Cara Roma,
ti scrivo adesso che hai vinto la Conference League: è stata una grande festa a Tirana e nella Capitale dopo questo bellissimo successo, per giunta così prestigioso perché ottenuto contro un’avversaria molto blasonata come il glorioso Feyenoord di Rotterdam. Una gioia più che comprensibile per il tuo popolo giallorosso, un popolo eccezionale per passione e calore che era a secco di trofei da ben 14 anni, e cioè da quando nel 2008 non avevi vinto la Coppa Italia e la Supercoppa italiana nell’ultima stagione in cui eri riuscita a mettere nuovi titoli in bacheca.
La tua vittoria di ieri sera, cara Roma, è un grande risultato soprattutto perché è arrivata in un momento tra i più difficili della tua storia, con una squadra in fase di ricostruzione che si è dovuta appigliare per una stagione intera agli unici due leader in campo – Smalling in difesa e Abraham in attacco – e soprattutto a Josè Mourinho in panchina, comunque insufficienti a riportare il club al proprio livello naturale, in quanto la squadra s’è fermata al 6° posto in campionato dopo il 7° posto di un anno fa, il peggior piazzamento dal 2005 e uno dei peggiori in assoluto nella tua storia.
Nel contesto di una grande gioia come quella di un trofeo internazionale, accompagnando i festeggiamenti che sono quelli di tutti gli italiani felici per ogni successo di un proprio club all’estero, in modo particolare se rappresentativo della Capitale come è la Roma, è però doveroso nel day after rimettere i piedi per terra e, dopo la sbornia, ricordarti qualche piccolo particolare, mia cara Roma. Va bene la gioia, va bene l’emozione, va bene la festa, i caroselli, l’accoglienza all’aeroporto. E’ tutto sacrosanto. Ma, mia cara la Roma, tu non sei l’Atalanta nè l’Udinese nè tantomeno la Reggina.
Quella di Tirana, mia cara Roma, non è stata “un’impresa storica”, Mourinho e Zaniolo non sono degli “eroi”, quello di ieri non è il “trofeo più importante della storia”. La Conference League non è la Champions League, mia cara Roma: hai vinto la Serie C delle competizioni europee, dove hai partecipato soltanto perché l’anno scorso in campionato sei andata così male da toccare il tuo punto più buio degli ultimi decenni altrimenti avresti dovuto partecipare ad altre competizioni più importanti e prestigiose in cui negli scorsi anni hai addirittura sfiorato il successo. Da Roma, quale sei. E tu, mia cara Roma, non puoi e non devi ambire a vincere la Conference League: con ogni probabilità rimarrai per sempre la vincitrice più blasonata e prestigiosa di tutta la storia della neonata Conference League, visti i criteri di accesso a questa competizione riservata alle settime dei principali tornei europei e alle outsider dei campionati minori, al punto che per vincerla hai dovuto battere nientemeno che il Bodo Glimt e lo Zorja.
E non è neanche vero che la Conference League è il primo trofeo internazionale della tua storia, cara Roma: possiamo considerarla di valore analogo alla Coppa Anglo-Italiana che hai vinto nel 1972 e certamente inferiore al valore del tuo successo in Coppa delle Fiere (attuale Europa League) nel 1961. Quello di ieri è il tuo terzo trofeo internazionale, mia cara grande Roma, e non può essere un motivo di orgoglio esagerato per un club glorioso come te, che nella tua storia europea hai sfiorato il successo sia in Champions League (finale persa soltanto ai rigori con il Liverpool nel 1984) che in Coppa UEFA (finale persa con l’Inter nel 1991), le competizioni più prestigiose in cui hai brillato anche in tempi più recenti. Come dimenticare, infatti, la Semifinale di Europa League raggiunta un anno fa (2021) dopo aver superato l’Ajax ai Quarti, arrendendoti soltanto al Manchester United, o addirittura la Semifinale di Champions League di appena quattro anni fa (2018) dopo l’impresa, quella sì eroica, contro il Barcellona all’Olimpico, prima di fermarti contro il grande Liverpool? E’ passato così poco tempo da quando avevi quasi raggiunto il tetto del mondo, possiamo dire il soffitto, posizionandoti tra le migliori 4 d’Europa, un traguardo certamente molto più importante e prestigioso rispetto alla vittoria della Conference League di ieri a Tirana.
Le semifinali di Champions League ed Europa League degli scorsi anni non sono un episodio isolato: tu, mia cara Roma, avevi raggiunto i Quarti di Finale di Champions League anche nel 2007 e nel 2008 e con 12 partecipazioni alla Champions League e 23 partecipazioni all’Europa League sei uno dei club più importanti del mondo, che anche in Italia con 3 Scudetti, 9 Coppe Italia, 2 Supercoppe italiane, 14 secondi posti in campionato e il record assoluto di imbattibilità in serie A (30 partite consecutive) fanno di te a tutti gli effetti una big del nostro calcio, non equiparabile a Juve, Inter e Milan ma certamente superiore a tutte le altre. Ecco perché “tu sei nata grande e grande hai da restà”, mia cara Roma. “Nun te fa incantà” da una coppetta a cui neanche dovresti partecipare per quanto più in alto dovresti essere in campionato: ed è lassù che devi tornare.
E’ giusto e importante gioire per un successo che mancava da molto tempo, ma è altrettanto doveroso puntare più in alto dove tu, mia cara Roma, meriti di stare. Dando pieno sfogo alla gioia di questo successo, senza valicare però in toni deliranti che stonano con la portata del trofeo ottenuto. Un trofeo che tu, mia cara Roma, devi ambire a non giocarti mai più, lasciandolo alla Fiorentina che lo farà il prossimo anno, o all’Atalanta, all’Udinese o al Bologna, all’Hellas Verona o al Torino, alla Sampdoria o perché no ad una rampante Salernitana. Non dimenticare, cara Roma, che per la Conference League tu quest’anno eri la super favorita della vigilia visto il livello delle avversarie, e sei molto di più tu, mia cara Roma, a rendere prestigiosa la Conference League con la tua partecipazione e vittoria che rimarrà per sempre scritta nell’Albo d’Oro, rispetto a quanto la Conference League non dia prestigio a te ed alla tua, di storia.
Già l’anno prossimo disputerai l’Europa League, che non è la Champions ed è la serie B delle competizioni europee, ma ha comunque un peso molto più importante e infatti regala al vincitore non solo il trofeo, ma anche la qualificazione in prima fascia alla Champions League successiva e il diritto di partecipare alla Supercoppa Europea. E’ tutto un altro livello, molto più consono a te, mia cara Roma. Che hai il dovere di ambire sin da subito a vincere l’Europa League e tornare quantomeno al 4° posto in campionato per riprenderti la Champions League, la tua dimensione naturale.
Con Mourinho, con gli azzurri Zaniolo, Pellegrini e Spinazzola in piena forma dopo la sfortuna degli infortuni, con Smalling e Abraham e con un paio di innesti importanti a centrocampo e in difesa, ma soprattutto con lo spirito di Tirana, sarà nelle tue corde. Purché questa vittoria sia un trampolino, un punto di partenza. Soltanto così la Conference League potrà avere un senso nel tuo percorso glorioso di grande Roma.
Ad majora, Caput Mundi.