“Il regolamento del fair play finanziario è in continua evoluzione e, un po’ come il paniere dell’Istat, si adegua alle consuetudini del momento. Dopo le sponsorizzazioni gonfiate, che hanno portato alla stangata del Manchester City, ora l’Uefa ha messo nel mirino le plusvalenze, specie quelle fittizie o, per usare un eufemismo, non proprio in linea con i valori di mercato”.
Si apre così la lunga analisi di Gazzetta dello Sport in merito al prossimo obiettivo dell’Uefa: dopo il fair play finanziario, dunque, ora è la volta delle plusvalenze fittizie. E le italiane? Lo spiega, nel suo articolo, il giornalista Marco Iaria.
“Anche e soprattutto in Italia – si legge – si sta assistendo a un ricorso eccessivo alle plusvalenze: una specie di déjà vu dopo la bolla a cavallo tra gli anni Novanta e Duemila. Un’inchiesta della Gazzetta ha rivelato come tra il 2013-14 e il 2017-18 i club di Serie A abbiano accumulato 2.673 milioni di plusvalenze da cessione calciatori, arrivate a pesare un quarto del fatturato lordo della A. Nello stesso arco di tempo solo la Premier League ha registrato lo stesso livello (2.686 milioni) ma con un giro d’affari quasi triplo della Serie A, mentre hanno fatto molto di meno la Bundesliga (2.161 milioni) e la Liga (1.815). Anche dopo l’abolizione delle comproprietà, estinte nel 2015, le squadre italiane hanno continuato a scambiarsi giocatori come figurine dai valori arbitrari. Basti pensare al procedimento contro Chievo e Cesena. Il nodo è quello degli scambi con iper-valutazioni senza un reale passaggio di denaro, peraltro favoriti dalla stanza di compensazione della Lega che da un lato fa da garante alle compravendite tra società di A ma dall’altro minimizza il passaggio di denaro. Tra i grandi club, in termini assoluti, i maggiori incassi degli ultimi anni sono stati realizzati da Roma e Juventus. Nel 2018-19 i giallorossi hanno registrato 130 milioni di plusvalenze, rinunciando ai vari Alisson, Manolas, Pellegrini, Strootman; i bianconeri 127 milioni, raggranellati senza sacrificare top player ma con pedine come Spinazzola, Caldara, Audero, Mandragora, Sturaro, Orsolini, Cerri. La corsa alla vendita negli ultimi giorni disponibili per la registrazione a bilancio (chiusura al 30 giugno) è diventata un must per molti, anche per rispettare la fatidica regola del “break even” del fair play Uefa. Ne sa qualcosa pure l’Inter, avvezza ormai a micro-cessioni di ragazzi del vivaio per raggiungere la fatidica somma: 40 milioni nel 2018-19 con Pinamonti, Vanheusden, Adorante, Sala, Zappa e altri. Le esigenze sono le più disparate: fare cassa per risolvere tensioni finanziarie, rientrare nei parametri regolamentari. In questo grande business dei trasferimenti è difficile districarsi e discernere tra plusvalenze reali e fittizie. Proverà a farlo l’Uefa.