Ha raccontato tanto. Si è aperto Fabio Cannavaro. Lo ha fatto nella diretta Instagram con Damiano ‘Er Faina’. Ha parlato del rimpianto di Napoli, della Juve e di Calciopoli e dell’Inter con il rischio ritiro.
RIMPIANTO NAPOLI – “Il rimpianto di Napoli è che sono andato via troppo presto perché purtroppo la società aveva problemi economici e quindi mi ricordo ancora oggi che Ferlaino mi chiamò e mi disse che se non avessi accettato l’offerta del Parma – che io stavo per rifiutare – la società sarebbe fallita il giorno dopo. Mi diede questa responsabilità e io dovetti comunque accettare perché era veramente arrivata al limite”.
LA JUVE E CALCIOPOLI – “Juve? Il rammarico è che è successo tutto quel casino dopo due anni in cui ho fatto delle prestazioni paurose. Il rammarico è quello, di non poter godermi due scudetti sudati sul campo. Abbiamo dato il massimo, sul campo abbiamo sofferto e gioito. Era una squadra talmente forte che dopo quando venite fuori tutto il casino nessuno ci voleva credere, io per primo. Dicevo ‘Non è possibile’. E invece poi venne fuori tutto il casino. La cessione del 2006? Le cose vengono scritte sempre come uno vuole. In quel momento lì la Juve doveva vendere, doveva liberarsi di alcuni giocatori con stipendi importanti. Vendettero me ed Emerson al Real Madrid e Thuram e Zambrotta al Barcellona. Cedettero anche Ibrahimovic e Vieira all’Inter. Chi è rimasto in Serie B ha fatto un qualcosa di eccezionale, ha riportato la Juve dove merita. Quando uno va a giocare alla Juventus capisce la differenza tra giocare a calcio e vincere. Lì capisci che sono anni luce avanti a tutti”.
PAURA INTER – “All’Inter il rammarico è che sono andato via sul più bello. Ho sofferto tanto, pensavo di smettere di giocare a calcio perché sono stato quasi un anno e mezzo con una frattura nella tibia. Più che problema psicologico, era il fatto che non potessi allenarmi. Non posso mai dimenticare che è stato un errore, dovevo fermarmi subito. Però ero appena arrivato… non posso mai dimenticare quando sono entrato a San Siro la prima volta, non giocai titolare, Cuper mi fece entrare dopo. Quando entrai ci fu un boato pazzesco. Alla fine della partita Moratti venne da me e mi disse: ‘Fabio, un boato così l’ho sentito solo con Ronaldo’. Questo per farti capire le aspettative che c’erano. Per me dopo sette anni di Parma e titolare della nazionale, arrivare lì e fallire mi dava fastidio. A Mancini dissi che sarei tornato quando ero pronto e iniziai un programma di allenamento”.