Non è la Juventus l’unica squadra ad aver avuto in panchina Conte e Sarri. L’altra è… l’Arezzo. I due si succedono sulla panchina nel 2006-2007. Risultato? Un mezzo disastro. A parlarne al ‘Giornale’ è il protagonista di questo ‘via-vai’, il presidente Piero Mancini, che ha svelato i lati più ‘intimi’ del loro carattere e i motivi per cui lì non fecero bene.
“Presi Conte per il suo curriculum di calciatore. Mi costò centotrentamila euro. Era un maniaco del lavoro, era un vincente, difficile limitarlo,anzi impossibile. Perché lo licenziai? Perché lo spogliatoio entrò in ebollizione, in rivolta contro i suoi metodi di lavoro, l’ossessione continua, mai una parola di conforto. Del resto, Conte o lo ascolti e ubbidisci o è meglio scappar via. Non potendo cambiare la squadra decisi di cambiare l’allenatore. Conte non ti fa i complimenti nemmeno quando vinci, è tutto dovuto, anzi ripeteva che non si esce dal campo da vincenti ma si deve entrare in campo da vincenti. Esaspera qualunque dettaglio. Non riesce a mediare, non sa essere morbido o diplomatico. Esigente ai massimi. E questo, a volte, può costare”.
“Perché presi Sarri? Me lo consigliò Pieroni (Ermanno Pieroni, allora direttore sportivo dell’Arezzo). Non ricordo bene il suo ingaggio ma di sicuro non superiore a quello di Conte. Sarri non veniva dal grande calcio, era alle prime esperienze. Fece anche bene ma io continuavo ad avere in testa Conte. Aveva ottenuto buoni risultati, battemmo in Coppa Italia il Milan, che avrebbe vinto la Champions. Poi la squadra si disunì, lui andava avanti a testa bassa, sempre sospettoso di tutto, di tutti. Scaramantico? Mai visto, in vita mia, uno più superstizioso di lui. Spargeva il sale nello spogliatoio e in campo, indossava la maglietta nera sui pantaloni o pantaloncini neri. E anche le mutande dovevano avere quel colore. E fumava, fumava, non so quanto. Mai visto con la cravatta, per lui è una sofferenza”.
“Non avrei mai immaginato che, con quei due, con quelle due teste di calcio, saremmo finiti in serie C, retrocessi per un punto dopo la penalizzazione di -6. Ma questo è il football, incredibile ma vero. Di certo avrei anche potuto immaginare una carriera importante per Conte, mentre credo che Sarri abbia avuto buoni amici che gli abbiano permesso di arrivare a questi livelli. La mia massima è: siamo tutti intelligenti, chi più, chi meno ma se non hai gli amici giusti non arrivi dove vuoi arrivare”.