Cristiano Ronaldo non ha perso il feeling con la Champions League, anche se si sta parlando di quella araba. Il campione portoghese ha trascinato, a suon di gol, la sua squadra in finale del torneo. L’ultima rete però, ha generato parecchie polemiche. Il motivo? L’esultanza con il segno della croce. Un gesto innocuo per CR7, fortemente cattolico come tutta la sua famiglia, ma che in Arabia Saudita è vietato.
Non è possibile, infatti, professare un’altra religione rispetto a quella islamica. Non è possibile manifestarla pubblicamente, promuovere la propria religione, pregare o mostrare oggetti legati a essa (libri, simoli ecc.). Chi contravviene a tale regola può essere accusato di proselitismo e perseguito secondo la legge: rischia fino a 10 anni di carcere.
Il precedente e l’arresto
Cristiano Ronaldo probabilmente se la caverà con una ramanzina e il consiglio di cambiare esultanza. In passato però, altri giocatori non hanno avuto lo stesso trattamento. Juan Pablo Pinto, calciatore colombiano di fede cristiana, 10 anni fa fu arrestato in un centro commerciale perchè la sua maglietta non nascondeva il tattoo di Gesù presente sulla sua spalla. Pinto giocava proprio nell’Al Nassr, stessa squadra di CR7.
Il calciatore venne fermato insieme alla moglie incinta e portato in commissariato. L’allora tecnico della squadra, l’argentino Gustavo Costas, ha raccontato di aver dovuto cambiare le proprie abitudini una volta trasferitosi a Riad: “non mi facevo il segno della croce in pubblico, lo facevo nello spogliatoio altrimenti mi avrebbero ammazzato o lapidato“.