Nell’ultimo atto della Coppa Italia, la Juventus ha aggiunto un altro trofeo alla sua già ricca bacheca, superando l’Atalanta in una finale che ha visto prevalere l’esperienza, la forza dell’organico e soprattutto la storia di un club vincente e più titolato a livello nazionale.
Il tecnico Massimiliano Allegri è tornato improvvisamente alle luci della ribalta per la vittoria di una ‘coppetta’ per un club come la Juventus (non a caso sono 15 i trofei in bacheca) e si è preso addirittura il lusso di sbottare nei minuti finali della partita, regalare il solito ‘teatrino’ tra spogliarelli e urla, allontanare un dirigente del club come Giuntoli e aggredire il direttore di ‘TuttoSport’, secondo i racconti del diretto interessato.
La vittoria della Coppa Italia non cambia il giudizio sul percorso della Juventus. La stagione ha fatto registrare più bassi che alti, è stata caratterizzata da prestazioni indecorose in giro per l’Italia e gli obiettivi non sono stati raggiunti. Allegri continua a sbandierare il quarto posto come un grande traguardo ma forse non è ben informato sulla storia della Juventus nè sul valore dell’organico che ha a disposizione. Dopotutto lui stesso a inizio stagione, e anche per più di metà campionato, parlava apertamente di obiettivo scudetto. Per molto meno Andrea Pirlo è stato silurato e troppo presto etichettato come uno dei peggiori allenatori degli ultimi anni (ha vinto una Supercoppa e una Coppa Italia contro la sola Coppa Italia di Allegri in questa stagione).
Allegri e Gasperini, tra i due l’allenatore vincente è quello dell’Atalanta
Gian Piero Gasperini, tecnico dell’Atalanta, è stato giudicato ingiustamente, dopo la finale di ieri sera, come “perdente” da una parte di ‘pseudo-esperti’ addetti ai lavori e principalmente dai tifosi della Juventus. Il percorso dell’allenatore di Grugliasco merita, invece, un’analisi molto più ampia.
Il percorso di Gasperini
Gasperini ha guidato un club con risorse e storia che non sono minimamente paragonabili al club bianconero (e a tante altre big del calcio italiano), e i risultati sono stati comunque di gran lunga superiori a quelli del suo ‘collega’ in panchina, in rapporto agli investimenti della dirigenza e alla qualità dei calciatori. L’Atalanta è un modello a livello nazionale e internazionale, si appresta a giocare una finale europea e ormai da anni gioca stabilmente ad alti livelli in Europa, oltre a dare spettacolo in Italia. Al contrario, la Juventus ha subito una fase di evidente involuzione e le cause non sono solo da attribuire agli ultimi scandali fuori dal campo o al cambio in società.
Le statistiche confermano il divario tra i due club: prima della gara di ieri dell’Olimpico, la Juventus vantava 14 vittorie in Coppa Italia, mentre l’Atalanta solo una. Questo squilibrio riflette le differenze non solo in termini statistici, ma anche di risorse, aspettative e disponibilità economiche tra i due club.
Dal suo arrivo all’Atalanta nel 2016, Gasperini ha fatto un ‘passettino’ alla volta fino a raggiungere un livello di consapevolezza da grande allenatore. L’impatto dell’ex Inter nella nuova realtà è stato subito significativo con un salto in avanti dal 13° posto della gestione Reja al 4° posto già dalla prima stagione. Poi si è sempre confermato nelle zone altissime della classifica e ha chiuso le stagioni con un 7° posto, tre volte consecutivamente al 3° posto, con un 8° posto e infine con un 5° posto che molto probabilmente verrà bissato quest’anno. In Europa ha raggiunto addirittura una volta i quarti di Champions League, una volta gli ottavi di Champions, i quarti di Europa League e quest’anno addirittura la finale. Sono risultati straordinari per un club come l’Atalanta, abituato a lottare per la salvezza (quando non milita in serie B).
Il percorso di Allegri
Allegri è diventato l’allenatore con il maggior numero di Coppe Italia conquistate in carriera, 5 contro le 4 di Eriksson e Mancini. Ma non può essere considerato un allenatore così vincente in riferimento alle squadre allenate e ai calciatori a disposizione. Il ritorno-bis alla Juventus si è concluso con il misero bottino di una Coppa Italia in 3 anni, la svalutazione del ‘parco’ calciatori e la ‘spaccatura’ interna nella tifoseria bianconera. E c’è chi ancora lo reputa un allenatore vincente, annebbiato dal passato e dai trionfi del periodo 2014-2018.
Come si giudica la bravura di un allenatore
La bravura di un allenatore non si può mai valutare in termini assoluti, bensì deve essere giudicata relativamente al livello dell’organico che ha a disposizione. Non c’è quindi alcuna ombra di dubbio che Gasperini sia tutt’altro che un perdente: non serve vincere per forza trofei per essere vincenti, se alleni l’Atalanta che non è certo una big. Al contrario, allenare la Juve dei grandi campioni dell’ultimo decennio e non riuscire a vincere mai neanche una volta la Champions League è molto più grave. Se nei prossimi 10 anni mister Vivarini porterà il Catanzaro in serie A e poi magari in Conference League, non si potrà certo giudicare un perdente se lo stesso Vivarini dovesse perdere una finale di Coppa Italia con l’Inter o il Milan. Avrà vinto eccome, anche solo per essere arrivato in quella finale! Per Gasperini vale lo stesso discorso: l’Atalanta ha una rosa dal valore stimato da trasfermarkt in 350 milioni di euro, la Juventus 490 milioni di euro. Il valore dell’organico del Bayer Leverkusen, altra finalista di Europa League insieme ai bergamaschi, è di 590 milioni di euro. Gasperini, quindi, ha già fatto un miracolo superando rivali molto più ricche e dall’organico migliore sia in Coppa Italia che in Europa League. Gasperini e l’Atalanta hanno già vinto. Altro che “perdenti“…