Abel Balbo nasce a Empalme Villa Constitución, nella provincia di Santa Fe in Argentina, il 1° giugno 1966. Fino ai quattordici anni gioca nella squadra regionale, dove l’allenatore è suo zio Nestor Rassiga. Passa poi all’Emilia di San Nicolas. Suo padre, Eduardo, lavora in una fabbrica metallurgica, ma è un grande appassionato di calcio. La madre, Beatriz, non ostacolerà mai la sua passione. Per Abel al primo posto c’è sempre la scuola. Finiti gli studi diventa professionista grazie a sua sorella Claudia che viene assunta come segretaria presso un avvocato, di nome Nudemberg. Parlando con lui, gli racconta che Abel gioca a calcio e sta per andare all’Independiente. L’avvocato si rivela essere il vicepresidente del Newell’s Old Boys e, dopo un provino, lo tessera.
Da centrocampista segna tantissimo così viene spostato a fare la punta. Il Verona si interessa a lui e gli fa firmare il contratto. Ma l’allenatore Osvaldo Bagnoli lo boccia e lo manda in prestito al River Plate. Fa molto bene e guadagna anche la Nazionale. Ad osservarlo c’è l’Udinese. Balbo torna a Verona ma c’è un limite di tesseramento di tre stranieri. Così viene dirottato proprio all’Udinese. Undici centri alla prima difficile stagione, che culmina con la retrocessione in Serie B. In cadetteria si laurea capocannoniere con 22 gol. Altre 11 reti la stagione successiva, poi la promozione in Serie A e i 22 centri nella stagione 1992/1993. Si trasferisce alla Roma, dove va sempre in doppia cifra: 87 gol in 170 presenze. Vince uno scudetto e una Supercoppa Italiana. Meno prolifici gli anni con Fiorentina e Parma (anche se in gialloblu vince una Coppa Italia e una Coppa UEFA). Poco fortunato il ritorno nella Capitale. Chiude la carriera con il Boca Juniors.
Abel Balbo avrebbe potuto essere un giocatore dell’Inter, ma tutto saltò per colpa della firma, come raccontò lo stesso calciatore argentino a ‘Mediaset Premium’: “Ho firmato male e mi hanno scartato. C’era la moglie del presidente Pellegrini che faceva le perizie calligrafiche. Sono andato a pranzare a casa del presidente, ho firmato un foglio e poi sono stato scartato per un altro giocatore. Da lì ho cambiato firma”.
Appese le scarpe al chiodo, ha iniziato la carriera di allenatore con poca fortuna. Treviso prima, Arezzo poi. Ha fatto anche l’opinionista e ogni tanto gioca con la squadra delle leggende della Roma. Oggi Balbo ha un’azienda agricola in Argentina. Insieme alla moglie produce cereali, soia e mais.