Milan, adesso viene il bello per Piatek: “voglio migliorarmi”, la ‘pazzia’ in caso di Champions

L'attaccante Piatek ha intenzione di confermarsi con la maglia del Milan, le indicazioni del polacco in un'intervista

CalcioWeb

La stagione della conferma. Si avvicina l’inizio del campionato anche per l’attaccante Piatek che ha l’obiettivo di continuare a trascinare il Milan, l’ex Genoa si è confermato devastante in fase realizzativa tanto da meritarsi la chiamata di un club come quello rossonero. Interessante intervista con la ‘Gazzetta dello Sport’, le indicazioni del polacco. “La scorsa stagione per me è stata una grande stagione. Questa sarà diversa perché c’è un nuovo allenatore e un nuovo sistema di gioco. Mi interessa restare concentrato su questo perché voglio farmi trovate pronto. L’obiettivo principale è giocare in Champions e il dispiacere più grande è non esserci già riuscito».

Di solito gli attaccanti non amano parlare di numeri, ma qui ce n’è uno che la riempie di orgoglio: da uno a dieci quanto è contento di poter indossare la numero 9?

Piatek su Champions
Piatek (Milan) Spada/LaPresse

«Undici… Sono felice, di averla sulle spalle. Il 9 è un numero importante per un attaccante, tutti i migliori ce l’hanno. Lewandowski, Suarez, Benzema, Kane. Sono felice perché la società ha creduto nelle mie qualità, mi avevano detto che me la sarei dovuta conquistare, mentre io dissi che avrei lottato con tutte le mie forze per averla e ce l’ho fatta».

Saprà anche che intorno alla numero 9 rossonera aleggia la maledizione di Inzaghi

«Non credo alla scaramanzia e a questa maledizione. Per me la 9 è la normalità, andrà tutto bene come con la 19. Sarò in grande forma, vedrete. La cosa non mi fa paura».

Si è dato un obiettivo in termini di gol?

«Non voglio dire un numero specifico perché se poi non ci arrivassi tutti parlerebbero solo di quello. Semplicemente, vorrei segnare ogni partita. So che non ce la farò, ma la missione è quella. L’obiettivo è segnare più della scorsa stagione, bisogna sempre migliorarsi».

Si dice che la seconda stagione sia sempre più difficile della prima.

«Per me non è mai stato così. Sono sempre riuscito a migliorarmi. Nelle ultime tre stagioni in campionato ho fatto 11, 21 e 22 gol. Nella prossima voglio migliorare ancora».

Quanto è sorpreso di se stesso?

«Un po’ sono stupito della scorsa stagione. La prima in Italia poteva anche solo essere di ambientamento e invece ho segnato parecchio. Però sono uno che crede molto nei propri mezzi».

Dove vorrebbe migliorare maggiormente?

«Magari le punizioni. E anche il tiro: è buono ma vorrei perfezionarlo. Se devo scegliere una cosa sola, dico segnare di più col sinistro, magari migliorando il tiro dai 20-25 metri».

Ha un nuovo allenatore, che chiamano maestro. Come si trova con Giampaolo?

«È un maestro di calcio, lo confermo. A livello tattico ogni dettaglio per lui è fondamentale e passa molto tempo a spiegare in allenamento. Per me è una buona cosa, ha ottime idee sul piano del gioco. Il 4-3-1-2 mi piace perché dà molte soluzioni offensive. In Italia ho già avuto quattro allenatori, lui è il quinto, e ognuno aveva i propri punti di forza, ma lui tatticamente è senz’altro il migliore. Ha molte idee, e tutte chiare».

Quanto è dispiaciuto per Gattuso?

«Lui è una leggenda e ha anche un carattere un po’ matto (ride, ndr), da allenatore come ce l’aveva da giocatore. Ama da morire il Milan. si è assunto molte responsabilità ed è arrivato alla fine stanco e svuotato».

Nella seconda parte della scorsa stagione lei è stato un po’ isolato. Ed è successo anche l’altro giorno col Bayern.

«Gli ultimi due mesi della scorsa annata sono stati difficili, per me e per la squadra. Non giocavamo bene. Eravamo troppo stanchi. Credo che la sconfitta nel derby ci abbia cambiato un po’ la mentalità. All’inizio segnavo sempre, dopo è stato molto difficile».

Meglio da punta unica o con un compagno?

«Per me vanno bene entrambe le soluzioni, ma forse preferisco avere un compagno accanto. Un altro attaccante aiuta a creare spazi, da solo contro due difensori è più difficile».

Sfreghi la lampada magica: con quale attaccante sognerebbe far coppia?

«Con Cristiano Ronaldo e con Shevchenko. Quando sono arrivato in Italia, chi l’avrebbe detto che avrei segnato più di CR7… Ma io voglio migliorare e diventare capocannoniere. Farò di tutto per riuscirci».

Cos’altro vede nel suo futuro? Magari in rossonero.

«Sono una persona che non pensa molto al futuro. Ora sono qui negli Usa, concentrato sul presente. Però, come ho detto, il mio obiettivo è giocare in Champions e magari vincere un trofeo, così come in nazionale è andare all’Europeo».

Intanto sarà un anno senza coppe europee.

«Non è una bella cosa ma resto concentrato sui prossimi obiettivi. Per la Champions possiamo farcela, abbiamo un’ottima squadra e un nuovo modulo».

Ci sarà il trequartista. Che potrebbe essere Paquetà: lei ha già detto di trovarsi bene con lui.

«Sì, ci intendiamo bene in campo. Sa come mi piace ricevere il pallone, quando darlo sui piedi e quando in profondità. Ci capiamo, è importante».

C’è anche Suso.

«Per lui credo sia un pochino più difficile. Jesus è un’ala, per giocare dietro le punte occorrerà fare lavoro specifico. Le qualità per riuscirci ovviamente le ha tutte».

In attacco lei è l’unico punto fermo, tra compagni in uscita e potenziali arrivi.

«Sono in una buona situazione, ma devo lottare per migliorarmi sempre. La cosa importante è aiutare la squadra. Però devo ammettere che sono molto felice perché sento la fiducia della società, che intendo ripagare con i gol».

Hernandez ha detto di voler fare la storia in rossonero.

«Per me è un piacere giocare qui, c’erano molti giocatori leggendari e io andando in campo voglio avvicinarmi al loro livello perché il Milan è una società che ha tutto per vincere la Champions. Ma il primo passo è arrivarci, dopo di che tutto è possibile. Intanto dobbiamo iniziare il campionato molto forte».

Che cosa le piace e cosa non le piace del calcio italiano?

«Mi piace praticamente tutto, lo amo. Però non mi piace il fatto che la gente ne parla troppo, parlano tutti di calcio anche quando non lo conoscono. Si cerca il sensazionalismo e la cosa non mi piace».

Tenteremo un veloce blitz nella sua vita privata: quanto è stato importante, e senz’altro ancora, suo padre per lei?

«Ci parlo ogni 2-3 giorni, sempre dopo le partite. Mi ha insegnato a lavorare duro. La sua esistenza è sempre stata così. È il primo allenatore della mia vita, molti pregi del mio carattere arrivano dalla sua figura».

Quelli più evidenti?

«Lavoro tanto e sono affamato di gol. Nella vita privata non saprei dire, bisognerebbe chiedere a mia moglie Paulina».

Già, ma lei è restio a illustrare il privato… Ci dica almeno se vi piace vivere Milano.

«Ci stiamo benissimo, è una bella città. Abitiamo in centro ma ci piace condurre una vita tranquilla. C’è tutto, e la stessa cosa vale per il club. È come una famiglia, tutto è perfetto».

Conferma che sia lei, sia suo padre, siete tifosi rossoneri?

«Confermo. Questo insegna che nella vita tutto è possibile: da bimbo ero un tifoso e ora gioco con questa maglia. Pensi che mio papà vide dal vivo uno Zaglebie Lubin-Milan di Coppa Uefa nel ‘95 dove in campo c’era Maldini. E ora lui è il mio capo, che cosa fantastica».

A proposito di Europa: ma se andate in Champions, quale pazzia potrebbe fare?

«Mi tingo i capelli di bianco. Ma credo che non durerei più di un giorno…».

Ii Pistolero fa scorta di munizioni. Ha mai pensato di cambiare modo di esultare?

«No, non lo cambierò mai. Per me è un gioco e un talismano».

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