Una vita movimentata, una carriera che poteva essere stellare e invece è stata fortemente condizionata dai vizi. Jermaine Pennant ha vissuto un’infanzia delicata. I genitori si sono separati quando lui aveva soli 3 anni. Il padre era uno spacciatore e gli fece credere che la madre fosse morta di cancro. Una volta scoperta la verità Pennant non ha mai avuto rapporti con lei. Un quartiere difficile quello in cui ha passato gli anni dell’infanzia. Delle gang locali, volente o nolente, dovevi farne parte. Quando aveva 14 anni un gruppo della famosa gang Meadows Estate di Nottingham è stato protagonista di un’imboscata con la gang di St. Ann: “Avevano coltelli, mazze da baseball e qualche pistola. Mentre passavano ne hanno accoltellato uno e colpito un altro con le mazze. E’ partito anche qualche colpo di pistola”, ha raccontato Pennant. Un episodio di scontro tra gang che gli ha di fatto cambiato la vita: “Abbiamo sentito spari, tutti sono fuggiti, la nostra gang ha inseguito quella rivale. Non ho visto con i miei occhi cosa sia successo realmente perché d’istinto mi sono nascosto dietro al bancone, ma uno della gang di St Ann è stato preso e successivamente è morto in ospedale. Sono stato fortunato, fossi stato fuori potevo essere facilmente io ad essere accoltellato e ucciso”.
Il calcio sembrava averlo salvato. A 15 anni l’Arsenal lo pagò 2 milioni di sterline. Jermaine siglò anche 3 gol all’esordio contro il Southampton ma i suoi problemi fuori dal campo presero lo stesso il sopravvento. Quella stessa tripletta è stata oggetto di un altro aneddoto. È il 7 maggio 2003. Jermaine Pennant parte titolare in quella sfida. Ma non se lo aspetta, tant’è che la sera prima partecipa ad un party dei suoi: “Sono stato fuori la sera prima della partita e ho avuto una notte di quelle importanti perché davvero non avrei mai pensato di giocare, figuriamoci partire dall’inizio. Non ero mai partito titolare nell’Arsenal e non credevo le cose potessero cambiare, almeno fino a quando c’erano Pires, Ljungberg e Parlour in squadra. Ero sicuro di andare in panchina”. Segnerà tre gol, ma il suo unico pensiero, come rivelato nella sua autobiografia ‘Mental – Bad behaviour, ugly truths & the beautiful game‘, era: “Bene, ora Arsene toglimi dal campo. Mi sentivo malissimo con la vodka che rimbalzava nello stomaco e si sentiva anche quando respiravo”.
Un’altra brutta vicenda capitò quando era passeggero di un amico e due macchine provarono a speronarlo: “Sembrava di essere nel gioco Grand Theft Auto. Il mio amico girava a destra e sinistra perché l’auto dietro voleva colpirci, le due donne a bordo con noi urlavano spaventate. Alla fine siamo riusciti a salvarci, fuggendo nel traffico contromano. E’ stata la fuga più fortunata della mia vita, non c’era altra via d’uscita”. Nel 2005 Pennant fu in carcere per 30 giorni per guida in stato d’ebrezza dopo l’incidente avvenuto con la macchina di un suo amico. Al suo rilascio è stato il primo giocatore di Premier League ad indossare e giocare con una cavigliera elettronica.
La carriera prenderà una parabola discendente con esperienze non indimenticabili in Spagna, allo Stoke e poi persino nella Indian Super League e a Singapore, prima del finale al Billericay Town, club delle serie minori inglesi. Ha anche raccontato un aneddoto relativo a un suo amico d’infanzia, pugnalato 15 volte dai membri di una gang rivale arrivati persino a incidere le iniziali della banda sul suo volto: “Si chiama Benjamin Smith, e sua madre ha pensato che potesse essere d’aiuto per lui sentire la mia voce. Non osai dire all’Arsenal dove stavo andando e a fare cosa, e fu orribile vederlo ridotto così. Non sapevo cosa dirgli, così gli raccontai quello che stavo facendo. Non ero lì quando si è svegliato, ma mi ha fatto piacere. Era così gravemente ferito che dovrà prendere pasticche per tutto il resto della sua vita”.
Ha anche partecipato al ‘Big Brother’, il ‘Grande Fratello’ inglese. Ma sono le donne la più grande passione della sua vita. “È stato quando sono arrivato a Londra, a 17 anni, che ho cominciato a conoscerle, quindi sono diventato famoso perché giocavo nell’Arsenal e venivo visto tutte le sere nei club. Improvvisamente ero circondato dalle ragazze, era fantastico uscire con i compagni, prendere qualche birra e trovare così tante donne che volevano conoscerci. Succede che ne vuoi una, e poi un’altra, e poi un’altra ancora. E il giorno dopo al campo di allenamento parli con i compagni, vi scambiate impressioni, vi raccontate le esperienze. E poi ripeti tutto quando vuoi: siedi a un tavolo con loro, prendi qualche birra e ti accorgi che intorno ci sono tavoli pieni di donne che vi hanno notato. Aspettano che tu offra loro da bere, ed è per quello che si avvicinano, perché sanno che con un calciatore berrai gratis tutta la notte, ti divertirai”.
Pennant descrive nei dettagli serate a base di sesso, raccontando di come questo fosse diventato una vera e propria fissazione non solo per lui ma anche per i compagni, al punto che avevano inventato un gioco sullo stile del Monopoli. Le ragazze con cui i calciatori andavano a letto venivano classificate come le proprietà di diverso valore presente nel famoso gioco da tavolo, quindi se qualcuno finiva a letto con una doveva pagare una cifra corrispondente al primo che lo aveva fatto: “Quante volte io e Ashley Cole lo abbiamo fatto a tre! Portavamo una ragazza a casa sua, una di cui non ricordo neanche il nome, e mentre ci facevamo sesso ci davamo il cinque. Poi ogni tanto facevamo una pausa per il tè e poi ricominciavamo. Una volta poi ho pagato 16 mila sterline a una ragazza che mi aveva detto di essere incinta e che avrebbe tenuto il bambino. Non conoscevo neanche il suo cognome, non sapevo se era vero, ma ho pagato e nel giro di pochi giorni lei ha deciso di abortire. Non l’ho mai detto a nessuno, né al mio agente né ai miei migliori amici”.
Sposato dal 2014 con la 32enne pornostar Alice Goodwin, ha deciso di accompagnare la consorte nella sua attività, partecipando attivamente a una delle sue sedute in webcam privata. Uno show che sarebbe passato inosservato se non fosse stato per uno dei suoi numerosi tatuaggi, riconosciuti da un “cliente“: “Sapevo fosse sua moglie, ma non immaginavo che partecipasse anche lui. Quel ragazzo ha giocato in Premier League e in una finale di Champions League. Forse se avesse messo più impegno nello sport ora non sarebbe in questa situazione“.
Pennant, però, non ha alcun rimpianto: “Le mie storie fuori dal campo mi hanno marchiato e impedito di giocare per la Nazionale, ma non avevo nessuno a guidarmi. Dovevo sbagliare e imparare la lezione da solo. Non ho alcun rimpianto. Mi sento fortunato di aver vissuto queste emozioni da calciatore. Mi sono divertito. Quando la gente dice che ho sprecato il mio talento forse ha ragione, ma visto da dove vengo e quello che ho vissuto credo alla fine di aver fatto abbastanza bene”.