“Se quel giorno non fossi andato alla partita sarei morto”. E’ la rivelazione dell’allenatore Sinisa Mihajlovic. In un’intervista al Tg1 parla della decisione di andare in panchina in occasione della partita contro il Verona, poco dopo il ricovero per la leucemia. “Anche se quel giorno ero debole in tutto e per tutto beh, quelle erano le immagini della forza e della volontà di una persona che combatte. Ringrazierò sempre il donatore di midollo: non so chi è ma mi ha salvato la vita”.
Poi la vittoria contro il Coronavirus: “Quando passi la leucemia è difficile aver paura: come quando passi una guerra, di cosa mai puoi avere paura dopo? Sono stato sempre sereno. Se lo avessi preso a febbraio-marzo quando ero immunodepresso poteva essere anche pericoloso. A 51 anni, comunque, ho imparato a farmi il letto da solo perché quando ero in ospedale per la leucemia nessuno poteva entrare nella mia stanza: all’inizio ci mettevo mezz’ora, poi ho imparato. La prossima sfida? Lunedì sera, devo incontrare il mio amico Ibra: speriamo che possa essere migliore dell’ultima volta che abbiamo preso cinque pappine…”