Calcio e politica. Un legame che ha radici profonde e nel tempo sono stati tanti gli esempi illustri che hanno fatto scalpore. Il caso di Sinisa Mihajlovic, allenatore del Bologna, che in un’intervista al Resto del Carlino ha sottolineato come nella Regione sia “arrivata l’ora di votare per il cambiamento” e si è schierato con Matteo Salvini e la candidata del centrodestra, Lucia Borgonzoni, è solo l’ultimo in ordine di tempo.
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Chi, invece, ha dato il proprio endorsement al governatore uscente dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, sono due pilastri della pallavolo italiana: l’allenatore Julio Velasco, oggi direttore tecnico del settore giovanile della Federazione, e il capitano della nazionale azzurra, Ivan Zaytsev, con tanto di selfie e rilancio sui social.
Paolo Di Canio e Cristiano Lucarelli non hanno mai nascosto le loro simpatie politiche. L’ex capitano della Lazio, tra saluti romani sotto la curva, celebre quello del 2005 nel derby con la Roma, e tatuaggi come quello con la scritta Dux, si è detto più volte pentito di alcuni gesti fatti in gioventù. L’ex capitano del Livorno, invece, non nascose mai le sue simpatie di sinistra e, in particolare, per Che Guevara. Nel 1997 esultò per un gol con la Nazionale Under 21 esibendo una t-shirt che raffigurava il leader rivoluzionario sotto la maglia azzurra. Se la cavò dicendo che si trattava di una sorta di moto di vicinanza con la curva amaranto, da sempre molto schierata.
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Nel 2008 fece scalpore un’intervista rilasciata a Sportweek dall’allora portiere del Milan Christian Abbiati che dichiarò di “non aver vergogna a manifestare” la sua fede politica. “Del fascismo condivido ideali come la patria e i valori della religione cattolica”. Confessò, inoltre, di aver votato La Destra e la sua portavoce di allora Daniela Santanché.
Diego Armando Maradona, invece, ha sempre professato le sue simpatie per il leader cubano Fidel Castro. In un’intervista di quattro anni fa, rilasciata a una radio croata in occasione del match di Coppa Davis tra Croazia e Argentina, lo apostrofò come “leggenda” ricordando l’aiuto che ricevette dal leader cubano in alcuni momenti particolarmente difficili della sua vita. Tornando ancora indietro nel tempo, è impossibile dimenticare la figura di Paul Breitner, terzino della Germania Ovest che vinse l’europeo nel ’72 e il mondiale nel ’74. In un periodo complicato, con la Germania ancora divisa in due, confessò pubblicamente la sua venerazione per Mao Tse Tung girando con il suo famoso Libretto Rosso. Una posizione che venne ribaltata completamente quando, nel 1974, lasciò il Bayern Monaco per il Real Madrid, allora squadra vicinissima al generalissimo Franco, venendo subissato di critiche da chi lo aveva creduto “un uomo di sinistra”.
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Tra i casi più recenti, infine, ci sono le prese di posizione di molti calciatori turchi, come gli “italiani” Under e Demiral, e della nazionale intera, in favore delle politiche avanzate da Erdogan e dal governo di Ankara. Lo scorso novembre, durante un match di qualificazione agli Europei di giugno contro la Francia a Parigi, l’intera nazionale rese omaggio al presidente turco, facendo il saluto militare dopo il gol del definitivo 1-1. Nel 2018, infine, il calciatore brasiliano del Palmeiras, l’ex di Juve e Inter Felipe Melo, contribuì attivamente sul campo alla campagna elettorale del futuro presidente Bolsonaro, dedicandogli gol, esultanze e selfie. Bolsonaro, tifosissimo del “Verdao”, venne persino invitato alla festa del club paulista dopo la vittoria del titolo brasiliano arrivando persino ad alzare la coppa con il capitano Bruno Henrique.