Napoli, perché questo scudetto non è un caso: così De Laurentiis ha trasformato i partenopei in una big

Napoli: lo scudetto arriva dopo quattro secondi posti, 8 partecipazioni alla Champions League, tre Coppe Italia e una Supercoppa vinte nell'ultimo decennio. Ecco perché adesso i partenopei sono una big a tutti gli effetti

CalcioWeb

Il Napoli sta celebrando uno scudetto fantastico che ha un sapore speciale: non è infatti una clamorosa rivelazione, non è un episodio singolo e isolato, non è frutto del caso. Con buona pace dei soliti scettici che in questo Napoli non hanno creduto mai e continuano a dimostrare una certa “superiorità” (?) non si sa dovuta a cosa.

E’ la prima volta dopo 21 anni che vince lo scudetto una squadra che non sia una delle big del Nord: dopo la Roma nel 2001, infatti, solo Juve (11), Inter (6) e Milan (3) avevano vinto il campionato negli ultimi due decenni abbondanti. Eppure il Napoli dopo il ritorno in serie A nel 2007 è stata la squadra più costante e stabile nelle zone alte del campionato e anche in Europa, seconda solo alla Juventus dei 9 scudetti consecutivi.

Nelle ultime 13 stagioni, infatti, il Napoli in campionato è arrivato quattro volte secondo (2013, 2016, 2018 e 2019) e quattro volte terzo (2011, 2014, 2017 e 2022); ha vinto tre volte la Coppa Italia (2012, 2014 e 2020) e una volta la Supercoppa (2015); ha disputato ben 8 volte la Champions League (solo la Juve ha avuto più partecipazioni tra le italiane), superando tre volte la fase a gironi raggiungendo due volte gli Ottavi (eliminato dal Chelsea ai supplementari nel 2012 e dal Real Madrid nel 2017, in entrambi i casi dalle squadre che poi hanno vinto il torneo) e una volta i Quarti di Finale, quest’anno, per la prima volta nella sua storia, fermato più che altro dalla sfortuna nella doppia sfida con il Milan.

Milan, appunto, che però intanto dal 2014 al 2021 non aveva mai partecipato alla Champions e in serie A si classificava addirittura 10° nel 2015, 8° nel 2014, 7° nel 2016, 6° nel 2017, nel 2018 e anche nel 2020. L’altra milanese, l’Inter, arrivava 9ª nel 2013, 8ª nel 2015, 7ª nel 2017 e per 9 lunghissime stagioni consecutive rimaneva completamente a secco, senza vincere neanche un trofeo. Poi c’è la Juve, che ovviamente negli scorsi anni ha vinto tutto ma adesso dopo i 9 scudetti consecutivi è fortemente ridimensionata da tre anni. In campionato arriva da due quarti posti (2021 e 2022), anche quest’anno sta lottando per centrare il 4° posto e se non vince l’Europa League sarà il secondo anno consecutivo a “zeru tituli”.

Roma, Lazio e le altre neanche a parlarne. Allora perché continua quest’atteggiamento di superiorità sul Napoli? A cosa è dovuto? Con quale tipo di paraocchi si può guardare la realtà pensando che questo scudetto sia casuale, estemporaneo o frutto del caso?

La realtà è esattamente opposta. Questo Napoli è un grande club che con De Laurentiis è diventato una big a tutti gli effetti, in modo stabile e duraturo. Negli ultimi 15 anni ha avuto Mazzarri, Benitez, Sarri, Ancelotti, Gattuso, adesso Spalletti, ed è sempre cresciuto. Ha avuto Hamsik, Cavani e Lavezzi, poi Reina, Albiol, Callejon e Higuain, poi Insigne, Mertens e Koulibaly, adesso ha vinto il campionato con Kim, Anguissa, Kvaratskhelia e Oshimen. Ma anche con tanti italiani rivelatisi decisivi come Meret, Di Lorenzo, Politano e Raspadori; con Simeone strappato alle “big” che la scorsa estate cercavano disperatamente un attaccante prolifico e invece se lo sono lasciate sfuggire, e ancora Elmas, Lobotka, Ndombele, Zielinski, Lozano, Olivera, Rrahmani e Mario Rui. Uno scudetto senza Maradona, da squadra “normale” (perché con Maradona avevi un alieno in campo), ma soprattutto da club. Da società che lo scudetto lo avrebbe davvero già meritato almeno nel 2018, clamorosamente segnato dagli errori arbitrali di Orsato in quell’Inter-Juventus imbarazzante per il calcio italiano.

E sì, ne siamo certi: questo Napoli continuerà a stupire i soliti scettici che troppe volte gli avevano già scavato la tomba ad ogni cessione eccellente, ad ogni cambio di allenatore, ad ogni secondo posto. “Adesso si ridimensionano, adesso tornano a metà classifica, adesso tornano a lottare per la salvezza”. E invece si sono solo e sempre migliorati, strutturandosi per stare sempre più in alto, a prescindere dall’allenatore e dai calciatori del momento. Questo Napoli continuerà a lottare per lo scudetto anche nei prossimi anni, con l’obiettivo di migliorarsi ulteriormente anche in Champions League. Dove per la prima volta partirà da testa di serie: non dovrà più affrontare un girone proibitivo, come spesso accaduto in passato. Adesso è davvero una big a tutti gli effetti. E la sua forza è nel club, che tra l’altro è la più bella rappresentazione di un modello societario sempre più raro (ad alti livelli unico in Italia con la Lazio di Lotito) di proprietà italiana guidata da un Presidente tifoso e appassionato sul modello del secolo scorso, in un calcio sempre più tristemente condizionato da anonimi fondi internazionali, proprietà evanescenti e management basati su gerarchie manageriali.

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