicino. Io voglio bene a questi bambini e a tutte queste persone che sono dalla nostra parte. Se poi ci sono altre persone che mi prendono di mira, divento una belva. Io sono sempre sotto pressione e in difficoltà di fronte a queste persone perché voglio far bene.

Dalla Macedonia in poi… Quando eravamo al sorteggio tutti voi mi dicevate che non siamo fortunati, ma siamo arrivati qua a giocare la terza partita fondamentale, con due risultati. Abbiamo fatto quello che dovevamo fare. Eppure mi chiedevano prima di oggi: ‘Se tu vai fuori?’ Che domanda è… se tu vai fuori? Ci sta di andar fuori. E poi mi domandavano: ‘Hai paura?’ Ma che ho paura… Se avevo paura venivo a vedere le partite come voi. Se non volevo aver paura facevo come voi, il vostro lavoro e venivo a vederle le partite e non avevo paura. Ce l’ho la possibilità di comprarmi un biglietto, anzi me lo danno gratis perché ormai conosco tanta gente. Tensione e responsabilità ci sono per forza, ma non ho la paura di perdere prima le partite.

E’ da quando ero all’Empoli che non dormo la notte, è una cosa normale. Perché anticiparci quello che può avvenire? Uno può fare l’analisi, ma non prenderci per il culo perché abbiamo perso una partita. Io non sono invidioso di un giornalista che scrive un bell’articolo, a me non riesce. Però io non voglio che mi si metta ancora più pressione di quella che mi mette addosso la gente. Io reagisco perché me lo inietto da solo il veleno“.

Cosa c’è dietro lo sfogo di Spalletti?

La reazione di Spalletti è stata, senza dubbio, molto sanguigna. Il CT, tanto contro l’Albania quanto contro la Spagna ha risposto a tono alle domande dei giornalisti, pur senza oltrepassare il limite come accaduto in questa occasione. Uno sfogo, qualche sassolino da togliere. Le pressioni fanno parte del mestiere, Spalletti lo sa e lo dice, aggiunge anche che è il primo ad auto-avvelenarsi.

Il concetto mouriniano di “io contro voi” / “noi contro tutti” fa parte del gioco della comunicazione, dello sviare l’attenzione, della protezione del gruppo. Niente di nuovo anche qui.

Merita una riflessione più attenta invece la caccia alla talpa. C’è qualche calciatore che fa il doppio gioco facendo da tramite fra la sacralità dello spogliatoio e l’ambiente esterno? Difficile dirlo. Più probabile che Spalletti abbia, invece, voluto difendere il gruppo da qualche altro elemento, ipotizziamo federale, che potrebbe avere la lingua biforcuta e parlare un po’ troppo con i media.

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