Chi se la prende con i calciatori non ha capito veramente nulla…

Bufera sui calciatori dell'Italia, che però non hanno responsabilità: sono forti e nei club fanno benissimo. Tra l'altro molti hanno vinto l'ultimo europeo con la Nazionale, appena tre anni fa. L'unico problema sono stati gli orrori di Luciano Spalletti

CalcioWeb

No, chi se la prende con questi calciatori non ha capito veramente nulla. Di questa Nazionale, degli Europei e di calcio in generale. L’Italia è stata eliminata nel modo peggiore possibile e, comprensibilmente, si è scatenata la rabbia del Paese intero. A cui però si è affiancata nelle ultime ore una certa macchina del fango nei confronti di ragazzi che non meritano tutto questo. Perché i colpevoli non sono loro. I calciatori dell’Italia non sono scarsi, non sono cattivi, non sono i colpevoli di questo disastro.

E’ vero, ci sarebbero mille attenuanti per soprassedere a questa eliminazione: l’Italia era Campione in carica e non può vincere sempre. Ha avuto la sfortuna di capitare in un girone di ferro con Spagna, Croazia e Albania, il più difficile in assoluto. Ha dovuto ricostruire tutto dopo l’addio di Roberto Mancini meno di un anno fa, ed è ripartita da Luciano Spalletti che aveva appena confezionato il miracoloso scudetto del Napoli e sembrava il migliore sulla piazza per l’Italia.

Ma è anche vero che queste possono essere tutte considerate delle aggravanti: l’Italia era Campione d’Europa in carica, tra l’altro di un Europeo rinviato di un anno per la pandemia e quindi giocato appena tre anni fa. Molti di quei Campioni sono ancora in piena attività e avrebbero dovuto difendere il titolo in modo certamente più dignitoso rispetto a quanto non si è visto in campo in queste partite in Germania. Non ci sono più Chiellini, Bonucci, Verratti, Insigne e Immobile che erano grandi talenti di quella squadra e in molte partite furono determinanti, ma tutti gli altri ci sono ancora.  Il girone di ferro, poi, in un modo o nell’altro, era stato superato e l’Italia era capitata dal lato più facile del tabellone: Francia, Germania, Spagna e Portogallo potevano capitare soltanto in finale, l’unica big sulla strada degli Azzurri era l’Inghilterra – eventualmente – ai Quarti.

E Roberto Mancini aveva lasciato in eredità una Nazionale pronta alle grandi sfide: è stato il primo allenatore a dare un’identità di gioco offensivo basato sul possesso palla e il predominio territoriale. Così, dando spettacolo sempre e solo con il 4-3-3 utilizzato senza mai tentennamenti per cinque anni, nel 2021 ha vinto un Europeo in mezzo a due gironi di Nations League dominati nel 2020 e nel 2022 (clamoroso quest’ultimo, con Germania, Inghilterra e Ungheria), raggiungendo due volte su due le semifinali della nuova competizione, dov’è stato fermato in entrambi i casi dalla Spagna di misura (sempre 2-1) ma poi ha sempre vinto la finale per il terzo posto prima col Belgio e poi con l’Olanda. Con due terzi posti, è la Nazionale con più podi in assoluto della nuova competizione europea fin qui disputata tre volte.

Era una bella Italia, quella di Mancini: forte, autorevole, ambiziosa, vincente. Che se la giocava alla pari con le big, che andava sempre in fondo alle competizioni, con la ciliegina storica della vittoria dell’Europeo a compensare il fallimento dell’esclusione dal Mondiale effettivamente molto sfortunata perchè condizionata dagli episodi di quelle maledette partite con Bulgaria (1-1 a Firenze con 20 tiri in porta e 4 pali) e i due pareggi con la Svizzera in due partite dominate e compromesse dall’imprecisione di Jorginho dal dischetto. Si può perdere, in quel modo. Come ieri invece no.

Con Spalletti, infatti, l’Italia s’è persa. Non pretendevamo di vincere un altro europeo. Abbiamo difeso la squadra e l’allenatore quando, pochi giorni fa, ha perso 1-0 con la Spagna. Perché la Spagna è più forte, (ci aveva battuto, appunto, anche nelle ultime due semifinali di Nations League; e agli Europei sempre in semifinale avevamo vinto solo ai rigori); perchè ci sta perdere con la Spagna, perchè è stata una sconfitta di misura, perchè nel finale la squadra ha persino sfiorato il pareggio, perchè eravamo nel girone e quella sconfitta era ininfluente, perchè pochi giorni prima avevamo vinto e giocato bene con l’Albania, perchè il mister stava usando sempre lo stesso modulo (aveva scelto il 4-2-3-1) e non bisognava fare tragedie dopo quella sconfitta a testa alta (i calciatori sono usciti dal campo applauditi dai tifosi); bisognava invece difendere la squadra, il gruppo, le scelte, dando certezze e continuità al progetto.

E non avremmo fatto tragedie se l’Italia fosse stata eliminata, altrettanto dignitosamente, ai Quarti dall’Inghilterra o a maggior ragione se poi avesse perso la finale contro un’altra big. O anche se in semifinale l’Olanda avrebbe avuto la meglio ai rigori. Non chiedevamo la luna. Chiedevamo semplicemente un percorso all’altezza della storia dell’Italia del calcio.

E così non è stato.

Spalletti non può non dimettersi: è l’artefice del peggior europeo da almeno 20 anni, e probabilmente anche di più visto che quello del 2004 fu soltanto una beffa dovuta al biscotto danese-scandinavo. Una eliminazione immeritata. Una cattiveria nordica. Qui, invece, le responsabilità sono tutte del mister che non ha retto le pressioni e le critiche dopo la sconfitta con la Spagna ed è andato in tilt: ha cambiato modulo e mezza squadra contro la Croazia, ed è stato subito un disastro. Senza il gol, abbastanza casuale, di Zaccagni al 98°, saremmo già andati a casa quella sera. Quando Spalletti era passato addirittura al 3-5-2, e l’Italia era già stata inguardabile. Nuova rivoluzione e 4-3-3 contro la Svizzera, in quella che forse sì è stata la peggior partita della storia della Nazionale di calcio. Qualcuno aveva scritto che la peggiore era stata quella con la Spagna: anche in quel caso, si tratta di gente che non capisce nulla di pallone. Perché con la Spagna puoi essere messo sotto: sono un gruppo di fenomeni. Con Croazia e Svizzera assolutamente no: sono squadrette rispetto agli Azzurri. L’Italia, questa Italia con questi calciatori, avrebbe potuto e dovuto passeggiare, dominare, dilagare.

Le grandi qualità dei calciatori: assurdo criticarli

Come si può contestare la qualità di calciatori che invece, sia con la maglia della Nazionale in passato che nelle loro squadre di club, stanno facendo benissimo?

Qualcuno si sta accanendo con Di Lorenzo, persino sulle prime pagine dei quotidiani. Ma è lo stesso Di Lorenzo che ha vinto da titolarissimo l’Europeo del 2021, che ha vinto da Capitano lo scudetto del Napoli un anno fa, che è senza ombra di dubbio il miglior terzino destro italiano in circolazione. Spalletti ha schierato titolari ben cinque Campioni d’Europa in carica: Donnarumma, Di Lorenzo, Barella, Jorginho e Chiesa. E altri cinque li aveva a disposizione ma – non si capisce bene perchè – li ha ignorati ed esclusi dal giro della Nazionale sin dai mesi scorsi: si tratta di Locatelli, Pessina, Florenzi, Berardi ed Emerson Palmieri hanno fatto molto bene quest’anno nelle loro squadre di club, ma il mister – a differenza del suo predecessore – non li ha mai visti nel giro della sua Nazionale.

La verità sul blocco Inter e il paragone col 2006

Tra i tifosi c’è tanta ironia sul “blocco Inter”, ma se Barella, Frattesi, Dimarco, Darmian e Bastoni (con Acerbi, purtroppo infortunato per l’Europeo) in serie A dominano incontrastati e un anno fa hanno raggiunto persino la finalissima di Champions League, può essere davvero colpa loro se poi in Nazionale non hanno reso adeguatamente? Il motivo è uno solo: nell’Inter giocano con un modulo preciso, il 3-5-2, e rendono al meglio in quelle posizioni, grazie ad un grande allenatore che li valorizza in modo straordinario quale è Simone Inzaghi. Spalletti, invece, li ha schierati totalmente fuori ruolo: come abbiamo già scritto nei giorni scorsi, un “blocco” di una squadra di club in Nazionale si può considerare tale soltanto se quei calciatori di quella squadra si ripropongono nella medesima posizione del medesimo modulo. Altrimenti dovete immaginare nei Mondiali del 2006, Marcello Lippi che schiera Cannavaro esterno di centrocampo, Zambrotta prima punta e Camoranesi regista davanti alla difesa. Qualcuno parlerebbe di “blocco Juve”?

Ecco perchè riteniamo che Spalletti si debba dimettere: l’Italia non è stata eliminata per un episodio. Non è uscita a testa alta contro una big. Lo avremmo accettato, li avremmo applauditi. Il punto vero è che Spalletti si è dimostrato inadeguato, non ha saputo reggere le responsabilità del ruolo, si è fatto condizionare dalle critiche alla prima sconfitta e non è riuscito, in dieci mesi di lavoro, a dare un’identità alla squadra, a scegliere un modulo e i suoi interpreti basilari, da sostituire solo in casi eccezionali. Ritrovarsi nel bel mezzo di un torneo ufficiale importante come un Europeo a fare esperimenti e cambiare tre moduli in quattro partite rivoluzionando anche i calciatori titolari significa essere in confusione.

Lo scriviamo da ieri e lo ribadiamo ancora oggi: senza tragedie, con serenità. Spalletti (e poi a ruota chi lo ha scelto) deve andare a casa. Perché l’Italia non è Malta, non è la Scozia, non è il Montenegro. Agli Europei non può uscire così, umiliata da squadrette, e poi il giorno dopo tutto rimane come prima come se nulla fosse. Come se fosse normale. Come se nessuno è colpevole. Come se anche la prossima volta possa andare nuovamente così. L’Italia è l’Italia. E queste figuracce non le deve fare mai più. Spalletti deve andare via perchè non è stato all’altezza dell’Italia, e Gravina idem.

Si riparta da Claudio Ranieri, e ci sarà modo e tempo di affrontare tutti gli altri problemi della Federazione. Ma quella è un’altra storia: alla Nazionale serve soltanto un condottiero che valorizzi gli ottimi calciatori che abbiamo, li faccia esprimere al meglio, li difenda e li tuteli quando serve, anziché utilizzarli come scudo come ha fatto Spalletti ieri da meschino.

Rivelandosi inadeguato non solo sotto il profilo tecnico, ma anche umano. Lui questi ragazzi li ha già persi. E con questo gruppo non potrà fare bene mai più. Non ci sono alternative all’evidenza che adesso debba farsi da parte.

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