“Sono avvilito, i calciatori mi intimano il pagamento degli stipendi”: la lettera del presidente di Serie D

La lunga lettera del presidente di una squadra di Serie D i cui calciatori (con l'allenatore) hanno intimato il pagamento di due mensilità

CalcioWeb

Il presidente della Torres, Salvatore Sechi, ha scritto una lunghissima lettera per manifestare il disappunto dopo quanto è venuto a sapere: i calciatori e l’allenatore hanno intimato alla società il pagamento delle mensilità di marzo e aprile. Il club di Serie D, è evidente, sta soffrendo e soffrirà come tutti questa situazione. Riportiamo integralmente la lettera ricevuta.

Scrivo con grande rammarico queste righe per informare tutto il mondo della Torres ed esporre una gravissima situazione che non mi sarei mai aspettato di vivere, ancora meno nel momento delicato che affrontiamo a causa dell’emergenza sanitaria.

Ho ricevuto due giorni fa dall’avvocato De Cesaro, una PEC firmata da tutti i giocatori e dall’allenatore Marco Mariotti (da tale procedura si sono dissociati il preparatore atletico Mascaro e il preparatore dei portieri e vice allenatore Tore Pinna), in cui si chiede alla Società, anzi si intima, il pagamento delle mensilità da marzo a giugno, nonostante lo stop di tutti i campionati.

Nella stessa lettera, indirizzata anche alla Regione Sardegna, i giocatori e il tecnico prospettano addirittura azioni legali per avere il suddetto rimborso tramite i contributi regionali alle Società.

Tutto questo, come potrete capire, mi ha lasciato avvilito e attonito.

Ricevuta la PEC ho contattato la Lega Nazionale Dilettanti che mi ha confermato quanto già noto e cioè che la Torres non è in alcun modo tenuta al pagamento di emolumenti per prestazioni mai effettuate, così come nessuna Società di serie D. Sconcertati dell’accaduto, come il sottoscritto, mi hanno chiesto di avere la documentazione in oggetto in quanto i giocatori e il tecnico Mariotti portando avanti quanto esposto e rivolgendosi ad un avvocato, mai hanno informato la Lega Nazionale Dilettanti come previsto dalle normative federali; ma sulle eventuali questioni disciplinari non entro in merito. La mia amarezza si basa, soprattutto, sul tradimento della fiducia.

Ho ottemperato regolarmente a tutti gli impegni con la squadra per le mensilità dovute fino al mese di febbraio, sempre tramite bonifico bancario. Tutto facilmente documentabile.

Per il mese di marzo, come più volte dichiarato, la Società si è attenuta alle indicazioni della Lega e del presidente Sibilia, comuni a tutte le formazioni militanti nel campionato di serie D ad oggi fermate dalla grave emergenza sanitaria Covid – 19. Tutte, infatti, al momento non possono proseguire le proprie attività sportive in attesa di decisioni chiare e unanimi del mondo del calcio.

Ad oggi non sappiamo se il campionato proseguirà, se si fermerà, se ripartiremo domani o tra sei mesi, se varranno gli accordi presi o se la Federazione interverrà a sostegno dei calciatori. Non sappiamo nemmeno se interverranno altre associazioni. Nulla. Non sappiamo nulla. E’ il motivo per cui il calcio è ancora in stallo e in serie D non abbiamo ancora avuto direttive sul da farsi.

Non ho deciso io questo stop, certamente era necessario, vista la gravità della situazione ma ribadisco: la Società non può essere intimata ad effettuare rimborsi in questo momento perché siamo tutti in attesa di decisioni da parte della Lega. Nessuno può dire il contrario. Di più, tutti gli Accordi Economici firmati dai calciatori sono stati depositati regolarmente in Lega nei tempi e nelle modalità stabilite.

Aggiungo che, oltretutto, ben 12 dei 23 firmatari della lettera hanno potuto accedere ai contributi posti in essere dallo Stato con il decreto Cura Italia, ricevendo quindi il sussidio grazie anche alla Società che ha controfirmato la documentazione, regolarizzando la pratica.

Detto tutto questo, la presa di posizione dei giocatori e del tecnico non solo è legalmente inaccettabile ma lo è anche moralmente.

Oltre alle conseguenze gravissime sull’immagine della Società, si tratta di pretese eticamente scorrette, fuori luogo e distanti anni luce dalla situazione attuale, fatta di emergenza, di lutti e di disagio sociale ed economico per tutti, a tutti i livelli; non esiste solo il calcio. Ci sono migliaia di aziende coinvolte in questa crisi e lavoratori in attesa di conoscere l’immediato futuro e se e quando potrà ripartire l’economia in questa fase delicata del Paese.

So di aver agito sempre in chiarezza e trasparenza con tutti e il mio sconcerto deriva anche dal fatto che solo pochi giorni fa, a Pasqua, avevo sentito i giocatori, singolarmente, e in nessun modo mi era stata fatta richiesta di pagamenti. Anzi, in questa occasione, avevo detto loro che, qualora avessero avuto necessità, sarei intervenuto io come imprenditore, in attesa di sapere come muoverci come Società. In alcuni casi io stesso ho provveduto, a mie spese, ad andare incontro ai singoli giocatori in situazione di emergenza. Non mi pento di averlo fatto ma lo sottolineo perché, oggi, qualcuno di quei giocatori da me interpellato sui motivi di questa azione contro la Torres, ha usato una frase significativa: “mi hanno costretto a firmare”. Vergognoso.

Sull’aspetto legale non ci sono dubbi in merito all’operato della Società e di questo si è già occupato l‘avvocato Moro per conto della Torres. Una risposta alla diffida dei calciatori e del tecnico Mariotti è stata inviata anche alla Regione Sardegna, chiamata in causa a sproposito visto che in alcun modo quei contributi possono essere utilizzati per pagare rimborsi spese, peraltro non dovuti. Assurdo, è l’unica cosa che mi viene da dire.

Resta l’aspetto umano.

Un’azione di questo tipo nei confronti della Società che rappresento la ritengo, e lo dico con grande tristezza, una forma di disprezzo verso i colori; qualcosa che certamente non mi aspettavo da chi aveva dimostrato di valere l’apprezzamento mio e dei tifosi.

È anche una forma di disprezzo nei confronti della gravissima situazione di emergenza sanitaria, economica e sociale che, in modo particolare, ha colpito questa città, che paga anche un alto numero di vittime e di disagio che colpisce tutte le fasce di lavoratori in tutti gli ambiti.

Ed è soprattutto una forma di disprezzo nei confronti dei valori che la Torres porta avanti, che io porto avanti.

Da quando ho preso in mano la Società, con i miei collaboratori abbiamo basato il nostro impegno sulla credibilità restituita alla Torres dopo anni di difficoltà. Abbiamo ridato, tutti insieme, una dignità che si era persa e che oggi ci permette di presentarci nelle sedi istituzionali con referenze di buon lavoro, sotto l’aspetto economico e sportivo.

Ho fondato la mia presidenza sul rispetto delle regole e delle istituzioni che ci governano. L’ho improntata sui rapporti tra le persone e la cosa che mi ferisce di più è che tutto questo arrivi da coloro a cui credo di aver dato tutto in questa bellissima stagione e da cui ho ricevuto tanto, sul campo e fuori.

Non posso impedire che questo marciume sia strumentalizzato, non posso impedire che questa azione rimanga come una macchia indelebile su una stagione perfetta sotto tanti aspetti e che stavamo portando avanti con azioni sul sociale e di sostegno, in un momento in cui tutti ci chiedono di stare distanti ma uniti; non posso impedire che si pensi “ecco, ancora problemi, sempre alla Torres”. Succederà, ci saranno i soliti titoli, i soliti attacchi, e capisco che peserà, una volta che ci sarà la ripartenza.

Non voglio impedire, però, che tutto questo rimanga senza conseguenze. Non intendo soprassedere su queste azioni intraprese da tesserati che sembra vivano in un altro mondo, in cui è dovuto tutto, anche ciò che non lo è, e dove il rispetto è diventato aspetto secondario. Non lo è per me. Non lo sarà mai.

Credo fermamente, e l’ho ribadito più volte, che questa grave crisi debba segnare il passo su tanti aspetti delle nostre vite e nel mondo del calcio dovrà essere lo stesso. Per questo confidiamo in soluzioni immediate sul come e quando ripartire, ma questo non giustifica in alcun modo quanto accaduto. Lo rendo pubblico perché è quello che farò in altre sedi, non per tutelare me stesso, io sono solo di passaggio, ma per tutelare la Torres e i suoi tifosi.

L’unica cosa che mi dà un po’ di sollievo, in giornate vissute con grande amarezza nel cuore, è vedere come in questo momento di stop siamo stati impegnati con azioni legate al sociale, perché questa è anche la nostra missione; continueremo a farlo, così come continueremo a sottolineare l’importanza della nostra storia nel panorama calcistico sardo e nazionale.

Saremo presenti e saremo pronti quando questa emergenza finirà e potremo riprendere a parlare di calcio. Lo faremo, come è stato in questi miei anni di presidenza, rimboccandoci le maniche e lavorando sodo, con l’intento di portare la Torres sempre più in alto e con la dignità che merita.

Questo vi dovevo e, credetemi, ve l’avrei risparmiato volentieri, in considerazione del fatto che chi ci segue da sempre è ormai svilito ed esausto di situazioni che in passato, troppe volte, hanno macchiato il nome della Torres. E’, tuttavia, una forma di trasparenza che mi sono imposto dall’inizio del mio percorso e non intendo venire meno a questo impegno”.

Il presidente

Salvatore Sechi

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