Oggi diamo i voti. Un po’ prestino, forse, considerando che la scuola non è ancora terminata e che gli esami – seppur particolari quest’anno – non inizieranno prima di altre due settimane. Ma in tema calcio e in tema di ripresa, i tempi sono giusti e maturi. E’ stata ufficializzata la ripartenza per il 20 giugno. Quindi, adesso, è il momento dei bilanci. Sono stati mesi duri, pieni di tensione, drastiche decisioni, polemiche, uscite infelici, botta e risposta, smentite. C’è chi, alla fine di questo giro impazzito sulla giostra, ne è uscito tutto sommato bene, chi è stato “rimandato a settembre” e chi è stato invece bocciato. Vediamoli insieme.
SPADAFORA: 3 – Partiamo da lui. Quando si parla di ripresa e di mesi turbolenti, non può che venire in mente – in primis – il suo nome. Visto che parliamo di calcio, potremmo dire che si è “salvato in calcio d’angolo”. Il 3 in pagella, infatti, è comunque un premio. Voto che si è leggermente rialzato all’ultimo, un po’ come quegli studenti discontinui che aspettano le settimane finali per provare a mettere la pezza ad un anno disastroso. Il suo poteva infatti essere, tranquillamente, uno… zero tagliato. Per il modo di porsi nei confronti del sistema, per i continui cambi di idea e opinione, per quell’ostinazione ad “impuntarsi” contro il calcio, probabilmente dettata da un desiderio di far parlare di sé. Poi ha ricevuto “richiami” dall’alto, si è reso conto della situazione e, aiutato anche da una situazione rassicurante sull’andamento dei contagi in Italia, si è “ammorbidito”. Ma il voto resta basso. BOCCIATO.
GRAVINA: 9 – Lui è il secondo da chiamare in causa perché, come Spadafora, aveva in mano la ripartenza. Ma ha gestito la cosa in maniera totalmente opposta. In positivo, naturalmente, e infatti il voto è alto. Certo, la sua posizione era differente. Da presidente della Federazione aveva tutti i motivi affinché spingere sulla ripartenza, ma una frase in particolare è rimasta ben impressa all’interno degli ambienti pallonari: “Non sarò il becchino del calcio italiano”. Mai un passo indietro, sin dall’inizio e neanche nei momenti peggiori. Ha preso tempo, non ha snocciolato date definitive, ha proposto soluzioni (e continua a farlo), alcune anche folli, ma non si è mai completamente sbilanciato a favore di una o un’altra ipotesi. La sua intenzione era quella di ripartire, aspettando (nei limiti del possibile) e facendo di tutto perché si potesse arrivare alla fine del campionato senza dover ricorrere a qualcosa di estremo. Il piano B e il piano C sono delle alternative non dipendenti dalla sua volontà. Ciò che è certo è che, al di là di come andrà a finire questa storia, alla fine ha avuto ragione delle sue intenzioni ed è stato bravo a giocarsi le carte giuste nei momenti giusti. SAGGIO.
TOMMASI: 5 – Facciamo una premessa. Lui rappresenta l’organo principale che tutela i calciatori. Quindi è normale che faccia di tutto per proteggerli, anche perché non bisogna considerare solo alcuni plurimilionari in Serie A, ma anche tanti che in C – ad esempio – non hanno percepito mensilità già di base “normali”. Il voto basso, però, è legato alle sue uscite pubbliche, troppo spesso condizionate dagli eventi. Prima ha chiesto lo stop dei campionati, poi ha iniziato a dire che il campionato non poteva riprendere, poi che giocare ad agosto sarebbe stato un sogno e che assegnare titoli non sarebbe stato un dramma, e alla fine che si poteva riprendere ma con molta cautela, considerando i rischi sulla tenuta fisica e sulle condizioni climatiche. Insomma, tutte battaglie più o meno giuste, con punti di vista condivisibili. Ma guardando indietro, alcune sue opinioni “catastrofiche”, in sostanza, non si sono rivelate tali. RIMANDATO.
GHIRELLI: 6.5 – Posizione brutta, la sua. Se in A si può ripartire, in B lo si può fare con qualche sforzo e in D non vale neanche la pena pensarci, in C è tutto un caos. 60 club con interessi diversi e gran parte di questi rappresentati da presidenti con difficoltà economice e le cui casse societarie dipendono dagli incassi ai botteghini: “Molti di loro dovranno pensare prima alle loro aziende e poi alle squadre di calcio”, il pensiero di Ghirelli. Tutto giusto. Tant’è che è riuscito a mettere tutti d’accordo: non si può riprendere. La FIGC boccia ma poi si trova il compromesso, in attesa di ufficialità l’8 giugno: si giocano i soli playoff e playout, ma facoltativamente. Voto non altissimo per il criterio con cui era stata inizialmente proposta la quarta promossa (che infatti tante polemiche ha scatenato) e per la decisione di bloccare le retrocessioni senza accordarsi con la Serie D. SUFFICIENTE.
LOTITO (CON LAZIO E DIACONALE ANNESSI E CONNESSI): 4.5 – Ad oggi possiamo dire: aveva ragione. Quando in Assemblea diceva: “Il virus se sta a ritirà”, spingendo per la ripresa, tutti lo hanno preso per pazzo. Lui, con altri rappresentanti della società, tra cui Diaconale, attento ad evitare che alcune scelte affrettate avessero potuto premiare in anticipo altre squadre per lo Scudetto, penalizzando la Lazio. Perché il voto basso, però? Per i metodi comunicativi. Giusto e corretto far valere le proprie ragioni, ma non ostinarsi con interventi – in sede di riunione ma anche pubblici – continui e “martellanti”, specie nel momento peggiore del corso pandemico in Italia e in cui nessuno voleva sentir parlare di calcio. Una posizione più soft, magari con meno interventi, sarebbe stata forse più gradita. Invece ha “strigliato” da solo, accusato di voler pensare alla sua Lazio e allo Scudetto in un momento tragico. RICHIAMATO DAL PRESIDE.
CELLINO (E TUTTI I PRESIDENTI DEI CLUB CONTRARI): 3 – Discorso simile a quello sopra, ma per interessi diversi. Gran parte dei presidenti che spingevano per non giocare, guarda caso, sono a capo di squadre che rischiano fallimenti in campo sportivo o economico. Squadre salve, allo stato attuale, che chiedevano la cristallizzazione, o patron indietro con gli stipendi e alla ricerca di soluzioni, e che hanno “approfittato” della situazione. In tutto ciò, Cellino è un’eccezione: ha sempre detto che della retrocessione del suo Brescia non gliene importava e che coi conti era a posto. Giusto, ma ha spinto per non giocare con un “violenza comunicativa” istintiva e folle, ancor più assurda considerando come abbiamo cambiato idea poche settimane dopo. Adesso vuole giocare, e magari salvarsi pure. E grazie… SOSPESO PER UNA SETTIMANA.
CONTE (GIUSEPPE): 7 – Merita anche lui una menzione, seppur si sia occupato poco di questo settore avendo delle persone incaricate. E qui casca l’asino, dal momento che è dovuto proprio intervenire su “quelle persone”. Come detto sopra, Spadafora rischiava di entrare in una strada senza uscita, a lui il compito di riportarlo sulla… retta via. Dopo il post su Facebook delle polemiche da parte del Ministro, quello de “di riprendere il campionato non se ne parla proprio, ora scusate ma torno ad occuparmi degli altri Sport”, c’è stato il “richiamo dall’alto”. Si dice che Conte non avesse gradito quelle esternazioni. E da lì, infatti, la posizione di Spadafora è cambiata. L’AUTORITA’ DEL PROFESSORE.
GLI ULTRAS: Ø – Zero tagliato. Sì. Il voto peggiore è il loro. Inaspettatamente, potremmo dire. Tutto ci saremmo aspettati, meno che demagogia e superficialità da parte di un settore non composto propriamente da santi. Premessa: non vogliamo fare di tutta l’erba un fascio. Certo è che, purtroppo, tanti gesti ed eventi del passato – anche recente – hanno condizionato il giudizio sulla categoria. Tra cori che augurano la morte e la tragedia, incidenti con gravi conseguenze ed altre robe del genere (in Italia e non), sarebbe stato forse più opportuno non intervenire sulla questione. O comunque, se farlo due mesi fa poteva avere un senso, adesso non lo ha più. Riparte il calcio come riparte il paese. Senza tifosi per adesso, ma con la speranza che – proprio loro che qui stiamo criticando – tornino a riempire gli stadi e a regalare spettacolo. Perché è per loro che il calcio esiste e sono loro il bello di questo Sport. Ma per adesso, zero tagliato. OCCORRONO LEZIONI DI RECUPERO.