Il 19 aprile 1994 moriva Dener Augusto de Sousa, indicato da molti come l’erede di Pelé. L’ex campione del mondo Pepe di lui ha detto: “Meglio di Dinho, Rivaldo e Neymar, come nessuno negli ultimi 30 anni”. Una delle tragedie più grandi del calcio brasiliano. Un funambolo, un futuro campione. Nato a Vila Ede, umile sobborgo di San Paolo, Dener si divise tra lavoro e calcio sin dall’età di 8 anni per aiutare la madre dopo la prematura scomparsa del padre. Per lo scrittore e giornalista Luciano Ubirajara Nassar, autore della biografia dal titolo ‘Dener, il Dio del dribbling’, fu di gran lunga “più grande e più forte di tanti giocatori laureatisi campioni del mondo. Per creatività, rapidità e capacità d’improvvisare non ha avuto eguali. Capisco che per molti suoni quasi come un’eresia, ma nemmeno Zidane, Ronaldo e Messi possiedono il talento che aveva Dener“.
Due titoli (il campionato gaùcho e la coppa Guanabara) e due presenze con la maglia della Nazionale. Un pre-contratto con lo Stoccarda, magie con la maglia del Portuguesa e un Mondiale, quello di Usa ’94 che lo avrebbe visto protagonista. Poi il destino ha portato via un potenziale fenomeno. Quel 19 aprile 1994 la Mitsubishi bianca su cui Dener viaggiava si schiantò contro un albero, al termine di un viaggio no stop in notturna di oltre 400 chilometri. Finiva così la vita, brevissima, del nuovo crack del Brasile, l’erede di Pelé. Quel che resta di lui, purtroppo, è solo qualche video su YouTube.