Cristiano Lucarelli ha colto nel segno. Eppure non ci vorrebbe molto a capirlo. L’allenatore del Catania, che il calcio lo vive da anni, prima da giocatore e adesso da tecnico, ha aperto gli occhi a tutti quei finti moralisti e perbenisti per cui “il calcio non deve ripartire”.
Il suo intervento a TuttoSport è abbastanza eloquente e smaschera i luoghi comuni e la demagogia che la fanno da padrone in questo periodo: “Il calcio è vittima di attacchi demagogici – dice – Nell’immaginario collettivo il calciatore è colui che guadagna milioni di euro, va in giro in Ferrari e in vacanza ad Ibiza. Non è così, o perlomeno è solo una piccolissima parte a farlo. Per il resto ci sono 500 calciatori in B e 1500 in C con stipendi normali. Si parla di calciatori e si finisce per generalizzare. In C ci sono giocatori che partono con le famiglie da Reggio Calabria per andare a giocare a Bolzano, e viceversa: il tutto a 1200 euro al mese. Smettiamola con questi luoghi comuni.
“E poi c’è un mondo intero intorno al calcio. Al Catania, fra giardinieri, camerieri, addetti alle pulizie e vigilanza, ci sono circa 250 persone. Ha una grande importanza sociale in Italia e nel mondo: serve per veicolare messaggi e finanziare tante altre attività. Non è il male dell’universo“.