Paulo Roberto Falcao ha fatto la storia nella Capitale. Se ti chiamano l’ottavo re di Roma un motivo ci sarà. Intervistato dal ‘Corriere dello Sport’, il brasiliano ha ripercorso la sua carriera svelando anche alcuni retroscena: “Quando mi vennero a prendere all’aeroporto 5.000 persone, non cercavano me. Se fosse sbucato Pinco Pallino al mio posto sarebbe stato lo stesso. Cercavano la speranza di una rivoluzione tecnica. Del resto di me si sapeva poco come io sapevo poco dell’Italia”.
I paparazzi faticavano a scovarlo: “Capii subito che in Italia non è culturalmente accettabile che un calciatore frequenti una discoteca. Anzi i night, come si chiamavano all’epoca. Preferivo stare a casa, per senso del dovere verso i tifosi che mi volevano bene. E per essere un buon promotore dei brasiliani. Molti volevano venire in Serie A, all’epoca”.
Non si poteva non parlare della Coppa campioni persa contro il Liverpool: “E’ il mio rimpianto. Vorrei rigiocare quella finale stando bene. Comunque anche lì, macchia arbitrale: fallo enorme di Rush su Tancredi sul gol dello 0-1. Non capisco la polemica su quel rigore. Io non riuscivo a camminare per il dolore al ginocchio. L’effetto dell’antidolorifico era già abbondantemente finito durante i supplementari. Ma se anche fossi stato bene, Liedholm mi avrebbe fatto tirare il quinto rigore per scaramanzia dopo il tentativo azzeccato della finale di Coppa Italia contro il Torino. Ma al quinto rigore non arrivammo, purtroppo. Il Liverpool vinse prima. Avrebbe tirato Dodo Chierico, perché Pruzzo era uscito. Ma non è importante. Importante è stato giocare la finale. Aver raggiunto la vetta. Pensare di poter vincere non significa vincere sempre. Per me conta di più aver lasciato un segno in termini di ambizione e affetto reciproco. Ci siamo divertiti emozionandoci ed emozionando. Non c’è niente di meglio per entrare nella storia”.
Falcao provò a portare alla Roma Zico, poi riuscì a convincere Cerezo: “Vero. Ma non fu proprio una mia iniziativa. Su Zico intervenne Viola, su Toninho la richiesta fu di Liedholm”.
Si vociferava che Giulio Andreotti si mosse in prima persona per non farlo andare all’Inter: “Non lo so. In tanti pensano di sì. Ma la verità è che in quel momento non avevo alcuna voglia di lasciare la Roma. Roma è stata la mia scelta più giusta. Nei primi mesi del 1980 mi telefonò Rivera. Sembrava un affare ben avviato, poi il Milan venne retrocesso in B. E spuntò la Roma”.