E’ un De Laurentiis “totale” quello che si racconta al Corriere dello Sport. Una lunga intervista da parte del numero uno del Napoli dove tratta principalmente i temi del presente e del recente passato. Sarri, Ancelotti, Gattuso, i rinnovi, la città partenopea e la cessione del club. Ecco alcuni passaggi.
“Sono molto incazzoso, ma dopo cinque minuti via, tutto finito, come se nulla fosse accaduto, e torno a essere dolce e affettuoso. Chi non mi conosce si stranisce. L’incazzatura-lampo mi ha salvato la vita, se così non fosse invece di un solo infarto ne avrei avuti dieci, forse sarei già morto”.
“Subito Sarri, finale-nemesi? Nemesi storica. Mi fece incazzare con la scusa volgare dei soldi, mi costrinse a cambiare, e aveva ancora due anni di contratto. Ricordo che a febbraio mi invitò a pranzo in Toscana, a due passi da casa sua, organizzò la moglie, parlammo di tante cose ma non accennò a chiusure, a separazioni, mi portò fino al giorno che precedette l’ultima partita creando disturbo e incertezza alla società. È diventato il deus ex machina, ma anche nel calcio vale la regola del cinema dove per fare un buon film sono necessari un ottimo regista e un ottimo produttore, sono i genitori dell’opera dell’ingegno. Naturale che l’imprenditore dia delle indicazioni e che gli sia riconosciuta una parte del merito nel successo, non solo la colpa nella sconfitta. Chi ha preso Cavani? Il sottoscritto. E Mazzarri? Il sottoscritto. E Benitez? Sempre il sottoscritto. E Higuaìn? E Sarri? Quando lo scelsi tappezzarono la città di striscioni contro di me”.
“Ancelotti? Mi ricordava mio padre. Scelsi la sua serenità, la tranquillità, la sua piacevole vicinanza. Mio padre era un filosofo, un uomo dolcissimo. Come Carlo. Ma prendendo lui, non so se feci la cosa più giusta per il Napoli. Dopo la prima stagione, potendo ricorrere alla clausola rescissoria contenuta nel contratto, avrei dovuto dirgli “Carlo, per me non sei fatto per il tipo di calcio che vogliono a Napoli, conserviamo la grande amicizia, il calcio a Napoli è un’altra cosa. Ti ho fatto conoscere una città che adesso ami spassionatamente e che ti ha sorpreso, meglio finirla qui. E invece sbagliai una seconda volta”.
“Gattuso? L’avevo chiamato anni fa insieme a Totti, avevo pensato a un film con loro due. Rino me l’ha ricordato l’altra sera dopo la partita con l’Inter. Ci eravamo rivisti al compleanno di Ancelotti, da Mammà, a Capri. Una tavolata di quaranta metri, Carlo aveva invitato il mondo, amici, ex compagni, sembrava un matrimonio, io e Carlo ai lati. Rino era seduto vicino a lui. Me l’ero immaginato diverso, ho scoperto un grande conversatore, molto presente a se stesso e in grado di affrontare tutti i temi possibili. Ci siamo intrattenuti a parlare per le tre ore della serata. Dopo il disguido del ritiro-non-ritiro gli ho telefonato e gli ho detto: ‘Rino, stai calmo, non prendere nessuna decisione se ti chiama qualcuno, stai fermo‘. La sera della partita di Champions, dove peraltro abbiamo vinto, ho invitato Carlo a cena per spiegargli che avevo deciso di cambiare, anche per conservare la grande amicizia tra noi… Napoli è la parte migliore della mia vita. Io amo due sole città, i miei due posti, non esiste un altrove, Napoli e Los Angeles. Per stare vicino alla squadra ho appena deciso di affittare una villa di Capri e di trasferirvi gli uffici della Filmauro, del cinema e del calcio. La squadra aveva dimenticato il 4-3-3 sarriano, a Rino ho chiesto la riverginazione di quel modulo, anticipandogli che lo scotto da pagare sarebbero state tre, quattro sconfitte di fila. Ne ha perse di meno. Carlo, come mio padre, era l’ambasciatore, io e Rino siamo molto simili, due guerrieri, due che non le mandano a dire, due condottieri”.
“Il rinnovo di Mertens? Dries è uno scugnizzo. Ci siamo visti a colazione sei mesi fa, una rivelazione, ho scoperto un uomo speciale, intelligente, mentalmente veloce, cazzuto, uno sfacimm’. Rinnovare il contratto a un calciatore di 33 anni non rientra nelle nostre abitudini, con Mertens è stato semplice, naturale. Dirò di più, quando avrà smesso di giocare mi farebbe piacere trovargli un ruolo per proseguire la collaborazione”.
“Vendere il Napoli? Mai pensato. Ho ricevuto tre offerte, una da 700 milioni, una da 800 e l’altroieri si è palesato uno che però non ha fatto cifre. Il Napoli rappresenta 16 anni della mia vita, nel 2004 produssi il mio ultimo film americano, Sky Captain and the World of Tomorrow, con Jude Law, Gwyneth Paltrow, Angelina Jolie e Laurence Olivier, che ricreammo al computer, non fu un grande successo ma guadagnai 90 milioni di dollari. Se avessi proseguito oggi mi ritroverei con 3-4 billions. Ho messo il calcio davanti a tutto. Certo, mi sono infilato in un mondo dominato da prenditori più che da imprenditori”.