Serie A, le condizioni per la ripartenza: allenamenti a gruppi, tamponi, test e rientro degli stranieri

Le linee guida che ogni società dovrà seguire prima di un'eventuale ritorno in campo: tra test medici e allenamenti 'graduali'

CalcioWeb

E’ come in amore: la testa consiglia una cosa, il cuore un’altra. La stagione calcistica 2019-2020 riprenderà? La testa consiglia una cosa, il cuore un’altra. A parte ogni tipo di battuta, la linea sembra tracciata: si farà di tutto per ripartire, anche ‘ingolfando’ il calendario e terminando oltre una certa data, ma nei limiti del possibile e sempre preservando la salute. C’è voglia, da parte del Governo, di pianificare la cosiddetta ‘fase 2′, quella in cui si dovrà convivere con il virus rispettando alcune regole fondamentali. Nel calcio, di conseguenza, è un po’ la stessa cosa.

Ci saranno alcune linee guida da seguire, graduali, qualora si dovesse – come tanti hanno prospettato – ripartire a metà maggio. Tamponi a tutti i calciatori, spesso, e test per individuare eventuali immunità. E un inizio ‘lento’ degli allenamenti, in piccoli gruppetti per evitare assembramenti. C’è chi propone anche un maxi ritiro che vada dalla ripresa fino a fine campionato, in maniera tale da mantenere calciatori e staff tutti insieme e ben lontani dal ‘mondo esterno’. E poi, soprattutto, un primo ‘richiamo alle armi’ ai diversi calciatori stranieri tornati in patria dopo aver concluso il periodo di isolamento in Italia. Questo per poter far trascorrere anche nel nostro paese i canonici 14 giorni di quarantena e poi aggregarsi ai compagni per l’inizio delle attività. Il tutto tra metà aprile ed inizio maggio, in maniera tale – appunto – da poter tornare in campo il 20 maggio. Sarà possibile? La risposta è sempre la solita: attendere lo sviluppo degli eventi.

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