Pogacar, il Giro incorona una leggenda: grazie Tadej, ci hai fatto impazzire

Tadej Pogacar oggi trionfa a Roma un Giro d'Italia stradominato: 6 tappe, classifica di miglior scalatore, dieci minuti di vantaggio sul secondo ma soprattutto tanto spettacolo lungo lo Stivale

CalcioWeb

Siamo tutti pazzi per Tadej Pogacar, il fenomeno sloveno di Komenda, piccolo paesino vicino Lubiana, che a soli 25 anni oggi stravince il Giro d’Italia battendo tutti i record. Nell’era dei computerini, dei calcoli sui wattaggi, delle strategie pianificate con le squadre, Pogacar ha completamente stravolto la corsa regalando emozioni che nessuno riusciva a suscitare dai tempi di Marco Pantani: è sempre partito all’attacco, anche da lontano, anche in tappe inattese, e ha vinto il Giro con 10 minuti di vantaggio dal secondo in classifica, come non succedeva dal 1965 quando Adorni lo vinse con 11 minuti e mezzo su Zilioli. Sono passati 59 anni, erano altri tempi. Oggi è qualcosa di impensabile per il ciclismo moderno, e invece Pogacar l’ha fatta diventare realtà. E soprattutto non ha annoiato mai, nonostante avesse blindato la vittoria finale sin dalla prima settimana. Non si è mai sottratto allo spettacolo, anzi.

E’ un eroe d’altri tempi, Pogacar, che corre vincendo con la passione genuina di un Peter Sagan o di un Marco Pantani: l’abbiamo visto, nei momenti di maggiore trance agonistica, dare un cinque a un bambino sulla salita più dura, o addirittura prendere una borraccia con i gel da un massaggiatore lungo l’ascesa del Grappa soltanto per darla ad un altro bimbo che lo stava applaudendo a bordo strada. Chi l’ha visto in diretta ha avuto un brivido che ricorderà per sempre.

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Tutti i record di Tadej Pogacar al Giro d’Italia

Così come rimarrà per sempre nella storia del Giro Tadej Pogacar, che alla sua prima avventura nella corsa rosa ha vinto 6 tappe in una sola edizione: tra i vincitori della classifica finale c’era riuscito soltanto Eddie Merckx nel 1973, ma in quel caso una delle sei tappe era una cronocoppie invece quelle di Pogacar sono tutte sue. Inoltre ha stradominato anche la classifica degli scalatori, vincendo anche la maglia azzurra che però nella passerella finale di Roma sarà indossata il giovanissimo Giulio Pellizzari, secondo dopo una maxi fuga a Santa Cristina Valgardena superato solo da Pogacar che dopo la premiazione sul palco l’ha voluto andare a cercare per regalargli la maglia rosa.

Qualcuno, per sminuirlo, dice che non aveva avversari. Eppure il terzo in classifica è un certo Geraint Thomas, già vincitore del Tour de France (2018), altre due volte sul podio del Tour (secondo nel 2019 e terzo nel 2022) ma soprattutto già salito sul podio del Giro d’Italia lo scorso anno, secondo in classifica generale con appena 14 secondi di ritardo dall’altro sloveno Primoz Roglic. Quest’anno da Pogacar ha preso dieci minuti e mezzo.

E a certificare l’altissimo livello di questo Giro ci sono le firme delle vittorie di tappa di un certo Julian Alaphilippe, di un certo Filippo Ganna, di un altro tale Jonathan Milan, oltre ad altri campioni di esperienza e qualità. E poi la classifica generale, dove Romain Bardet è arrivato con più di 20 minuti di ritardo.

Alla fine, sul traguardo di ieri a Bassano del Grappa, Pogacar s’è anche inchinato al pubblico del Giro, dopo averlo salutato elargendo sorrisi per tutta la discesa.

E invece ad inchinarci siamo noi. Augurandogli il meglio per il Tour de France che il 29 giugno partirà da Firenze con tre tappe storiche in Italia e la partenza della quarta da Pinerolo per celebrare i grandi campioni della storia. La seconda tappa partirà da Cesenatico in onore del Pirata, quel Marco Pantani che nel 1998 è stato l’ultimo a riuscire nella doppietta Giro-Tour. Dopo 26 anni, Pogacar è all’altezza di un’impresa del genere.

Faremo tutti il tifo per lui.

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foto di Luca Zennaro / ANSA
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