Si riprende o non si riprende? Nonostante la discontinuità di pareri tra uomini di calcio, dirigenti federali, politici e scienziati di turno, sembra sempre più imminente – ormai – quantomeno il ritorno in campo per gli allenamenti. Risposte successive si avranno nelle settimane a venire. Salvo complicazioni (leggasi nuova ondata che imponga un altro lockdown o presenza di numerosi contagiati tra i calciatori) a quel punto anche la Serie A potrebbe ricominciare. Ma come sarà possibile tutto questo? Con il protocollo redatto dalla FIGC composto da 10 punti. Maggiori risposte si potranno avere nei prossimi giorni, in quanto tante sono ancora le risposte contrastanti. Ma se il governo decidesse di approvare, queste saranno le regole da seguire. Eccole di seguito.
- Sanificazione dei centri sportivi in cui le squadre alloggeranno.
- Ripartenza scaglionata per categorie: prima A, poi B, poi C (anche se quest’ultima ha opposto resistenza, ma il 4 maggio la situazione potrebbe essere più chiara dopo il piano che presenterà la Lega Pro).
- Ogni squadra dovrà comunicare il numero di persone (tecnici, medici, magazzinieri ecc.) ritenute indispensabili per stare “dietro” alla squadra.
- I test a tutti. Prima dell’inizio degli allenamenti (orientativamente dai 4 ai 3 giorni prima), le persone del punto 3 verranno sottoposte ad ogni tipo di esame per verificarne lo stato.
- Una volta certificato che nessuno è risultato positivo, tutto il gruppo si potrà spostare nel centro sportivo per il ritiro. Chi non lo ha, dovrà trovare una struttura adeguata. Si tratta, a tutti gli effetti, di un vero e proprio ritiro, lontano dal mondo esterno.
- La prima settimana, gli allenamenti si svolgeranno individualmente.
- Salvo nuovi contagi o situazioni particolari, dalla seconda settimana si potrà iniziare con il lavoro regolare in gruppo.
- Cosa succede se qualcuno risulta positivo? Si procede all’isolamento della persona contagiata, con il resto del gruppo che verrà sottoposto ai soliti test ma senza interrompere le attività.
- Ciò che tanti si sono chiesti è stato: perché i tamponi ai calciatori quando c’è chi ne ha più bisogno? In tal senso, la FIGC ha pensato di risolvere la questione così: per ogni test acquistato, i club ne pagheranno un altro per i cittadini.
- Dopo due settimane, una di lavoro individuale e una in gruppo, la FIGC proporrà al Governo un nuovo protocollo per la ripresa del campionato regolare.