Paratici si racconta tra musica, calcio e nuoto: “Quando andai a seguire Vidal, arrestarono tutti”

Il responsabile dell'area tecnica alla Juventus, Fabio Paratici, ha raccontato alcuni retroscena durante la trasmissione 'A casa con la Juve'

CalcioWeb

Durante la trasmissione ‘A casa con la Juve’ del canale tematico bianconero, è intervenuto il direttore dell’area tecnica della Vecchia Signora, Fabio Paratici. Si è parlato dell’emergenza Coronavirus ma non solo: “Vengo da una provincia molto colpita come Piacenza, dobbiamo riuscire a seguire tutte le indicazioni date dai mezzi d’informazione, anche se non basta. Va fatto con molta attenzione”. Poi alcune curiosità su Paratici fuori dal campo: “Sono un appassionato di musica, con una collega nella Juve cerchiamo talenti e link di nuovi cantanti”. Paratici ha risposto poi ad una serie di domande sui Festival di Sanremo. In collegamento anche Gregorio Paltrinieri, nuotatore italiano che ha nominato Pogba in merito ai francesi che hanno fatto la storia del club bianconero e tra i commenti impazza l’hashtag #Pogback. Tanti i cantanti tifosi della Juve: Ramazzotti e poi Gabbani, che si rese protagonista di una grande esultanza con me e Buffon”. Non si poteva non parlare di nuoto, visto l’altro ospite: “Riesco a farlo per massimo 20 minuti a settimana, mi annoio. Mi piacerebbe farlo di più, ma non ci riesco. Ammiro i grandi campioni come Paltrinieri che riescono a farlo. Io sono un grande appassionato di calcio e di tutti gli sport. Seguivo Gregorio anche quando si avvicinava all’Olimpiade, che è l’evento clou per chi non gioca ogni domenica come noi nel calcio. L’ho seguito con grande attenzione, come seguo la Quadarella, la Brignone, la Goggia, sono i grandi campioni che sostituiranno icone come Buffon, la Pellegrini e Valentino Rossi, e ho letto anche il suo libro ‘Il peso dell’acqua’, che consiglio a tutti, perché fa capire come si fa a restare sempre al top, quando tutti si aspettano il massimo da te”. Paratici ha parlato anche della sua esperienza da calciatore: “Ero un jolly? Non mi faceva mai giocare nessuno, quindi in quelle poche partite che potevo giocare cercavo di adattarmi. Chi mi assomiglia? Penso Pessotto“.

Non sono mancati gli aneddoti curiosi legati all’esperienza da osservatore e direttore sportivo: “Ho avuto la fortuna di viaggiare tanto, ho fatto sei anni alla Sampdoria in cui facevo il capo degli osservatori e quindi ero sempre via. Un anno seguimmo un Sudamericano Sub 17 in Ecuador, a Quito. Per seguire un calciatore e incontrare la sua famiglia chiesi alla famiglia dove poterci incontrare. L’appuntamento fu alla stazione dei bus di Quito. Andai in giacca, cravatta e in valigetta. Quando arrivai, il tassista mi disse: ‘Sei sicuro di scendere?’ Attraversai la stazione di Quito a testa bassa, sperando nessuno mi toccasse. Capii di aver rischiato, arrivai a questo bar con la paura e facemmo l’appuntamento”.

Un altro episodio ad esempio risale ai Mondiali Under 17 che si giocavano in Canada, quando Paratici era già sulle tracce di Arturo Vidal: “La semifinale fu Argentina-Cile e già allora seguivamo Vidal. La partita finì otto contro otto e nel sottopassaggio arrestarono tutti i calciatori“.

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