Campano, nato a Nocera Inferiore nel 1978, Simone Barone cresce a Parma e viene tesserato dai ducali. Dopo un primo periodo in prestito fra Padova, Alzano e Chievo Verona, torna a Parma. Arriva la chiamata del Palermo, squadra con cui si toglierà le maggiori soddisfazioni. Dopo due stagioni passa al Torino Simone Barone. Tre stagioni altalenanti, sfociate nella retrocessione. Viene ceduto al Cagliari per fare cassa. Collezionerà appena 16 presenze e a fine anno lascerà la Sardegna. Rimasto senza contratto per un anno, viene tesserato dal Livorno. A fine stagione, nel 2012, decide di smettere col calcio giocato. Ha intrapreso la carriera da allenatore. Prima gli Allievi Nazionali del Modena, poi la Primavera dei canarini, gli Juniores del Parma, l’esperienza da vice di Zambrotta sulla panchina dei Delhi Dynamos, quella con l’Under 16 della Juve e la Berretti del Sassuolo. È sposato con Carla Duraturo, seconda classificata a Miss Italia 2002 e poi soubrette televisiva, che lo ha reso padre di due figli. E’ diventato campione del mondo nel 2006.
Proprio Barone ha ricordato qualche aneddoto sulla rassegna in Germania: “Ogni sera, dopo cena, restavamo tutti insieme. C’era chi giocava a carte, chi guardava la tv e chi come me e Buffon passava le serate a giocare a ping-pong. Eravamo due malati di questo sport. Sembrava di essere all’interno di un piccolo villaggio, c’era tanta voglia di stare insieme”. Poi i ricordi di Zambrotta: “Due sere prima dell’esordio nel girone, io e lui abbiamo ordinato un’omelette. Vincemmo la partita e da lì in poi i due giorni prima di ogni gara ordinavamo un piatto di omelette”.
Filippo Inzaghi e Simone Barone, sono accomunati dalla partita contro la Repubblica Ceca. SuperPippo gli negò la gioia del gol, quando uno accanto all’altro in contropiede decise di tirare anziché passargli la palla. Successivamente, ospite a Sky, Barone si prese una piccola rivincita, raccontando un aneddoto su Inzaghi studente: “Pippo arrivò e come al solito non aveva fatto la tesina, allora mi guardò e disse: ‘Simo, la tesina l’abbiamo fatta insieme’, io gli risposi e gli dissi che l’avevo fatta io, ma lui ridendo ribadì: ‘Devi dire così’. Davanti ai professori dissi che l’avevamo fatta insieme, ma i voti più alti furono i miei”.
Barone fu molto vicino alla Juventus: “Quando ero a Palermo, nella stagione 2005-2006, fui molto vicino alla Juventus. Nel gennaio del 2006, il club bianconero aveva bisogno di un centrocampista perché aveva qualche acciacco in quel ruolo e mi sarei dovuto trasferire il giorno dopo della sfida giocata proprio contro la Juventus persa per 2-1 con doppietta di Mutu. Giocai bene e probabilmente convinsi Zamparini che, forse non più convinto da qualche giocatore proposto in scambio, ventiquattr’ore dopo mi disse che non mi avrebbe più ceduto. Era il periodo in cui giocando a Palermo ero nel giro della Nazionale e avevo molto paura di perderla. In rosanero ero titolare, alla Juve non lo sarei mai stato perchè avevo grandi campioni davanti a me. Mi sono guadagnato la chiamata tra i ventitré che parteciparono al Mondiale in Germania. Forse era destino”.
L’ultimo siparietto lo ha concesso Camoranesi su Instagram: “È ancora vivo Barone? Sta ancora aspettando il passaggio di Pippo! Un giorno, due anni fa mi chiama Grabbi (tecnico delle giovanili della Juve, ndr) e vado a Vinovo. Ho detto: ‘Vengo a trovarti’. Arrivo e vedo due allenatori del settore giovanile che non riuscivo ad identificare. Man mano che mi avvicino vedo Pessotto, Ciccio e Simone. Lui mi fa: “Che ci fai qui?” e io: “No, che ci fai tu qui!”.