Calori e quel Perugia-Juve: “Non volevano giocare, ma Collina telefonava…”

Alessandro Calori è passato alla storia per quel gol in Perugia-Juve che regalò lo scudetto alla Lazio: "Non volevano giocare, ma Collina teleonava..."

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Verrà ricordato sempre come l’uomo del gol in Perugia-Juve. Alessandro Calori consegnò lo scudetto alla Lazio vent’anni fa, grazie a quella rete sotto il diluvio. L’ex difensore ha raccontato la partita in un’intervista a ‘La Gazzetta dello Sport’: “Si poteva giocare? Non saprei, era una situazione difficile da gestire. Penso che Collina chiamasse i suoi superiori, i quali forse gli suggerivano di aspettare. L’arbitro provò spesso a far rimbalzare la palla. Rimanemmo fermi quasi un’ora e mezza, una pausa infinita: dura riprendere. A chi telefonava Collina? Lo osservavamo da distante. Credo che parlasse con i designatori o con Carraro, ma sono mie supposizioni. Era logico che non volessero ricominciare. Avrebbero avuto degli svantaggi, il campo era un acquitrino. A noi la cosa risultava indifferente. Zambrotta venne espulso. Vedevo facce sempre più preoccupate, persero lucidità. Avevano Zidane, Del Piero e Inzaghi, ci aggiunsero Kovacevic. Niente da fare”.

Su come il Perugia preparò quella gara, Calori spiega: “A noi Gaucci disse più o meno questo: ‘Mi raccomando, ci guarda il mondo, mettiamoci il massimo impegno e vada come vada’. La storia della Cina la usò con giornali e tv, e non so perché. Premio speciale per quella vittoria? No, prendemmo il premio salvezza concordato ad inizio campionato. Non c’era una bella atmosfera, dopo Juve-Parma erano esplose polemiche. Ci impegnammo come sempre, la differenza però la fece l’atteggiamento. Noi eravamo spensierati, non avevamo nulla da perdere. Loro erano tesi e nervosi, dovevano vincere per forza. Poi c’è stata la componente casualità. La Juve ebbe una marea di occasioni, Inzaghi e Del Piero sbagliarono gol che di solito segnavano con facilità. Il nostro portiere, Mazzantini, fece un paio di miracoli”.

Poi il gol e l’affetto degli anti-juventini: “Il gol nacque da una punizione. Ero salito per colpire di testa, ma su un rimpallo mi arrivò il pallone, lo stoppai senza farlo cadere e calciai. La palla toccò terra e, complice l’erba fradicia, il tiro divenne imparabile. Non darei troppe colpe a van der Sar. Ho provato sulla mia pelle le divisioni tra juventini e anti-juventini, l’Italia ama spaccarsi. Su un muro della strada dove c’è la mia casa in Toscana, comparve una scritta in viola: ‘Grazie di cuore’. Era l’apprezzamento dei tifosi della Fiorentina. Ricevetti qualche minaccia da alcuni juventini. Oggi, qualunque cosa faccia, sono sempre quello del gol alla Juve- Dispiacere? No, ma penso di aver fatto dell’altro, nella vita”.

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