La vita Paul Gascoigne è stata sopra le righe. Genio e sregolatezza. Uno di quei personaggi che è riuscito a scrivere pagine indelebili della storia del calcio, più per le imprese fuori dal campo che per quelle nel rettangolo verde. Cresciuto con un padre alcolizzato, Paul ne ripercorrerà le orme, purtroppo. Stecca i primi provini in Inghilterra ma ha la sua grande occasione con la maglia del Newcastle. Qui gli viene affibbiato il nome di ‘Gazza’ (che lo accompagnerà per tutta la vita), probabilmente per il suo modo strano e sbilenco di camminare. Nonostante la sua non perfetta forma, dovuta alla golosità (si dice fosse ghiotto di caramelle, cioccolata e ciambelle), gioca tre buone stagioni con la maglia dei Magpies, viene notato dal Manchester United di Sir Alex Ferguson, ma finisce al Tottenham, diventando il più grande rimpianto della carriera del manager scozzese. Una prima stagione così così, una seconda buona che gli vale la convocazione per i Mondiali del ’90.
Dopo una breve (per fortuna) carriera da rockstar insieme ai Lindisfarne, torna ad una delle sue passioni, il calcio. Vince una Fa Cup, anche se esce al 17′ della finale contro il Nottingham Forest per un infortunio che ne condizionerà le stagioni successive. Il neo presidente della Lazio Sergio Cragnotti lo porta in Italia, come fiore all’occhiello della sua campagna acquisti. A Roma non entusiasma, anzi. Si fa male al ginocchio in discoteca durante una rissa e si ferma per 16 mesi. La stagione 1994-1995 sarà per “Gazza” l’ultima in Italia e con la amata Lazio, dove mette insieme solamente 4 presenze. Nell’estate successiva passa, per 11 miliardi, ai Rangers di Glasgow. Vince due campionati, una Scottish Cup ed una Coppa di Lega scozzese da protagonista. Nel 2004 decide di ritirarsi dal mondo del calcio e la sua vita inizia a prendere una piega decisamente più triste e malinconica.
Nel 2007 viene operato d’urgenza allo stomaco per un’ulcera perforante. Evasioni fiscali, gin, vodka, whisky, 4 bottiglie di brandy prima delle partite, cocaina, dipendenza da Red Bull (60 lattine al giorno), aggressione a paparazzi, depressione, botte alla moglie, 12 tentativi di riabilitazione dall’alcolismo falliti, risse, tentati suicidi. Questo il curriculum (poco invidiabile) degli ultimi anni di Paul Gascoigne. Famosa la dentist chair, un drinking game dove la donna prescelta viene fatta sedere inclinate e irrorate di alcol spruzzato direttamente in bocca. Questa pratica darà vita ad un’esultanza agli Europei del ’96.
Gascoigne racconta: “Il giorno dopo l’incidente, l’ospedale dichiarò che ero morto due volte durante il viaggio in ambulanza. Ho dovuto sistemare i denti, ne avevo rotti 9. E se il mio cuore smettesse di battere? Non so, ero morto”. Sulla dipendenza dall’alcol ha aggiunto: “Non sono mai sicuro che non berrò di nuovo. So solo che non berrò nei prossimi 10 minuti“.
Celebri, inoltre gli aneddoti raccontati da chi con Gascoigne ci ha giocato. Ai tempi del Tottenham, durante l’allenamento un suo compagno scaglia un pallone nei boschi, oltre la recinzione del campo, e lui: “Tranquilli, la recupero io”, si inoltra nel verde e scompare nel nulla, rientrerà solo alla fine dell’allenamento del giorno dopo rivolgendosi al mister Terry Venables col pallone sotto il braccio dicendo “Eccola! L’ho trovata!”. Non tutti erano contenti, invece, quando battezzava i nuovi arrivati defecando nei loro calzettoni. Ne sa qualcosa Gattuso. Storico anche un altro episodio: alla fine della finale per il terzo posto ai Mondiali del ’90, che l’Inghilterra perde proprio con l’Italia, nello spogliatoio inglese entra un uomo accompagnato da quattro bodyguards che chiede di lui. Paul è sotto la doccia, esce coperto solo da un asciugamano per il viso e va incontro all’uomo schiaffeggiandogli la testa. Bene, quell’uomo era Gianni Agnelli che lo voleva portare alla Juventus. Questo è Paul Gascoigne.