Mário Jardel: dai saluti sotto la curva sbagliata alla dipendenza da cocaina

Si rinnova il classico appuntamento con la nostra rubrica "L'uomo del giorno". Protagonista di oggi è Mário Jardel, ex attaccante brasiliano giramondo

CalcioWeb

Mário Jardel Almeida Ribeiro. La storia di oggi è quella di una punta dall’innato senso del gol e di come questo talento si possa sprecare. Ha militato in squadre di 11 nazioni diverse. Strepitose le sue esperienze con Porto, Galatasaray e Sporting Lisbona, malissimo in Italia con l’Ancona. Jardel è stato uno degli attaccanti più prolifici del mondo tra la fine degli anni 90 e l’inizio degli anni 2000. Ha vinto la Scarpa d’Oro nel 1999 e nel 2002 ed è stato l’unico calciatore della storia a laurearsi capocannoniere della Copa Libertadores e della Champions League.

Mario Jardel ha passato gran parte della sua vita tra il campo e le cliniche. Soffriva di depressione (causata anche dalla separazione dalla moglie), uno di quei brasiliani non allegri, uno dei pochi. Arrivò in Italia a trent’anni, nel gennaio del 2004 all’Ancona. Il giorno della presentazione annunciò: “Ci salveremo e resterò qui a lungo”. La storia andò diversamente. Allo stadio “Del Conero” si giocava Ancona-Perugia. Jardel andò a salutare i tifosi sotto la curva. Ma sbagliò, forse per via dei colori identici delle due squadre. Un inizio non dei migliori. Il prosieguo fu anche peggio. Era pesante, goffo, poco allenato e svogliato. Mario Jardel debutta a San Siro contro il Milan. Finisce 5-0 per i rossoneri con Nedo Sonetti esonerato. Arriva in panchina Giovanni Galeone che mette subito le cose in chiaro. Venti giorni per rimettersi in forma o non gioca più. Alla fine Jardel arriva a 203 minuti in Serie A. L’Ancona retrocede con abbondante anticipo e lui va verso un velocissimo declino tra Cipro, Bulgaria e Australia.

Come se non bastasse, Jardel è stato anche dipendente dalla droga. Divenne schiavo della cocaina. “Sono entrato nel mondo della droga per curiosità quando giocavo in Europa. Ho iniziato a consumarla regolarmente quando ero in vacanza perché durante le competizioni ci sarebbero stati i controlli antidoping. È uno dei problemi del calciatore. Hai un sacco di soldi e ci sono molte trappole”, dichiaro in un’intervista al canale YouTube ‘Philado‘. Poi la redenzione: “Ora voglio dare ai miei figli una buona immagine e dandomi da fare anche nel sociale in modo che i giovani non commettano gli errori che ho fatto io“.

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