Edmundo Alves de Souza Neto, meglio noto solo come Edmundo, nasce a Niterói, a Nord di Rio de Janeiro, nel 1971. Cresce nel difficile contesto delle favelas, ma il calcio lo tira fuori da quel mondo. Inizia la sua carriera nel Marine Futebol, per poi passare alle giovanili del Vasco da Gama e successivamente a quelle del Botafogo. Gioca anche con Palmeiras, Flamengo, Corinthians e Vasco da Gama, prima di volare alla Fiorentina. Giocherà anche con Santos, Napoli, Cruzeiro, Tokyo Verdy, Urawa Reds, Fluminense, Nova Iguacu e Figueirense. In Brasile gli viene affibbiato il soprannome che lo accompagnerà durante la sua carriera: ‘O Animal’, per via del suo modo di giocare e del suo possente fisico.
Edmundo ha visto morire il fratello giovanissimo crivellato dalla mala locale. Qualche anno dopo morirono anche i genitori. Nel 1994 il Palmeiras lo mise fuori rosa, poiché spesso non si presentava in allenamento. Preferiva le serate alcoliche e le donne. Atteggiamento che gli costò anche la convocazione a Usa ’94. In patria ebbe tempo di spaccare una telecamera in seguito a un rigore sbagliato. Anche alla Fiorentina fece parlare di sè. Per colpa di Edmundo scoppiò una lite tra Trapattoni e Rui Costa: “Per vincere non è necessario andare a letto o a cena coi compagni”, commentò l’allenatore dopo la richiesta del portoghese di togliere il brasiliano dal campo.
Due volte a Rio per festeggiare il celeberrimo Carnevale. Dopo una gara contro il Milan, terminata 0-0, fuggì in patria. Batistuta si infortunò: “Non so se ritorno”, dirà Edmundo ai cronisti all’aeroporto. Trap non commentò, si limitò a dire: “Ci mancherà Batistuta, avrei preferito perdere la partita”. Nessuna menzione a Edmundo, che sarà ceduto quando i viola perderanno lo scudetto, vinto proprio dai rossoneri.
Una volta ingaggiò un circo a domicilio per la festa del figlio. A casa sua anche uno scimpanzè, ubriacato con fiumi di birra e whisky, e poi buttato fuori di casa. Episodio che lo rese inviso anche agli animalisti.
Il 2 dicembre 1995, ai tempi del Flamengo, causò un grave incidente stradale dove morirono tre persone, la ragazza che viaggiava con lui ed una coppia a bordo dell’altra auto. Dopo rinvii e processi vari nel 1999 Edmundo fu condannato per guida spericolata ed omicidio colposo a 4 anni e mezzo dietro le sbarre. Nel corso della sua carriera da automobilista si dice abbia perso qualcosa come 219 punti della patente. Con una serie di escamotage riesce ad evitare il carcere per molti anni, continuando a giocare a calcio. Oggi Edmundo è opinionista e commentatore per l’emittente brasiliana ‘Rede Bandeirantes’, una vita un po’ più tranquilla rispetto a quella da calciatore.