“Il pallone arriva a Gilardino che la può tenere vicino alla bandierina…” continuate voi, tanto non c’è italiano sulla faccia della terra che non conosca il prosieguo di quella storica frase di Caressa. Il finale lo conosciamo, di quella gara e di quel Mondiale, ragion per cui sarà sicuramente uno dei giorni, calcisticamente parlando, più belli per ogni tifoso azzurro.
Ma, senza timore di smentita, siamo sicuri che sia il compleanno più bello soprattutto per un protagonista di quella gara: Alberto Gilardino. Entrato dalla panchina, colpì il palo sullo 0-0 ma si rese protagonista dell’assist a Del Piero per la rete che chiuse i conti e ci mandò a Berlino. Qualche ora dopo quell’azione passata alla storia, l’ex attaccante di Parma, Milan e Fiorentina compiva 24 anni. Un segno del destino, forse, per lui, nato nel 1982, anno dell’ultimo (solo per poco) successo Mondiale dell’Italia.
Nato nel 1982, dicevamo, a Biella. E tra Cossatese, Biellese e Piacenza cresce calcisticamente, prima di esordire nel professionismo con questi ultimi. Col Verona fa intravedere qualcosa, col Parma esplode: 96 presenze e 50 gol per lui in Emilia, una media pazzesca per uno degli attaccanti italiani più forti in quel momento. Vince l’Europeo Under 21 con l’Italia nel 2004 e l’anno dopo passa al Milan. “Chiuso” da Sheva e Inzaghi, Gilardino si fa tuttavia trovare sempre pronto quando chiamato in causa, contribuendo alla vittoria della Champions League dei rossoneri nel 2007. Segna ancora molto alla Fiorentina, prima di girovagare tra Serie A, B e Cina. L’anno scorso, l’addio definitivo sul rettangolo verde.