Come siamo arrivati a un Milan senza italiani e all’Inter-Nazionale e chi ci ha guadagnato?

Il Milan 2024-2025 rischia di giocare con 11 stranieri, l'Inter invece è sempre più italiana: un cambiamento storico fra i due club

CalcioWeb

Era il 9 marzo del 1908 quando un gruppo di ‘dissidenti’, riunitisi presso il ristorante “Orologio” in Piazza del Duomo a Milano, decise di fondare l’Inter. Perchè ‘dissidenti’? Perchè contrari al divieto imposto dal club di non tesserare calciatori stranieri. Neanche a dirlo, l’Internazionale appena fondata ebbe una spiccata vocazione straniera.

È passato più di un secolo da quel giorno, Milan e Inter sono diventate due blasonate realtà del calcio italiano con valori, storia, cultura e identità ben definite. Nel corso del tempo i rossoneri hanno spesso mantenuto un’anima fortemente italiana, i nerazzurri non hanno mai perso di vista l’anima esterofila che ne contraddistingue il nome.

Eppure, in tempi recenti, questo trend sembra essersi, incredibilmente, invertito. Il Milan è sempre meno italiano e l’Inter ha diviso il suo nome a metà in Inter-Nazionale (Italiana!). Come siamo arrivati a tutto questo?

La Serie A è un campionato esterofilo?

Partiamo con una premessa. La Serie A è sempre stata un campionato attratto dall’esterofilia. Tantissimi i campioni stranieri passati, in ogni epoca, dal campionato italiano, uno su tutti, Diego Armando Maradona. Ma la presenza di calciatori di alto livello è sempre costante. Post Mondiali 2006 l’Italia ha attraversato una crisi di talento nostrano, soprattutto se paragonata ad altre rivali storiche come Francia, Germania, Spagna che tra grande lavoro giovanile e qualche naturalizzazione di livello sfornano continue generazioni di talenti.

L’Italia è rimasta un po’ indietro, è partita in ritardo, i club hanno scelto spesso di puntare più sugli stranieri, magari anche con maggior garanzie di vittorie, che sui talenti italiani. Ma come dimostra la vittoria dell’Europeo 2020 e il recente Europeo U17, qualcosa sembra stia cambiando anche in Italia.

Un Milan sempre più straniero: sono lontani i tempi di Berlusconi

In questo scenario il Milan ha sempre mostrato una grande attenzione per l’italianità. La linea guida tracciata da Silvio Berlusconi nel passato recente era chiarissima: il Milan deve avere un’anima italiana. E quindi, al fianco di talenti quali Van Basten, Gullit, Shevchenko, Kakà e Ibrahimovic sono stati sempre presenti i vari Baresi, Tassotti, Maldini, Nesta, Pirlo, Gattuso ecc.

Calciatori italiani di alto livello, in grado di trasmettere valori, cultura e cosa il Milan rappresenti in Italia e nel mondo. Difficile che un calciatore straniero riesca a incarnare e trasmettere gli stessi valori, soprattutto giocando per poche stagioni (come accade oggi) all’interno di un club.

Negli ultimi anni, complici le proprietà straniere (cinesi e americane) il Milan ha guardato più all’estero che in Italia. L’11 titolare di quest’anno aveva in Davide Calabria (capitano) l’unico calciatore italiano. In panchina Sportiello, Mirante, Florenzi e Pobega con Gabbia e Terracciano arrivati a gennaio. Giocatori di seconda fascia utili più per la questione legata alle liste europee che per le rotazioni di Pioli.

L’anno prossimo la situazione potrebbe peggiorare. Il Milan cerca Emerson Royal sull’out di destra, terzino brasiliano in forza al Tottenham. Dovesse arrivare, 11/11 del Milan titolare sarebbero stranieri. Discorso simile in panchina. A parte Mihajlovic e Seedorf, praticamente italiani d’adozione, il Milan ha sempre preferito allenatori italiani negli ultimi anni. Il post Pioli sarà invece affidato al portoghese Paulo Fonseca. Completa l’opera una proprietà americana e una dirigenza che al netto del presidente Scaroni e dell’ad Furlani, vede in Moncada (francese) e Ibrahimovic (svedese) due figure di grande importanza.

Inter sempre più italiana: blocco nazionale e Simone Inzaghi

La controparte di Milano è più azzurra che mai, come la Nazionale. L’Inter ha chiuso la stagione da Campione d’Italia con Bastoni, Acerbi, Dimarco, Darmian e Barella titolari (con Frattesi 12° uomo) a dimostrazione che un 11 titolare per metà italiano possa competere ad alti livelli. In rosa anche Audero, Di Gennaro, Sensi e l’italo-brasiliano Carlos Augusto.

Un forte blocco italiano che ha dato nuova linfa anche alla Nazionale. A Euro 2024 gli interisti saranno tutti titolari, lo sarebbe stato anche Acerbi prima dell’infortunio. Spalletti ha scelto, addirittura, di cambiare modulo per adattarsi a loro.

Una svolta italiana e identitaria dettata anche dalla scelta dell’allenatore, Simone Inzaghi, subentrato ad Antonio Conte, nonostante nella storia dell’Inter allenatori come Herrera o Mourinho abbiano raggiunto traguardi importantissimi.

Anche in questo caso, la dirigenza completa il quadro. Beppe Marotta è stato nominato presidente nerazzurro dal fondo Oaktree che ha rilevato la società da Zhang. Fino alla stagione ormai conclusa è però stato l’ad del club e ha lavorato a stretto contatto con Piero Ausilio, uomo forte del mercato nerazzurro.

Chi ci ha guadagnato da questo cambiamento?

Sarà il campo a dirlo. Entrambe le società hanno vinto uno Scudetto negli ultimi anni, seppur la quantità di trofei vinta nel passato recente e l’attuale momento storico propendano nettamente verso l’Inter. Il Milan ha dimostrato sicuramente un occhio più attento a conti e bilanci, nonchè al brand estero, ma veniva da anni disastrosi anche sotto questo punto di vista. L’Inter, al netto di qualche ristrettezza economica, è torna addirittura in finale di Champions League.

Un punto che, infine, spinge a far riflettere è il seguente: oggi un bambino che italiano che tifa Milan si rivede nel portoghese Leao, nel francese Theo Hernandez, nell’americano Pulisic. Difficilmente indosserà la maglietta di Calabria o Terracciano, sicuramente non potrà farlo con i colori della Nazionale.

Un bambino italiano che tifa Inter adorerà l’argentino Lautaro e il turco Calhanoglu, ma anche gli italiani Barella, Bastoni, Di Marco, Frattesi, Acerbi e Darmian e potrà indossare le loro maglie, sia nere che azzurre.

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