Coronavirus, Rooney attacca: “Calciatori come cavie. Se infettassi un familiare, chiuderei con questo mondo”

L'ex attaccante del Manchester United, oggi al Derby County, Wayne Rooney ha parlato del Coronavirus in Inghilterra attraverso le pagine del "Times"

CalcioWeb

Wayne Rooney, ex centravanti del Manchester United e della nazionale inglese, oggi al Derby County, ha attaccato pesantemente la Federazione per i tardivi provvedimenti per contrastare il Coronavirus. Rooney ha scritto sulle pagine del “Times,  nella sua rubrica, criticando non solo la Fa ma anche il governo britannico: “Per i giocatori, per lo staff e per le loro famiglie è stata una settimana preoccupante. Si è avvertita la mancanza di leadership da parte del governo, della FA e della Premier League. Mentre il resto dello sport e il calcio di altri paesi stavano chiudendo, a noi è stato detto di continuare l’attività. Molti di noi immagino che si siano chiesti quanto siano state condizionate dal denaro queste decisioni. Perché abbiamo aspettato venerdì per fermare il calcio? Perché ci è voluta la positività di Mikel Arteta, allenatore dell’Arsenal, per bloccare tutto? Dopo la riunione di emergenza di venerdì, finalmente è stata presa la decisione giusta, ma fino a quel momento pareva quasi che i calciatori, in Inghilterra, dovessero essere trattati come cavie. Se qualcuno della mia famiglia venisse infettato da me perché ho dovuto giocare quando non era sicuro farlo e dovessero ammalarsi gravemente, potrei pensare seriamente ad abbandonare questo mondo. Non perdonerei mai le autorità. Se ci sarà chiesto di giocare fino a settembre per chiudere la stagione, lo faremo. Questo è il nostro lavoro. Per ricominciare dovranno esserci condizioni di sicurezza, per noi e per gli spettatori negli stadi”.

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